Peppermint - L'Angelo della Vendetta poteva essere interpretato solo da Jennifer Garner, madre delle action hero di oggi
Eroina d'azione di un'epoca in cui non ce n'erano, oggi giustamente inaugura il filone femminile dell'azione mature con Peppermint
Come noto al cinema una donna di quasi 50 anni equivale ad un uomo di quasi 70, hanno le medesime opportunità lavorative, sono percepiti alla stessa maniera e recitano spesso come marito e moglie. Questo è un dettaglio che non accenna a cambiare. Quindi per una storia non diversa da quella della serie Taken o da quella di 3 Days to Kill (in cui Kevin Costner segue le orme di Liam Neeson come padre violento) o ancora quella del più sottovalutato Wheelman (con Frank Grillo), una donna di quasi 50 anni suona perfetta, lei è la madre della famiglia trucidata, lei diventerà una macchina di morte.
Non c’erano in realtà molte altre attrici a disposizione, perché nel 2001 Jennifer Garner era praticamente l’unica ad essersi affermata come corpo d’azione. Se si escludono le vecchie glorie e le attrici-atlete (da sempre un’altra categoria, al maschile come al femminile) all’epoca c’erano solo lei e la sempreverde, sempre imbattibile Milla Jovovich, a tenere alta la bandiera, e quindi oggi c’è solo lei in quella fascia d’età a cui poter proporre una parte del genere. È infatti una questione di credibilità. Già che una mamma si metta a fare 5 anni di MMA e diventi così come una specie di ex dei corpi speciali militari è una storia molto borderline con la plausibilità, se poi l’attrice è Jessica Biel crolla tutto. Se non ha una preparazione adeguata e una serie di significati già attribuiti alla sua figura, non attirerà mai nessuno, non potrà stare in piedi sulla locandina e promettere vera violenza.
E quello che adesso ci dice Peppermint è che l’azione sta diventando sempre più centrale per le attrici. Scarlett Johansson l’ha capito prima di tutte (addirittura ancora prima l’aveva capito Halle Berry ma non ce l’ha mai fatta davvero ad emergere), dando una sterzata potentissima ad una carriera partita con il cinema d’autore (e che ancora ci flirta molto volentieri), come l’ha capito benissimo Charlize Theron che da Mad Max: Fury Road in poi ha scelto con cura anche ruoli d’azione, ed infine è stato il segreto dell’esplosione del successo di Jennifer Lawrence (che ora invece sembra cercare altro).
Se infatti da una parte ci sono Ronda Rousey e Gina Carano, le atlete prestate al cinema, corpi naturalmente d’azione capaci di fare da sé i propri stunt e di mettere in mostra nei loro film doti atletiche che le pongono ad un altro livello di credibilità, dall’altra ci sono Gal Gadot e Brie Larson che invece l’azione la devono recitare. È una differenza che è sempre esistita, quella tra Schwarzenegger e Van Damme o tra un atleta vero come Jason Statham e Keanu Reeves. Sono modi diversi proprio di essere attore e venire inquadrati (campi lunghi e inquadrature dalla testa ai piedi per gli atleti i cui gesti si devono vedere, molto montaggio per gli attori la cui goffaggine va mascherata), solo che ora comincia a diventare una via possibile anche per le attrici.
Peppermint ricorda a tutti che esiste anche un’altra generazione di eroine d’azione, una in cui si tentavano i primi approcci al cinema di supereroi (Jennifer Garner fece l’infame Elektra), al cinema di videogiochi (l’epica saga di Resident Evil) e in cui tutto quel che oggi è all’ordine del giorno suonava straordinario. Jennifer Garner, con la sua abilità non scontata, è il più grande reminder possibile di quel mondo che è cambiato, di quando le eroine erano poche e si rimaneva intrappolati nei ruoli d’azione molto facilmente.