Pixar - Dietro le quinte: cosa abbiamo scoperto guardando i primi due episodi

È già su Disney+ la serie di cortometraggi documentari Pixar - Dietro le quinte, ecco cosa abbiamo imparato sull'animazione dai primi episodi

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Cosa abbiamo scoperto guardando i primi due episodi di Pixar - Dietro le quinte.

Dal 13 novembre è disponibile su Disney+ la nuova serie di documentari, nella forma di cortometraggi, dedicati alla Pixar e ai creativi che la rendono viva. Non è certo la prima volta che Disney+ offre dei dietro le quinte rispetto ai lavori degli studios. La piattaforma streaming in questi mesi ha dato prova di essere un luogo adatto a tutti i cultori di quella parte della storia del cinema e, soprattutto, per gli aspiranti creativi. Questi contenuti sono infatti chiaramente ideati con lo scopo di ispirare e comunicare la filosofia aziendale.

Fedele allo spirito Disney\Pixar, la serie ha un tono brillante e, sebbene nei ristretti 10 minuti di durata, anche emozionante. Parità, collaborazione, creatività, sono valori “corporate” che ancora una volta riemergono prepotentemente.

Oltre questa patina propagandistica, che piacerà a molti e irriterà qualcuno, Pixar - Dietro le quinte riesce a raccontare molto. Ecco cosa abbiamo scoperto guardando i primi due episodi.

La Pixar non è solo una casa di produzione, è una filosofia di vita.

Incontriamo nel primo episodio Deanna Marsigliese, Character Art Director, e la seguiamo nella sua ricerca di ispirazione. “Credevo di dovere essere un’artista creativa per tutto il tempo. Quello che ho imparato è che è ok prendersi una pausa per raccogliere le ispirazioni!”. 

Il tema della puntata è, chiaramente, la crisi creativa e la fatica a trovare costantemente gli stimoli giusti. Una domanda che abbiamo potuto rivolgere direttamente, qualche mese fa, all’animatore Bobby Podesta.

Personalmente continuo a scrivere e disegnare nel mio tempo libero, anche se passo gran parte della giornata con i miei colleghi lavorando sul film. Sono mattiniero, per cui mi alzo spesso molto presto la mattina per scrivere, disegnare e lavorare sui miei progetti personali. Per me questo momento è una sorta di “allenamento funzionale” per l’arte. Anche se quello a cui lavoro può non essere strettamente legato alla computer animation, uso gli stessi “muscoli artistici” che mi servono per la storia, il disegno, la composizione dell’immagine… I miei progetti personali ispirano il mio lavoro alla Pixar, e il mio lavoro mi stimola a migliorarmi nei miei progetti personali. È un equilibrio che funziona bene per me. 

Ci aveva risposto l’animatore.

La tecnica di Deanna Marsigliese è invece diversa. Certe volte le forme non riescono ad arrivare, i personaggi non escono dalla carta. Allora stacca tutto e si mette a camminare per le strade note o meno note. Osserva, prende appunti. Cerca ispirazione da tutto quello che le accade intorno. 

Bisogna sapere osservare quindi, per essere creativi. Cambiare prospettiva e rinnovare le proprie tecniche. Ogni film è come imparare tutto da capo, dice ad un certo punto Marsigliese, parlando del lavoro fatto sul personaggio “lineare” di Soul

Per trovare ispirazione per Luca, il nuovo film diretto da Enrico Casarosa, l’animatrice è venuta in Italia, a camminare per i vicoli della Liguria e a ritrovare le sue origini. Ancora una volta il processo creativo prima di essere uno sforzo intellettuale è domato attraverso le tecniche esplorative. La soluzione è nel mondo intorno a noi.

Un barbiere può cambiare tutto. 

Kemp Powers è il co-sceneggiatore di Soul (che sarà su Disney+ a partire dal 25 dicembre). Ed è anche il protagonista del secondo episodio. Scrivere è un lavoro che va fatto anche quando non se ne ha voglia, dice all’inizio. Ci sono scadenze, battute da consegnare, passaggi di sceneggiatura da sistemare. Il lavoro sui personaggi non si ferma mai, neanche durante la produzione. Se scrivere è normalmente una forma d’arte solitaria, per creare un film diventa comunitaria. 

Nella filosofia Pixar la struttura della storia non è un percorso lineare che viene definito da dove inizia a dove finisce. Ma è più simile al gesto di disegnare. Ogni scena è una pennellata e uno strato di colore in più può dare sfumature che cambiano tutto.

È il caso della scena del barbiere di Soul. Un momento inizialmente non previsto dalla sceneggiatura per cui Powers si è fortemente battuto. Mostrare il protagonista nella bottega del barbiere prima di un evento importante ha aiutato a tratteggiare i suoi caratteri più umani e realistici. Un piccolo inserto nella grande impalcatura del film che, secondo lo sceneggiatore, ne ha cambiato il tono, aiutando la comunità afro americana a rivedersi nelle usanze del protagonista. 

Che cosa ne pensare di Pixar - Dietro le quinte? Potete dircelo nei commenti

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