Pixar: scopriamo le 22 regole di storytelling dello studio

Scopriamo nel dettaglio le 22 regole che gli autori Pixar si impegnano a rispettare durante la fase di ideazione di un film

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Ben nota è la rilevanza che la fondazione della Pixar ha avuto sulla storia del cinema, non solo segnando il mondo dell’animazione ma, allo stesso tempo, costituendo anche un tassello fondamentale all’interno dell’intera industria filmica. L’uscita di Toy Story, primo lungometraggio d’animazione realizzato attraverso l’utilizzo dei moderni software di Computer Grafica, ha rappresentato, a partire da quel mercoledì 22 novembre 1995, un evento epocale per il medium, paragonabile, forse, per portata storica e produttiva, solo a quello di Biancaneve e i sette nani.

Ciò detto, per quanto la rivoluzione introdotta dallo Studio di Emeryville si rispecchi principalmente in una significativa evoluzione tecnica, tale da determinare col tempo uno standard per quasi l’intera produzione animata occidentale, i suoi film non avrebbero avuto il medesimo impatto se l’innovazione tecnologica non fosse stata affiancata da una pari cura nella scrittura delle storie portate su schermo, in grado di rimanere vive nella mente degli spettatori.

Ciò che va riconosciuto a John Lasseter, Pete Docter, Andrew Stanton, Brad Bird, Lee Unkrich e, più in generale, a tutti i creativi Pixar, è la capacità di lavorare su un immaginario familiare, talvolta già conosciuto, per adattarlo ai gusti e alle sensibilità contemporanee. Questo appare evidente, in particolare, in tutta la produzione che ha caratterizzato il primo decennio del nuovo millennio, due lustri che hanno costituito, probabilmente, il periodo più artisticamente florido della Casa di produzione.
Da dove deriva, tuttavia, tale capacità nel riuscire a dare origine a storie in grado di penetrare nell’animo degli spettatori, diventando, di fatto, senza tempo? Tale segreto venne rivelato nel 2011 quando la story artist Emma Coats cominciò ad elencare, tramite post sull’ormai fu Twitter, 22 regole di Storytelling che gli autori Pixar s’impegnano a rispettare durante la fase d’ideazione e successiva stesura di un film.

Ammira un personaggio per i suoi tentativi più che per i suoi successi

Che sia il pesce pagliaccio Marlin in Alla ricerca di Nemo o l’anziano Carl Fredricksen in Up, ciò che permette allo spettatore d’identificarsi con i personaggi Pixar e di sentirli vicini è la loro fallibilità, aspetto in grado di renderli ai nostri occhi più “umani”.

Devi tenere a mente ciò che è interessante per te come spettatore, non ciò che è divertente fare come scrittore. I due aspetti possono essere molto diversi.

Nel momento in cui viene elaborato un racconto, l’autore deve saper estraniarsi dalla figura che ricopre per valutare se ciò che sta scrivendo possa potenzialmente piacergli nel caso gli dovesse venir proposto come spettatore qualsiasi.

Cercare un tema è importante, ma non capirai di cosa tratta effettivamente la storia fino a quando non sarai giunto alla fine. Ora riscrivi.

È fondamentale non fossilizzarsi troppo su un tema specifico. L’autore stesso non avrà modo di comprendere fino in fondo quanto realizzato se non prima di essere arrivato alla fine. Una volta ottenuta la consapevolezza su cosa sta scrivendo dovrà ricominciare da capo, forte di un quadro d’insieme più ampio.

C'era una volta ___. Ogni giorno, ___. Un giorno ___. Per questo motivo, ___. Per questo motivo, ___. Fino a quando finalmente ___.

Ogni volta che un autore Pixar si appresta a cominciare a scrivere è necessario che abbia ben chiaro questa precisa struttura narrativa che costituisce la spina dorsale di ogni film dello Studio. La presenza ripetuta del passaggio “Per questo motivo” è ciò che permette alla storia di risultare più avvincente, potendo così catturare l’attenzione del pubblico.

Semplifica. Metti a fuoco. Combina i personaggi. Salta le deviazioni. Ti sembrerà di perdere cose preziose, ma questo ti renderà libero.

Ciò che caratterizza i migliori film Pixar è la grande semplicità di base che permette di focalizzarsi meglio sui personaggi e sull’intreccio. È importante, quindi, saper lavorare di sottrazione, riuscendo a comprendere quali elementi possono risultare superflui, dispersivi o pedanti nell’economia del racconto, appesantendolo inutilmente.

In cosa è bravo e a suo agio il tuo personaggio? Ponilo nella condizione opposta. Sfidalo. Come reagirebbe?

Nel corso della sua storia, la Pixar ha sempre messo i personaggi dei suoi film in una condizione di svantaggio, distanziandoli dalla propria zona di confort. Basti pensare a Woody e Buzz in Toy Story o a Saetta McQueen di Cars. Così facendo è possibile impostare le basi per un loro percorso di crescita ed evoluzione.

Pensa al finale prima di trovare la parte centrale. Sul serio. I finali sono difficili, lavora d’anticipo.

È necessario avere in mente fin da subito dove si vuole arrivare con la propria storia. Per questa ragione risulta necessario ragionare prima di tutto sul finale per poi, in un secondo momento, concentrarsi sul resto.

Finisci la tua storia, prosegui anche se non è perfetta. In un mondo ideale le avresti entrambe, ma vai comunque avanti. Farai meglio la prossima volta.

Anche se ciò che è stato scritto non viene ritenuto all’altezza delle proprie aspettative è importante in ogni caso portarlo a termine. Ogni lavoro costituisce un’occasione per l’autore di apprendere dai propri errori e di maturare come scrittore.

Quando sei bloccato, fai un elenco di ciò che NON POTREBBE accadere dopo. Molte volte ciò che ti serve per sbloccarti ti si paleserà.

In questo punto viene evidenziato quanto possa risultare utile cercare di cambiare la propria prospettiva nei momenti di blocco. Concentrarsi su ciò che non potrebbe accadere rispetto a quello che invece dovrebbe accadere può aiutare l’autore a uscire dalla sindrome della pagina bianca.

Smonta le storie che ami. Ciò che ti piace di loro è parte di te; devi riconoscerlo prima di poterlo utilizzare

Ogni storia che amiamo fa parte di noi e col tempo abbiamo modo di assimilarla. Proprio per tal ragione lo scrittore deve essere in grado di dissezionarla, studiandone nel dettaglio i meccanismi che la compongono, per comprendere le ragioni che lo portano ad apprezzarla. Solo allora avrò modo di riutilizzarla a sua volta.

Riportare su carta le tue idee ti permette di iniziare a risolverle. Se un'idea perfetta la tieni solo in testa, non la condividerai mai con nessuno.

Molti dei film Pixar diventati col tempo dei classici come A Bug’s Life, Monster & co, Alla ricerca di Nemo e Wall-e nacquero come idee nell’estate del 1994, quando John Lasseter, Andrew Stanton, Pete Docter e Joe Ranft, si ritrovarono al tavolo di un ristorante per discutere di potenziali soggetti. Se queste pellicole fossero rimaste nulla più che spunti nella testa dei propri creatori e non fossero state subito scritte, probabilmente non avrebbero mai visto la luce.

Scarta la prima cosa che ti viene in mente. E la 2°, la 3°, la 4°, la 5°: togli di mezzo l'ovvio. Sorprendi te stesso.

In continuità con quanto indicato nella regola 3, fondamentale è non fermarsi alla prima idea, bensì proseguire nel processo creativo scremando ogni elemento che possa risultare inadeguato per il film. Onde evitare, inoltre, di cadere in semplicismi e banalità, è importante non rimanere vincolati ai propri schemi mentali cercando di vedere il tutto con un’ottica in grado di sorprendere sé stessi.

Fornisci i tuoi personaggi di opinioni. Passivo/malleabile potrebbero risultare aspetti comodi in fase di scrittura, in realtà sono veleno per il pubblico.

Buona parte del successo dei film Pixar è da individuare nella scrittura il più possibile tridimensionale dei propri personaggi. Che sia il cowboy giocattolo Woody, la coppia di mostri Mike e Sulley o il topo Remì, raramente i protagonisti delle pellicole dello Studio risultano piatti o non caratterizzati.

Perché devi raccontare QUESTA storia? Qual è la convinzione che arde dentro di te e di cui si nutre la tua storia? Questo è il nocciolo della questione.

Andare fin dal principio all’essenza di ciò che si intende scrivere, cercando di comprendere l’esigenza che spinge l’autore a voler raccontare proprio quella storia.

Se tu fossi il tuo personaggio, in questa situazione, come ti sentiresti? La sincerità conferisce credibilità a situazioni incredibili.

Cosa hanno provato i giocattoli di Andy quando si sono trovati all’interno della fornace nel finale di Toy Story 3? Questo punto indica l’importanza per uno scrittore di identificarsi nei propri personaggi, cercando di mettersi nei loro panni per capire quali sentimenti o sensazioni stiano vivendo in un determinato momento e come potrebbero eventuale uscire da situazioni di difficoltà.

Qual è la posta in gioco? Dateci motivo di tifare per i personaggi. Cosa succederebbe se non dovessero avere successo? Considera le probabilità in loro sfavore.

Nel momento in cui si pone l’eroe davanti a una sfida o a una prova da superare è necessario aver ben chiaro quali potrebbero essere le conseguenze nel caso l’impresa non dovesse andare a buon fine. Per esempio, cosa succederebbe se le formiche in A Bug’s Life non riuscissero a prepararsi per tempo prima del ritorno di Hopper e delle cavallette?

Nessun lavoro è mai sprecato. Se non funziona, lascia stare e vai avanti: tornerà utile in seguito.

Come s’è visto in altri punti precedenti (regole 3, 5 e 12), le parti ritenute non necessarie o addirittura dannose vengono conseguentemente scartate. In ogni caso, esiste l’eventualità che queste possano venire recuperate in un secondo momento, una volta rielaborate ed adattate all’occorrenza.

Devi conoscere te stesso: la differenza tra fare del tuo meglio e agitarti inutilmente. La storia è un test, non un perfettismo.

È inutile andare nel panico se la storia che si sta scrivendo non è esattamente come la si vorrebbe. La fase di scrittura stessa è un modo per mettere alla prova tanto l’autore quanto quello che sta realizzando. Anche ciò che non convince potrebbe invece eventualmente funzionare.

Le coincidenze che mettono i personaggi nei guai sono fantastiche; le coincidenze per tirarli fuori sono un inganno.

Evitare i deus ex macchina, le soluzioni facili per permettere ai personaggi di uscire da una situazione di pericolo o di difficoltà. Si esige un’adeguata costruzione narrativa che permetta di giustificare l’espediente che porta i protagonisti a salvarsi.

Esercizio: prendi gli elementi costitutivi di un film che non ti piace. Come li riorganizzi in quello che ti piace?

Così come nella regola 10 viene indicata l’importanza di saper scomporre ciò che si ama per poterlo poi riutilizzare quando si comincia a scrivere, lo stesso discorso lo si può applicare anche a ciò che invece non piace. Comprendendo gli elementi non condivisibili di un film si può cercare di riorganizzarli per valutare se c’è modo di correggerli.

Devi identificarti con la tua situazione/personaggio, non puoi semplicemente scrivere "mitico". Cosa ti farebbe agire in quel modo?

Si ribadisce nuovamente la necessità di sapersi identificare tanto nel personaggio quanto nella situazione che si sta descrivendo. È opportuno valutare se l’intreccio o ciò che il protagonista sta provando siano coerenti con il tipo di storia elaborata e se l’autore in prima persona si comporterebbe così nel caso si trovasse nella medesima situazione.

Qual è l'essenza della tua storia? È possibile riassumerla? Se lo sai, puoi partire da lì.

L’autore deve avere ben chiaro e a fuoco quale sia il succo di ciò che sta scrivendo. Una volta individuato, ne può cogliere gli elementi essenziali per poi cominciare a costruire tutto il resto.

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