Perché Spettacolo di varietà è il film da vedere prima di Joker: Folie à Deux
C'è un film che andrebbe recuperato prima dell'uscita di Joker: Folie à Deux. È un musical del 1953...
The world is a stage / the stage is a world of entertainment! Così si concludeva That’s Entertainment, tra i brani più iconici di Spettacolo di varietà di Vincente Minnelli, omaggiato ripetutamente in Joker: Folie à deux. Il film del ’53, che dietro la brillante patina di colori, coreografie e canzoni nascondeva una riflessione sulla fusione tra arte e intrattenimento, compare già nei primi fotogrammi animati del sequel di Todd Phillips sotto forma di locandina nel dietro le quinte dello show immaginario di Joker. Ma è attraverso That’s Entertainment, brano riadattato ed eseguito più volte dai protagonisti, che il tributo a Minnelli diventa esplicito.
La commistione di generi è un terreno rischioso, dove il sublime e il popolare si mescolano e, a volte, si esaltano. Tuttavia, la trama di Spettacolo di varietà teorizza l'impossibilità di questa fusione: il musical su Faust è un fiasco, e la compagnia deve tornare sui propri passi, rimarcando la difficoltà di conciliare generi tanto distanti e confezionando uno spettacolo musicale più tradizionale e leggero.
In entrambi i film, la fusione tra i generi non è solo una scelta stilistica, ma un modo per rivelare la complessità della condizione umana; e, in entrambi, a un certo punto la mescolanza deve interrompersi, con implicazioni più o meno drammatiche. Il musical, con la sua apparente leggerezza, diventa in Joker: Folie à deux il veicolo perfetto per esplorare le profondità dell'anima, per rendere sopportabile ciò che altrimenti sarebbe insopportabile.
Il tentativo va più in là, supera il fiasco raccontato da Spettacolo di varietà, ma si arrende comunque al fatto che il canto, a un certo punto, debba interrompersi per lasciare spazio al silenzio. In quest’ottica, Phillips rende non solo omaggio a un caposaldo del cinema della grande Hollywood, ma ragiona su come il palcoscenico dei sogni di Arthur Fleck (e della sua compagna Lee) sia un luogo inadatto a sostenere il peso di un dramma umano così straziante.
That’s Entertainment, in questo senso, ci dice che tutto, nel bene o nel male, è spettacolo. Una battaglia, una tragedia, un bacio rubato sotto la pioggia: tutto viene assorbito dalla dimensione del palcoscenico, trasformato in un'esperienza filtrata, brillante, digeribile. Ma questo stesso principio nasconde una profonda verità: ciò che accade sotto i riflettori è spesso una distorsione della realtà, una maschera indossata per intrattenere. La distanza tra il palcoscenico e la vita vera è il confine che Minnelli e Phillips esplorano nei loro film, giocando con la sottile linea che separa l’illusione dal reale.
In Spettacolo di varietà, il sogno di mescolare Faust con il musical fallisce proprio perché la tragedia, con la sua profondità e il suo peso, si rivela troppo pesante per essere assorbita interamente dal mondo scintillante del teatro. Eppure, come ci mostra Joker: Folie à deux, c'è qualcosa di potente nell'atto stesso di provarci, nel tentativo di conciliare l’oscurità del reale con la leggerezza del canto e della danza. È proprio questo dualismo, questa tensione tra la brutalità della vita e la patina dell’intrattenimento, che rende entrambi i film profondamente umani.
Il palcoscenico può ingannare, può coprire le ferite con lustrini e note accattivanti, ma non può cancellarle. In fondo, come ci insegnano Arthur Fleck e la sua danza malinconica, anche il più grande spettacolo finisce per scontrarsi con il silenzio opprimente della realtà. E forse è proprio in questo silenzio che si trova la vera tragedia, laddove l'intrattenimento non può più coprire il dolore, e ciò che resta è soltanto la cruda verità della vita.
Joker: Folie à Deux uscirà il 2 ottobre al cinema. Potete leggere la nostra recensione qui.