Perchè Falcon con lo scudo di Captain America è l'immagine perfetta per l'America di oggi

Come Captain America, Falcon è il personaggio che potrebbe (dovrebbe?) esprimere la posizione della Marvel sui temi etici e sulle inquietudini molto attuali

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La cultura popolare va rispettata, proprio perché riguarda tutti. Un assunto semplice, ma che raramente ha trovato ampio consenso. Da anni il dibattito attorno ai generi cinematografici più in voga (è preferibile usare il termine “campioni di incassi” rispetto a “mainstream”) sta dividendo il pubblico. Sono sempre più netti gli odi dei detrattori e le passioni dei fan. I primi, il più delle volte, contestano alla cultura del blockbuster di semplificare linguaggio, tecniche e significati per proporre una lettura della realtà “tagliata con l’accetta”. Altri apprezzano invece la capacità intercettare le paure, emozioni e voglie di riscatto della maggior parte dei moviegoers proprio con questa invidiabile capacità di sintesi e di intrattenimento. Una cosa accomuna però le due posizioni: per poter vivere e sopravvivere, con incassi non indifferenti, il blockbuster moderno deve guardare all’oggi. Nel bene e nel male.

Il primo Guerre stellari fu simbolo di anni di riscoperta dello spazio e delle possibilità della mente. Mad Max incarnava le paure dell’atomica, proprio come accadeva con mostri come Godzilla. Persino l’Esorcista altro non è che una proiezione delle paure di un’intera generazione i genitori verso i figli, ormai sconosciuti in casa, in cerca di indipendenza e chiamati a mettere in crisi i costumi, la morale, le credenze di un’intera società.

L'Universo Cinematografico Marvel negli ultimi anni è stato uno dei maggiori esecutori di questo legame tra le paure e le richieste della contemporaneità.

L’universo architettato da Kevin Feige ha superato il cinema post 11 settembre, che per anni aveva tenuto banco. In Spider-Man di Sam Raimi l’eroe viene salvato dal “terrorista” Gobiln grazie all’aiuto della popolazione di Manhattan. Un messaggio di unione contro un nemico comune, tipico di quegli anni. Stessa cosa accade nella scena del dirottamento del treno in Spider-Man 2.

In Iron Man, invece, la costruzione (e in parallelo la decostruzione dell’eroe classico) arriva a un nuovo bivio. Tony Stark non ha poteri, ma incarna lo spirito di conquista e difesa americano. Nel film si fanno i conti con l’esito della guerra al terrorismo: Tony Stark viene ferito dalla sua stessa arma, in terra straniera. La strategia di attacco, da sempre interpretata come miglior difesa, è messo in crisi. Thor, nel frattempo, veniva privato dei suoi poteri (vere armi di distruzione di massa nell’MCU) in quanto ritenuto incapace di governare con saggezza.

Facendo un salto in avanti di quasi un decennio, la formula Marvel si è affinata sempre di più, diventando più sottile e meno semplice nelle sue interpretazioni del presente. La casa delle idee è stata spesso avanti nei tempi: Iron Man 3 anticipava il tema della fake news e del terrorismo attraverso i canali di informazione, con molti anni di anticipo rispetto a Spider-Man: Far From Home. Quest’ultimo è un gradito aggiornamento sul tema.

Il fenomeno Black Panther è andato oltre il semplice dato artistico: nonostante una storia molto basilare e numerosi difetti, ha dato voce a una richiesta di equità sociale e di apertura che si sta esprimendo concretamente nelle strade in questi giorni. Civil War, sebbene ispirato all’omonimo evento di Mark Millar, mostra una società (superomistica) divisa quanto quella che vediamo nelle strade oggi. Il motivo? Libertà contro controllo e sicurezza.

Fondamentale è il caso di Captain America. Con lui, ma soprattutto con Chris Evans, cambia tutto nel cinema blockbuster. L’identificazione tra attore e personaggio è, per la prima volta, quasi totale. L’attore ha curato molto la sua presenza online diventando un simbolo di unione, molto apprezzato dal popolo dei social. Le azioni reali dell’artista vengono lette dai fan più accaniti come espressione dello schema di valori del personaggio stesso.

Il suo è il primo caso, ma non è isolato. Da un po’ di anni il carattere dei personaggi Marvel viene plasmato su quelli dell’attore che lo interpreta. Nel lontano 2016, fece scalpore la campagna Save The Day. Vote. Uno spot diretto da Josh Whedon che mostrava “gli Avengers”, nei loro panni di umani attori, prendere velatamente posizione contro una possibile elezione di Trump. Non piacque a nessuno.

Eppure, anche su schermo non è difficile intuire la posizione politica degli eroi o, per lo meno, ci sono sufficienti elementi per discuterne.

Tra la fine delle trame della terza fase MCU e l’inizio della quarta, la cronaca, raccontata nei telegiornali, è diventata protagonista. Gli eventi di questi giorni non potranno essere ignorati dai “racconta storie”. In un anno dove l’invisibile Coronavirus ha riscritto il senso di onnipotenza della modernità e il movimento delle Black Lives Matter ha rilanciato il tema dell’equità sociale, ecco che un momento di Avengers: Endgame ritrova la sua importanza cardine per le avventure che verranno: il passaggio di scudo tra Steve Rogers e Sam Wilson. Falcon, il nuovo Captain America.

nick spencer sam wilson captain america

In una piccola run fumettistica di Nick Spencer su Captain America: Sam Wilson l’eroe si ritrova ad affrontare la contaminazione degli organi di giustizia con la violenza. Interrogato nel profondo dagli atti riprovevoli compiuti dallo SHIELD e dei suoi alleati, Sam decide di emanciparsi dalla popolarità della bandiera americana e smettere di essere un simbolo passivo. Per rappresentare gli Stati Uniti il nuovo Cap sceglie di essere un esempio politico, non più morale.

Consapevole della sua posizione impopolare, l’eroe americano per eccellenza capisce che, per guidare una nazione, deve tracciare linee di divisione nette. Capisce che unificare, spesso, può significare la conservare uno status quo ingiusto.

Non è dato sapere quanto la serie tv The Falcon and the Winter Soldier si ispirerà a questo ciclo di storie, ma è chiaro che, per chi scrive le avventure di questi personaggi, legati alla terra e meno allo spazio profondo, la cronaca e i problemi politici sono il terreno di gioco perfetto. Soprattutto nell’eventuale seconda stagione della serie, l’oggi potrebbe essere la scintilla da cui si origina il fuoco narrativo.

Falcon non è Black Panther. Ad oggi, è molto più interessante. Egli non guida una nazione, non prende decisioni politiche. Sam Wilson è un semplice cittadino americano, che porta su di sé la sua storia, il colore della sua pelle e il peso dell’eredità di Captain America. Ma, soprattutto, Sam non ha scelto di essere il simbolo di un’intera nazione. Si è trovato lo scudo tra le mani.

Un video diffuso qualche giorno fa paragonava i vendicatori, uniti, ai manifestanti nelle strade. Un’immagine sicuramente efficace ma, forse, incompleta. Senza super poteri, animato solo dal suo senso della giustizia, il nuovo Captain America potrebbe diventare un simbolo ancora più forte.

È il personaggio che potrebbe (dovrebbe?) parlare di più al pubblico della Marvel ed esprimere la posizione della Casa delle idee sui temi etici e sulle inquietudini che condividiamo in questi giorni.

Sarebbe l’ennesimo segno di una sempre più presente autorialità all’interno dello studios.

A guidare i simboli e i significati della fase quattro dell’MCU potrebbero quindi esserci proprio i fatti della cronaca che vediamo oggi nei media di informazione. I personaggi ci sono. Le situazioni e i precedenti anche, servirà, come sempre, il coraggio di parlare non più agli occhi dei fan, non solo al loro cuore, ma intercettare anche la loro visione del domani.

Allora la cultura popolare andrà rispettata. Perché riguarderà tutti.

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