Perchè non badare alla "notizia" di Forza Italia e il sequestro di Belluscone

Come una non-notizia amplificata dal Corriere della sera crei un circolo virtuoso che conviene a tutti quelli che la condividono sebbene non esista

Critico e giornalista cinematografico


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Nella giornata di oggi si è molto diffusa la notizia per la quale Forza Italia avrebbe chiesto il sequestro del film Belluscone di Franco Maresco, presentato in questi giorni al festival di Venezia. Grande sollevamento d’opinione, molto discutere e molto condannare la cretineria, bollandola come censura preventiva (il film non si è visto altrove se non qui a Venezia).
Tutto parte da un articolo del Corriere della sera online che riprende le dichiarazioni del senatore di FI Lucio Malan intervistato da Klaus Davi “all’interno del programma KlausCondicio”. Dopo il corriere a pioggia milioni di altri siti, tweet, post su facebook e tutto quel che ne consegue.

Una rapida ricerca consente di scoprire che KlausCondicio è una specie di scalcinato podcast ospitato dal canale YouTube di Klaus Davi (definirlo programma è erroneo, non ha format) nel quale per l’appunto Davi chiama al telefono Malan e gli dice: “Un’opera presunta d’arte accusa di mafiosità Berlusconi, un clichè che si ripete?” da cui Malan parte con una sparata che culmina con la richiesta di sequestro, anzi con l’affermazione: “Credo sia doveroso chiedere il sequestro”. Dunque non è Forza Italia come partito a chiederlo ufficialmente, ma un suo senatore ad esprimere un’opinione e soprattutto in un video YouTube che ha raggiunto ad ora 34 visualizzazioni e senza che il corriere lo riprendesse chissà quante di meno. Non a caso, puntualissima come sempre in questi casi l'affermazione è stata ritirata dallo stesso Malan poichè non condivisa dai vertici.
I numeri e i caratteri della situazione (Malan è “ospite” abituale del podcast di Klaus Davi, una vecchia conoscenza) rendono chiaro come di fatto la polemica non esista, lanciata da una fonte che non è tale ma un’emittenza fruita ad un livello condominiale nobilitata più da chi la riprende (il corriere) che dal proprio ruolo e comunque poi ritirata dopo poche ore, il tempo di uscire sul giornale.

Tuttavia la notizia (che se si scoprisse essere creata ad arte per far parlare di sè da Davi e Malan nessuno si stupirebbe) giova anche al corriere. Non importa se sia vera o se dopo venga smentita, perchè è una questione non d’agire ma d’opinione. La veicolazione online sui social funziona per espressione e conferma delle proprie opinioni, è la costruzione di una proprietà identità in rete attraverso la pratica specifica dei social network: la condivisione di informazioni. Cosa condividi conferma e ribadisce l’immagine che stai costruendo di te stesso. E un articolo che stimoli una presa di posizione così facile e sicura (è la cosa più elementare e accettata da tutti dire: “Non si condanna senza aver visto”) è una manna, un click irrinunciabile che genera una catena che conviene a tutti. Il suo contrario (la smentita che non stimola così bene la presa di una posizione facile) invece no. Dunque tutti hanno un beneficio da questa sparata che non avrebbe sentito nessuno non fosse diventata notizia, da Davi (che ha 34 visualizzazioni ma finisce sulla bocca di tutti) a Malan fino al corriere, agli altri giornali che ci costruiscono altre notizie da ricondividere e soprattutto a tutti gli utenti che sono lieti che gli venga offerta la possibilità di poter mostrare i propri princìpi fino alle persone più in vista o del settore che possono confermare il proprio status “opponendosi fermamente” a qualcosa che di fatto non esiste.
Non c’è nessuno che ci perda, tutti ci guadagnano esposizione anche se di fatto alla fine della giornata semplicemente non è successo assolutamente niente.

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