Piccoli brividi, R. L. Stine racconta la paura al Lucca Comics & Games: "Ecco cosa mi spaventa"

In occasione del Lucca Comics & Games di quest'anno abbiamo partecipato a un incontro con lo scrittore di Piccoli brividi R. L. Stine che ha parlato anche dei suoi prossimi progetti

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Chiunque sia cresciuto negli anni Novanta e abbia amato la letteratura per ragazzi avrà sentito parlare almeno una volta dei Piccoli brividi (Goosebumps, in originale). Stiamo parlando di una serie di racconti antologici dalle tinte horror in grado di vendere più di 400 milioni di copie in tutto il mondo, permettendo così a Robert Lawrence Stine di raggiungere l’Olimpo degli scrittori più importanti degli ultimi anni. Questo straordinario successo ha permesso ai Piccoli brividi di superare il confine della carta stampata per raggiungere il mondo del cinema e delle serie TV. Nel 1995 viene infatti realizzato uno show televisivo da 74 episodi che ricalca le trame dei vari romanzi, permettendo così un'ulteriore diffusione dei libri. Nel 2015 Rob Letterman (Pokémon: Detective Pikachu) dirige un film nel quale troviamo proprio R. L. Stine, interpretato nientemeno che da Jack Black. Per non parlare del recente serial televisivo, che ha ricevuto il rinnovo per una seconda stagione in uscita nel 2025.

Insomma: sono passati trentadue anni, ma i Piccoli brividi sono ancora un simbolo della letteratura per ragazzi. Un simbolo in grado di avvicinare i più giovani al mondo dell’orrore, del fantastico e del mistero.

In occasione del Lucca Comics & Games di quest’anno, R. L. Stine è stato invitato come ospite della manifestazione. Noi di BadTaste abbiamo avuto l’occasione di partecipare a un interessantissimo panel con lo scrittore horror più letto al mondo dopo Stephen King. Eccoci qui, quindi, per raccontarvi la nostra esperienza e per farvi scoprire qualche retroscena della vita e del lavoro di questo pezzo di storia della letteratura. Quali sono le principali paure di R. L. Stine? Qual è stato lo scrittore che più di tutti ha influenzato il suo stile? Scopritelo insieme a noi in questo articolo dedicato ai "Piccoli brividi", ma in grado di suscitare "grandi emozioni".

Una questione di punti di vista

Uno dei primi argomenti discussi durante la conferenza è stato il metodo di scrittura di R. L. Stine. Un metodo elaborato con un preciso obiettivo: immergere il lettore all’interno del racconto. Per fare questo, Stine ha ben pensato di utilizzare come protagonisti esclusivamente dei ragazzini normali, senza particolari poteri o abilità. Nei vari Piccoli brividi questi ragazzini finiscono spesso per confrontarsi con i propri genitori, risultando nettamente più svegli di loro. Una scelta che ha permesso ai bambini di tutto il mondo di sentirsi parte integrante delle storie. Di immedesimarsi in protagonisti con i loro stessi problemi, le stesse insicurezze e, ovviamente, le stesse paure. L’aggiunta della scrittura in prima persona, inoltre, è “semplicemente” l’ennesima buona idea in grado di immergere ancora di più il lettore all’interno del romanzo.

Ma cosa spaventa R. L. Stine? È possibile spaventare nello stesso modo il pubblico degli anni Novanta e quel del giorno d’oggi?

Lo scrittore americano ha raccontato la più grande paura mai provata, ovvero quando suo figlio Matthew scomparve per poche decine di secondi durante una loro visita a New York. Pochi secondi che per Stine sono sembrate delle ore intere. Secondo il creatore di Piccoli brividi, infatti, l’orrore viene dal quotidiano e non cambia con il passare degli anni. Basti pensare alla paura del buio o di quegli eventi in grado di lasciare una traccia nella mente delle persone. R. L. Stine ha infatti racontato come il libro “La maschera maledetta” sia nato proprio quando suo figlio (il Matthew citato poco fa) provò a indossare una maschera di Frankenstein, finendo per rimanerci incastrato dentro. Quel momento, filtrato dagli occhi dello scrittore, ha dato vita a uno degli episodi di Piccoli brividi più famosi di sempre.

La fantascienza prima dell'orrore

Nonostante lo storico delle sue produzioni, R. L. Stine fatica ancora a definirsi uno scrittore dell’orrore. Questo perché i suoi punti di riferimento, paradossalmente, non sono mai stati autori del calibro di Lovecraft o Poe, bensì l’innovatore del genere fantascientifico Ray Bradbury. Stine ha raccontato come da piccolo leggesse esclusivamente fumetti. Certo, talvolta tra questi c’erano fumetti horror, ma preferiva spaziare attraverso i vari generi. Un giorno sua madre lo prese per mano e lo portò in biblioteca, facendogli così scoprire lo scrittore di Fahrenheit 451 e di Cronache marziane. Fu amore a prima lettura. Un amore tale che portò Stine, diversi anni dopo, a incontrare Bradbury allo stand del suo editore e a confessargli la passione per i suoi lavori e quanto essi fossero stati d’ispirazione per lui. Di tutta risposta, Bradbury lo ringraziò e gli disse che anche lui, con il suo lavoro, stava ispirando un sacco di gente. Un momento magico, che R. L. Stine ha raccontato al pubblico in sala con grande trasporto.

Adattamenti e trasposizioni

Alcuni dei Piccoli brividi più famosi hanno la caratteristica di sfruttare alcuni stilemi, personaggi e creature dal mondo dell’orrore per dare vita a qualcosa di nuovo e di universale. Una tra le domande più interessanti fatte in occasione dell’evento è stata quella inerente la reazione di Stine nel vedere ora le sue opere prese e traslate per dare vita ai nuovi prodotti basati sulle sue storie. Lo scrittore americano ha affermato di sentirsi molto fortunato per questa opportunità. Una fortuna che passa dai due film con protagonista Jack Black al recente show televisivo, senza dimenticare la serie TV degli anni Novanta. All’epoca R. L. Stine era troppo occupato a scrivere per seguire lo sviluppo dei lavori (dopotutto pubblicava dodici libri all’anno), ma ha sempre amato vedere le diverse interpretazioni delle sue opere da parte dei vari registi.

Al termine dell’incontro Stine ha affermato di avere in lavorazione diversi nuovi contenuti. Alcuni di questi sono i romanzi della nuova serie di Piccoli brividi, altri invece vedono lo scrittore cambiare medium e tuffarsi nel mondo del fumetto. Mondo che, secondo le sue parole, gli risulta molto comodo, dato che non è costretto a entrare nel dettaglio con lunghe descrizioni, potendo così soffermarsi maggiormente sui dialoghi e sull’evolversi del racconto. R. L. Stine ha dimostrato un’innata passione per il proprio lavoro, caratteristica che gli permette di essere ancora molto attivo e di riuscire a dare vita a opere cariche di atmosfera e molto sentite. Opere che, in un modo o nell’altro, contribuiscono ogni giorno alla diffusione del genere horror tra i ragazzi di tutto il mondo.

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