Perché nessuno spoiler ci potrà rovinare The Last of Us Part II | Speciale
Lo spoiler non potrà rovinarci l'esperienza di The Last of Us Part II, perché la cultura del "come" è superiore alla cultura del "cosa"
La soluzione è una sola: ricordarsi che la qualità del prodotto che stiamo approcciando non è data da quel colpo di scena di cui ci è stata privata la sorpresa.
Dall'altro lato, però, c'è chi non si preoccupa di scoprire elementi che andranno a corredare la propria esperienza: non parliamo di masochismo o cattiveria nei propri confronti, ma semplicemente un'espressa volontà di volersi godere il prodotto per quello che è, non per quel colpo di scena dinanzi al quale potrebbe trovarsi. Può sembrare un discorso molto astratto, basato su una filosofia di vita che non ben si sposa con i nostri tempi, ma che rappresenta a oggi l'unica grande arma di distruzione di massa da schierare contro l'armata degli spoiler-men.
Un videogioco, non mi stancherò mai di dirlo, è un'opera multimediale che richiede esclusività: è l'ultimo medium rimasto vivo che pretende che voi siate concentrati al cento per cento sull'attività di giocare, a differenza del cinema, della musica, della lettura, che oramai si prestano tutte a un multitasking inutilmente sfrenato e pronto ad accontentare chi millanta di non avere tempo, quando l'unica verità è che non si vuole avere tempo. Questo suo richiedere esclusività permette al videogioco di tenere impegnati tutti i sensi, per donarci un'emozione che può avere numerosi eguali nelle altre arti, ma che per completezza si esalta facilmente rispetto ai concorrenti.
Tutto ciò non avviene perché ci viene donato quell'unico colpi di scena, che ci fa sobbalzare dalla sedia, che ci fa conturbare mentre siamo sul divano o appollaiati sul nostro pouff in soggiorno. Avviene perché il videogioco al quale stiamo giocando è stato creato in modo tale da accompagnarci in un viaggio completo, unico, quasi onirico, se vogliamo anche catartico, in grado di mettere in pausa il mondo attorno a noi: godiamo di quel tragitto, non dell'arrivo. Anzi, a volte vorremmo non arrivarci mai alla fine, per non vivere quella sensazione che ci lascia inermi e dubbiosi su cosa ne sarà di quei minuti successivi al momento in cui una costante delle nostre ultime giornate, una presenza che ci ha tenuto impegnati per 40 o 70 o 90 ore non ci sarà più.
Razionalizzare questo concetto è una pratica difficile, è certo, ma ci permette di ricordare che apprezziamo il videogioco per la sua totalità, non solo per il colpo di scena, per il plot twist: è tecnicamente interessante ammirare determinati avvenimenti, è assolutamente appagante scoprire che Joel in The Last of Us perde sua figlia nei primissimi minuti di gioco, ma è altrettanto affascinante poterlo vedere con i propri occhi. Non importa se lo si sa già, perché la resa artistica supererà sempre quella di uno spoiler.
Abbiamo deciso di sposare la cultura del "cosa", ossia di ciò che accade, piuttosto che quella del "come", ovvero in che modo accade quella determinata cosa. Spesso si dice, nella narrazione, che non importa cosa racconti, ma come lo fai: è questo il caso in cui tale insegnamento calza perfettamente. È questo che ci ha annichiliti nell'approccio critico di un prodotto, che ci impedisce di cogliere le sfaccettature dei media ai quali ci approcciamo e di vedere solo il bianco e nero, il divertente e il noioso: è questo che ci ha creato quella spada di Damocle che ci fluttua in testa nella lotta allo spoiler ed è questo che ci fa vivere nel timore perenne che qualcuno in rete ci possa svelare il finale di The Last of Us Part II. Non esiste pratica più malsana di chi si pavoneggia della propria conoscenza e decide di metterla in pubblica piazza per avere i suoi quindici minuti di gloria, penalizzando tra l'altro l'esperienza degli altri, ma se avessimo scoperto oggi il plot twist della chiusura del primo atto dello schema narrativo del nuovo titolo di Naughty Dog sono certo che non avremmo minimamente pensato di non affrontare l'avventura con Joel ed Ellie perché ritenuta non più valida e interessante.
Le vendite di The Last of Us Part II da questo evento non subiranno la minima flessione, non saranno intaccate nemmeno per un minimo numero percentuale. Un prodotto di qualità resta tale anche nel momento in cui ne conoscete parte della trama o, peggio ancora, il finale. La vostra esperienza non può essere intaccata da uno spoiler e non potrà mai essere depauperata da un elemento svelatovi a sorpresa: non la rimpinguerà, chiaramente, ma allo stesso tempo non può distruggerla. Se così fosse, altrimenti, non esisterebbero le seconde visioni dei film, non andreste a cinema a rivedere una storia che avete già vissuto, non avreste consumato in giovanissima età i nastri delle VHS o graffiato i DVD dei vostri film preferiti: li avete visti e rivisti perché ne avete apprezzato gli aspetti qualitativi, non preoccupandovi delle scene che già conoscevate a memoria. Avete rigiocato Final Fantasy VII Remake perché avevate la roboante voglia di tornare a Midgar, pur sapendo dove fosse e come sarebbero andate le cose: il fatto che poi Nomura abbia provato a cambiare qualche carta in tavola è tutt'altro discorso. Non sarà uno spoiler o una trama già nota che inficerà la vostra esperienza, non sarà uno spoiler su The Last of Us Part II che cambierà la vostra volontà di vivere quell'esperienza.
Lo spoiler resta, e resterà fino a quando non sarà debellato come fenomeno sociale, un gesto vile e ingiustificato, ma dalla nostra può arrivare la risposta più bella e migliore di sempre a questi fenomeni: non farci rovinare l'esperienza e goderci comunque il viaggio sarà il miglior modo possibile per mostrare a chi gode della nostra tristezza che non c'è arma che può scalfire la nostra passione.
Iniziamo il viaggio per arrivare a una meta, ma spesso è proprio il tragitto che ci emoziona e che ci spinge a intraprendere quella strada. E noi non vediamo comunque l'ora di vivere l'avventura di Joel ed Ellie, ancora una volta, tra poco più di un mese e mezzo, senza preoccuparci di cosa sappiamo già e di cosa non sappiamo: perché sarà comunque l'esperienza che abbiamo atteso per anni e che non ci potrà mai essere rovinata da una riga di testo scritta da chi in vita sua non ha mai scritto nemmeno un haiku per sbaglio.