Penny Dreadful: i sette riferimenti letterari da conoscere per comprendere la serie
Orrore gotico, romanticismo inglese e graphic novel: i maggiori riferimenti letterari in Penny Dreadful, in attesa della seconda stagione
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Dracula: non si fa mai il nome della creatura ideata da Bram Stoker nel 1897, che verrà definita semplicemente come "il maestro", ma la sua presenza impalpabile corre lungo tutta la stagione. La sua caccia e il tentativo di salvataggio di Mina lega l'intero gruppo guidato da Malcolm Murray (Timothy Dalton), ed è alla base della corruzione del personaggio di Vanessa Ives (Eva Green). Come da tradizione letteraria, il vampiro per eccellenza rappresenta infatti la degenerazione, il male, fino a rasentare la possessione demoniaca. Riferimenti più palesi, come la presenza di Abraham Van Helsing, o più sottili, come i ragni che corrono alle pareti, la nave sulla quale riposa in origine il non-morto o il personaggio di Fenton che riprende in parte quello di Renfield, ci raccontano la caccia ad un nemico che a quanto pare è lontana dall'essere conclusa.
Il ritratto di Dorian Gray: e ritorniamo in piena epoca vittoriana con il "faustiano" capolavoro di Oscar Wilde uscito nel 1891. In Penny Dreadful si ripresentano tutte le tensioni palpabili nel romanzo originale come il culto della bellezza, la celebrazione dell'estetica, la ricerca del piacere al di sopra di ogni valutazione morale. Il personaggio interpretato da Reeve Carney in realtà non ha avuto molto spazio nella prima stagione, quasi una comparsa sullo sfondi di eventi per adesso molto più drammatici. Rimane apprezzabile il fatto che il famoso ritratto non venga mai mostrato: sappiamo cosa si cela sotto il telone, e non farcelo vedere ha l'effetto di aumentare la tensione.
Il fantasma dell'Opera: che non viene mai nominato e che non fa parte della storia, ma che vale la pena di citare per due motivi. Il primo è che la vicenda di Caliban, rifugiatosi al Grand Guignol, ossessionato dal suo aspetto, innamorato di una donna che lavora al teatro, ricorda abbastanza da vicino la storia narrata nel romanzo di Gaston Leroux del 1910, ed è difficile non pensare a qualche ispirazione. Il secondo è che, nel trailer della seconda stagione della serie, in una scena è possibile vedere quello che sembra effettivamente il personaggio di Erik.
La poesia di Keats: il romanticismo inglese, con i suoi autori e i suoi temi, tornerà per tutta la stagione, come un accompagnamento alla violenza in scena. In una serie che ha fatto dell'estetica e della bellezza uno dei suoi elementi principali, la poesia di John Keats, ma anche di Wordsworth, di Shelley, di Byron, sarà la costante del viaggio di Vanessa e degli altri. Il contatto con la dimensione dell'assoluto, la bellezza che trascende la normalità e il quotidiano si incontrano in questa storia di miti e leggende, come una splendida cornice che ci aiuta a comprenderne meglio il significato. E a questo proposito la poetica di Keats, il legame tra bellezza e morte, torneranno a più riprese in Closer than Sisters, forse il miglior episodio della prima stagione.
Paradiso Perduto: il poema tra il divino e il mitico scritto da John Milton viene espressamente citato in What Death can Join Together, come regalo che Caliban fa alla donna amata per suo fratello, chiamato proprio Lucifer. Ma la parabola stessa della creatura di Frankenstein ha ovviamente dei punti di contatto con il racconto della caduta dell'angelo colpevole di ribellione contro il suo Creatore, condannato all'odio e alla gelosia nei confronti di creature più belle e pure di lui.
La lega degli Straordinari Gentlemen: era impossibile alla vigilia non pensare a questo pastiche come ad una variazione sulla storia già raccontata da Alan Moore nella graphic novel del 1999. A ben vedere poi in realtà sia come personaggi (praticamente torna solo la vicenda di Dracula) sia come stile (molto meno action e più giocato sulle atmosfere) la serie ideata da John Logan si è distanziata moltissimo dal fumetto. Alla fine rimane giusto l'idea di base e poco altro.