Il Pianeta del Tesoro: come sarebbe stato il sequel?

Se Il Pianeta del Tesoro avesse avuto successo, quali sarebbero state le nuove avventure di Jim Hawkins?

Redattore su BadTaste.it e BadTv.it.


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Il Pianeta del Tesoro è stato uno dei progetti più ambiziosi nella storia della Disney. Uscito alla fine del 2002 e costato oltre 140 milioni di dollari, ne raccolse solo 38 al botteghino nazionale e appena 71 nel resto del mondo, rivelandosi uno dei più grandi flop al box office del decennio. Nonostante il tonfo finanziario, negli anni lo splendido film di John Musker e Ron Clements ha conquistato un fandom molto ampio che lo ama e lo difende con entusiasmo e determinazione. L'home video e l'avvento di Netflix hanno in qualche modo "vendicato" la scarsa performance numerica del film, consegnandogli una rinnovata e tardiva popolarità. È stato il primo Classico Disney a essere rilasciato, fin dal momento della sua uscita in sala, anche in formato IMAX, dopo il successo del ritorno al cinema su superschermo di Fantasia 2000 e de La Bella e la Bestia. Realizzato mescolando CGI e animazione tradizionale, riprende l’impostazione de L’Isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson trasponendola in un’ambientazione spaziale unica nel suo genere, nella quale coesistono tecnologie futuristiche e vecchio mondo. Il tonfo al botteghino mise la parola fine ai progetti, peraltro già avviati, di un sequel e di una serie di prodotti inerenti all’universo inaugurato dal film. Oltre a rivivere l'avventura di Jim Hawkins, proviamo scoprire la trama, le idee e i progetti che la Disney aveva in cantiere in merito al sequel mai realizzato!

Il bottino dei mille mondi

La filosofia del “se puoi sognarlo puoi realizzarlo” si può declinare in tanti modi. E, nondimeno, in tanti mondi. Il piccolo Jim Hawkins legge le sue storie preferite sui pirati e sull’esistenza di un pianeta remoto dove il temibile Capitano Flint ha nascosto il suo tesoro, entrato nel mito come il “bottino dei mille mondi”. Gli occhi di Jim brillano della voglia di crederci e il suo mantra diviene “se ci credi, puoi raggiungerlo”. Le chiamano favole della buonanotte, ma è dura riuscire a dormire dopo una storia ricca di fascino. Sul pianeta Montressor, Jim cresce come un adolescente scapestrato, lavora nella locanda di sua madre e non vede grandi prospettive per il futuro. Un giorno soccorre un vecchio navigante alla deriva, che muore poco dopo avergli consegnato uno strano artefatto e dopo averlo messo in guardia contro un misterioso Cyborg. Immediatamente, una marmaglia di loschi figuri fa irruzione alla taverna costringendo tutti alla fuga. L’oggetto misterioso altro non è che una mappa che conduce al bottino dei mille mondi, e per Jim è l’inizio dell’avventura della vita. Il motto disneyano rivive nel perfetto coincidere tra ciò che desideriamo e ciò che è giusto: “Lo dici perché ci tieni tanto a partire o perché è la cosa giusta da fare?” chiede la madre di Jim al dottor Delbert Doppler. “Io ci tengo tanto a partire, ed è la cosa giusta da fare” replica lo scienziato. Tutti, di fatto, inseguono qualcosa: Jim un riscatto personale, Silver il suo tesoro, il dottor Doppler l’occasione di una vita per i suoi studi. Musker e Clements non si limitano a trasporre L’Isola del Tesoro nello spazio, ma creano ex novo un universo di porti, galeoni e realtà marinare del cosmo nel quale coesistono un’estetica classica e un’ambientazione tecnologica, in bilico perenne tra vecchio e nuovo. Ogni oggetto ha contemporaneamente un design smaccatamente vintage e una funzionalità futuristica: la RLS Venture (chiamata in omaggio alle iniziali di Robert Louis Stevenson) non è l’Enterprise, ma un galeone spaziale i cui ponti si puliscono ancora con sputo e olio di gomito. “Forza! Un secchio e tutto il resto per pulire bene e presto!” comandava Serenella alla sua bacchetta magica. Ma il povero Jim, relegato alle mansioni di mozzo, deve far tutto inevitabilmente alla vecchia maniera.

Musker e Clements sono riusciti in un’operazione che oggi sarebbe ghiottissima: sviluppare un film autoconclusivo che apre a innumerevoli e sviluppi potenziali, sia in termini di franchise che di intrattenimento crossmediale. Non è un caso che intorno allo sfortunato Classico ruotasse inizialmente una rosa di progetti collaterali e complementari. Era già in fase di progettazione un secondo capitolo, pronto a dare seguito alle avventure di Jim e Silver, e nei piani della Disney c’era anche una serie televisiva. Molte, poi, le possibili incursioni nel campo videoludico con un’opportuna politica di utilizzo del marchio. Siamo nel 2002, e ancora prima che il 43esimo Classico Disney faccia il suo ingresso nelle sale, accadde qualcosa. Negli uffici dei dirigenti iniziano a serpeggiare paura e perplessità sulla capacità del film di conquistare il botteghino. Il Pianeta del Tesoro ha richiesto oltre 4 anni di lavoro e la cifra, allora astronomica per un prodotto di animazione, di 140 milioni di dollari. Il progetto è nato sotto i migliori auspici, ma cosa è successo nel frattempo? Il mercato di riferimento è irrequieto e i gusti del pubblico si muovono su un reticolato frammentato e instabile di prodotti disomogenei. L’anno precedente, Jeffrey Katzenberg ha lanciato Shrek che ha raccolto il plauso della critica, oltre 480 milioni al box office, conquistato il primo Oscar della storia nella categoria del Miglior Film di Animazione e una nomination per la Migliore Sceneggiatura. Nello stesso anno, L'Era Glaciale si rivela una festa per il botteghino e, pochi mesi dopo, La Città Incantata di Miyazaki vince sia l'Orso d'Oro al Festival di Berlino che l'Oscar come miglior lungometraggio animato. Nel pubblico c’è una sorta di innamoramento generale sia verso i prodotti in CGI, che nei primi anni del ventunesimo secolo vivono un vero e proprio boom, sia verso l'animazione orientale, con Miyazaki che diviene una sorta di simulacro di un universo che è in realtà enormemente più vasto e variegato del solo Studio Ghibli. Dal 2001, il franchise di Harry Potter va alla grande e il cinema è nel pieno dello spartiacque della trilogia dell'Anello di Peter Jackson. Nel 1985 era stato proprio Katzenberg, allora in Disney, a bocciare l’idea di Ron Clements di una trasposizione fantascientifica de L’Isola del Tesoro, durante la stessa riunione che portò Musker e Clements a dirigere La Sirenetta. L’idea dei due grandi protagonisti del Rinascimento Disney (durante il quale oltre a La Sirenetta hanno diretto Aladdin e Hercules), nasce proprio dalla volontà di trasporre nella loro avventura spaziale i virtuosismi di regia del grande cinema di genere. “Vogliamo poter muovere la macchina presa all’interno del film come Spielberg e Cameron” ripetono in continuazione. Inseguono il progetto da 17 anni, vedendolo continuamente accantonato con la risposta che “non c’è ancora la tecnologia per i movimenti di macchina che chiedete”. Nel film, la visuale del pubblico farà infatti voli pindarici di tridimensionalità pura, evidentissimi quando Jim è sul pennone di maestra durante l’esplosione della supernova e durante un gran numero di scene d’azione e inseguimenti a bordo della nave, tra le stelle, sullo skate volante e, soprattutto, nella sequenza che trasporta il pubblico a Crescentia, lo spazioporto di Montressor. Sembra una piccola luna ma, in omaggio a un’altra galassia lontana lontana, non è una luna ma una stazione spaziale.

Quando finalmente il progetto entra in cantiere, Il Pianeta del Tesoro  poggia sulla scommessa di creare un prodotto ibrido in ogni sua componente: CGI e animazione tradizionale, ambientazione vecchia e nuova, adattamento di un classico letterario e storytelling alla Star Trek. La visione di Musker e Clements prevede la creazione di uno spazio per nulla freddo e vuoto, ma ricco di vita, colorato e accattivante, nel quale è possibile respirare. I due si ritagliano due piccoli camei animati nel film: sono gli operai che danno indicazioni a Jim sulla piattaforma dove è ormeggiata la nave. I registi vogliono un universo spaziale romantico, caldo e avventuroso, nel quale le distanze non sono intervallate da spazio vuoto e da silenzio, ma da un vorticoso traffico di creature, pericoli e mondi pronti a mettere alla prova gli avventurieri del cosmo. I personaggi non devono indossare elmetti e tute spaziali, ma rispecchiare i tratti distintivi di culture, razze e provenienze differenti. È un’operazione sottile, che travalica il concetto di semplice trasposizione e che consente una rinnovata libertà creativa nel trattare del materiale derivato. L’effetto straniamento, che porta il pubblico a guardare ovunque alla ricerca di dettagli vecchi e nuovi, viene impostato secondo la regola del 70/30: ogni singolo elemento che appare nel film è tradizionale al 70% e fantascientifico al 30%. È un’ottima soluzione concettuale: quel 30% di fantascientifico genera più attenzione e colpo d’occhio rispetto al 70% di elementi tradizionali, generando un effetto percepito di 50/50.

Il Pianeta del Tesoro RLS legacy

Il sequel mai realizzato

Nel corso della produzione, e in vista dell’eventuale sequel, la Disney arruola la regista Jun Falkenstein, mente creativa dietro il successo di T Come Tigro, e lo sceneggiatore Evan Spiliotopoulos. I due danno vita a un soggetto per un sequel ancora più avventuroso e spettacolare, pronto a espandere la cosmogonia del film e a spingere i protagonisti verso nuovi orizzonti. Ecco come sarebbero state, secondo i racconti di Falkenstein, le nuove avventure di Jim.

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Jim ha finalmente trovato la sua strada, e frequenta l’Accademia Reale Interstellare presieduta dal Capitano Amelia. Durante i corsi dimostra intelligenza, talento e intuizione ma, inevitabilmente, anche uno scarso rispetto delle regole e una pessima attitudine alla disciplina. Ha una cotta per la compagna di classe Kate, brillante negli studi e figlia dell’Ammiraglio Blake. Nel frattempo l’Accademia, grazie ai propri ingegneri navali, si è appena dotata di un nuovo eccezionale vascello spaziale: il Centurion.

Il Pianeta del Tesoro Centurion

La nave è progettata dal professor Delbert Doppler e vede al timone il droide B.E.N. Tuttavia, sembra che nella galassia il nuovo gioiello della flotta faccia gola a molti. Un giorno, il Centurion viene assalito e dirottato dal temibile pirata cyborg Ironbeard (al centro nel concept qui di seguito, tra l'Ammiraglio Blake e Kate).

Il Pianeta del Tesoro sequel concept

Il filibustiere spaziale e la sua ciurma di manigoldi dirottano il Centurion proprio mentre Kate e Jim sono a bordo. I due riescono a sfuggire ai pirati ma la nave è perduta, e nessuno è apparentemente in grado di inseguire il galeone più veloce della flotta. Ma Jim si convince che soltanto un pirata è in grado di acciuffare un altro pirata: forse, è il caso di andare a cercare un vecchio amico.

Il Pianeta del tesoro concept ambiente

Jim e Kate partono alla ricerca di Silver e lo trovano su una remota nebulosa, a capo di un cartello di contrabbando. Durante il viaggio, i due ricevono un segnale da B.E.N, tenuto in ostaggio da Ironbeard a bordo del Centurion. Kate e Jim riescono a convincere Silver a utilizzare il suo vascello per inseguire la nave dirottata, che ritroveranno nell’orbita della colonia penitenziaria di Botany Bay. Il perfido Ironbeard si sta infatti servendo della tecnologia del Centurion per disattivare tutti i sistemi di sorveglianza del carcere di massima sicurezza. Nel frattempo Jim, Kate e Silver riescono a salire a bordo del Centurion. Silver svela a Jim di voler tenere la nave per sé una volta sconfitto Ironbeard, proponendo al ragazzo di unirsi a lui come primo ufficiale. Kate riesce a origliare la loro conversazione e, in preda alla rabbia, fugge via profondamente delusa da Jim, per il quale aveva iniziato a provare qualcosa. Tuttavia, Ironbeard li scopre e inizia uno scontro corpo a corpo con Silver, ferendolo gravemente alla gamba. Nel frattempo, a bordo regna la confusione generale: i detenuti più pericolosi della galassia, evasi dalle celle di Botany Bay, iniziano a salire in massa sul Centurion.

Il Pianeta del Tesoro Botany Bay

Nel caos più totale Kate, Jim e Silver riescono a fuggire. Ma Ironbeard spara un colpo centrando la nave di Silver, facendola precipitare sull’asteroide che ospita il carcere. Mentre sono bloccati a Botany Bay, Kate non rivolge più la parola a Jim, dopo aver sentito la sua conversazione con Silver. Ai ferri corti, i due litigano pesantemente, e lei si allontana. Jim non vuole più saperne di Kate, ma Silver lo riporta sulla via della ragione e gli consiglia di non perdere una ragazza così speciale, raccontando in un flashback come da giovane si sia lasciato sfuggire l’amore della sua vita, dandosi alla pirateria come reazione al proprio dolore. Tuttavia, il vecchio Silver non è solamente un buon consigliere ma anche un avventuriero che ne sa una più del diavolo: svela infatti a Jim di avere con sé una potentissima bomba a neutroni che ha tentato di piazzare su un mercato di contrabbando. I tre finalmente si riconciliano, e insieme aggiustano la nave danneggiata per tornare a dare la caccia al Centurion, la cui ciurma è ormai formata dai più pericolosi criminali della galassia. Ancora una volta, quando tutto sembra perduto, Silver sacrifica ciò che ha di più caro, la propria nave, per distruggere il Centurion e la sua malvagia ciurma. Poi, si separa da Jim e Kate, raccomandando loro di prendersi cura l’uno dell’altra. Anni dopo, i due si diplomano con onore all’Accademia, nel corso di una cerimonia che premia i cadetti migliori. E Silver, in gran segreto, li osserva nell’ombra, sorridendo orgoglioso dei ragazzi.

Nei piani della Disney, Ironbeard (chiaramente versione spaziale di Barbanera) avrebbe avuto la voce di Willem Dafoe, che era appena stato il villain nel primo Spider-Man di Sam Raimi.

Il Pianeta del Tesoro Ironbeard

Ovviamente, avrebbe fatto ritorno il cast originario: Joseph Gordon-Lewitt nel ruolo vocale di Jim, Emma Thompson in quello del Capitano Amelia e Brian Murray in quello di Silver. Tutti erano pronti a firmare. Non erano ancora stati avviate trattative con James Newton Howard, autore della colonna sonora del primo film, ma c’era già la volontà di coinvolgere Tommy Walter degli Eels and Abandoned Pools, proprio come era stato arruolato John Rzeznik per la canzone I'm Still Here (trasposta in italiano in Ci Sono Anch'Io di Max Pezzali). Nell'ottobre del 2002, nonostante le perplessità di molti dirigenti, l’allora direttore di Walt Disney Feature Animation, Thomas Shumacher, era ottimista sulla possibilità di espandere l’universo de Il Pianeta del Tesoro in un franchise di successo. Poche settimane più tardi, a film uscito, il clima era ben diverso. A Dicembre, dopo la disastrosa performance in patria, la Disney dovette detrarre l’enorme cifra di 47 milioni di dollari dagli utili previsti per il quarto trimestre. A livello globale, il film avrebbe dovuto incassare circa 300 milioni solo per pareggiare i costi e coprire con un buon margine l'esorbitante budget di 140, secondo il meccanismo di divisione dei ricavi con i vari anelli della filiera di mercato. In patria ne raccolse appena 38, a livello globale si fermò a 109. Dopo poche settimane dalla release nelle sale, il team creativo ricevette una telefonata che, su richiesta, mise in vivavoce in tutto l'ufficio. Il sequel, al quale lavorava da 8 mesi, con duro e incessante lavoro di preproduzione, era stato cancellato.

Quasi quindici anni più tardi, non esistono piani, indiscrezioni di sorta o voci di corridoio che vedano all'orizzonte un possibile sequel o live-action de Il Pianeta del Tesoro. C'è da dire che, nella politica di trasposizione dei suoi Classici in live-action, la Disney ha annunciato un film legato a Taron e la Pentola Magica, pesante tonfo commerciale del 1985. Tuttavia, le premesse del progetto sono del tutto diverse e rimandano a una stagione (e a una generazione) differente. La sinossi di cui parla Jun Falkenstein richiama vari spunti narrativi dello Star Trek di J.J. Abrams del 2009 (un giovane geniale ma scapestrato che diviene un cadetto brillante ma indisciplinato, l'inseguimento di un pirata spaziale, l'abbandono su pianeta isolato, il ritorno a bordo di una nave leggendaria) e resta la bozza di un soggetto accantonato durante un periodo finanziariamente nero. Oggi, l'animazione Disney ha ritrovato un rapporto di grande intesa con il box office grazie alla forza muscolare di Pixar e dei Walt Disney Animation Studios. E Il Pianeta del Tesoro resta uno dei titoli più validi, coraggiosi e sfortunati dell'Epoca Sperimentale disneyana. Musker e Clements tornano sul grande schermo tra pochi mesi, con l'uscita di Moana (tradotto in Oceania per il nostro paese) il 23 novembre negli Stati Uniti e il 23 dicembre in Italia.

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