La classifica dei peggiori film usciti in streaming nel 2021
La lista dei peggiori film visti e recensiti tra quelli distribuiti in Italia dalle principali piattaforme di streaming
Se c'è una cosa che è cambiata con la pandemia e l'esplosione di contenuti sulle piattaforme è che la casa del peggior cinema è diventata lo streaming. Una buona fetta dei film bruttissimi che prima uscivano, male, in sala adesso esce in piattaforma, spesso non pubblicizzati e messi in un angolo. Ma anche quelli prodotti dalle piattaforme quando non sono le operazioni di alto respiro con ambizione di Oscar e festival, tendono ad essere espressione del cinema meno vivace e più pigro. Il livello di mezzo è rarissimo. Così se di certo le piattaforme non hanno l'esclusiva dei brutti film è indubbio che abbiano il primato dei peggiori.
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10. Malcolm & Marie (N)
Il problema di Malcom & Marie è che questo amore va esattamente in senso contrario a ciò di cui il film necessità, ovvero il mistero (che tra l’altro è, paradossalmente, una delle parole più importanti del film). O anche solo un po’ di buon vecchio silenzio. L’intuizione c’era: d’altronde, anche esteticamente il film sembra rifarsi a quella tradizione artsy e da cinema americano indie, a partire dal bianco e nero, limitato da un basso budget e quindi basato molto sul dialogo, con al centro problemi il più delle volte relazionali, amorosi. Dei personaggi del richiamato mumblecore però Malcom e Marie sembrano tenere solo la parlantina, o l’impressione generale. Uno strumento che nel giro di poco tempo passa dall’essere necessario all’essere uno stratagemma insopportabile.
9. 8 Rue de L'Humanité (N)
Innanzitutto non c’è niente da raccontare. Le due ore di trama non hanno una vera trama, sono uno spaccato della vita di un palazzo in cui vivono diverse tipologie umane durante il primo lockdown. Sono persone che nemmeno si conoscono, ma che fanno di necessità virtù. I problemi raccontati sono i loro uniti a quelli che conosciamo e che hanno avuto tutti, il privato e il pubblico come nella miglior tradizione. La difficoltà a girare per strada, l’equivalente francese delle autocertificazioni, le mascherine, l’ansia del contagio e la speranza dei vaccini che si danno il cambio con le infedeltà, le crisi coniugali e i problemi economici. Senza dimenticare ad un certo punto il lutto, il rispetto per i morti e tutto quello che si conviene.
8. Black As Night (A)
Messa da parte l’inefficienza narrativa del film, c’è da dire che Maritte Lee Go non soddisfa neanche in senso registico. Le scene d’azione si possono anche ritenere accettabili (per quanto anonime e banali) ma non è altrettanto accettabile vedere come Lee Go stressi lo spettatore con flashback ripetuti fino allo sfinimento, o come chiuda le due scene più vagamente emotive del film con una velocità e un approssimazione tali (montaggio sbrigativo, regia confusa) da renderle goffe, quasi involontariamente comiche.
7. Nightbooks (N)
Lo si intuisce dai primi minuti che la struttura alla base di Nightbooks è fragile come un castello di carte. Il film parte infatti in medias res con una fretta inspiegabile: non passa neanche un minuto e il protagonista Alex (Winslow Fegley), un bambino che ama scrivere storie dell’orrore, è già scappato di casa ed è finito intrappolato nella casa della strega (Krysten Ritter), dove rimane prigioniero con Yazmin (Lidya Jewett) per il resto del film. Gli sceneggiatori Mikki Daughtry e Tobias Iaconis non si danno in nessun modo il tempo per spiegare la situazione iniziale, ma soprattutto non danno tempo allo spettatore di individuare le coordinate base della storia. Chi è Alex? Perché è finito lì? Per cosa lotta? Non è dato saperlo.
6. Bastardi a mano armata (A)
Desiderio di vendetta? Check. Occhi da pazzo da cattivo arrabbiato? Ci sono. Voglia di fare del pulp come si faceva nei Settanta? Sì dai, diciamo di sì. Conoscenza dello stile, delle tecniche, o qualsivoglia capacità di mettere su un film d’azione che regga più di un’ora? Eh, manca. Dai, allora magari facciamo che c’è una trama chiara e semplice, per quanto banale? No, non c’è nemmeno quella. Ok, forse Bastardi a mano armata ha davvero dei problemi molto seri.
5. Bliss (A)
Il cambio di mondo, cioè il passaggio dall’esistenza grigia al mondo reale, fuori da quella che già dai trailer si capisce essere una simulazione e la sua conseguente confusione nel protagonista, sembra la versione di un espediente di Philip Dick messa a punto da uno studente che ha fatto tutto all’ultimo minuto. Owen Wilson, catturato, conquistato e educato da Salma Hayek al fatto che c’è una dimensione superiore e una volta transitato dall’altra parte e scoperto di aver vissuto diverso tempo in una simulazione, comincia a distinguere a fatica vero e falso, simulato e concreto. Tuttavia invece di portare a domande esistenziali come in Dick (come posso sapere chi sono davvero? Qual è la vera natura del mondo che mi circonda? Come posso fidarmi delle mie percezioni in un mondo di droghe, alcol e rappresentazioni tecnologiche impeccabili?) porta alle più scontate valutazioni su cosa sia meglio e cosa sia peggio, se una vita di vere emozioni in un posto peggiore, o una in un posto migliore ma gelida.
4. The Manor (A)
Di problemi The Manor ne ha tantissimi, a partire dal suo andamento costantemente prevedibile e dal suo essere semplicemente farcito di cliché e null’altro. Siamo totalmente dentro lo stereotipo dell’horror ambientato in una casa di cura, con infermiere cattive che sequestrano cellulari e vicine di stanza traumatizzate da un potere oscuro. Niente di più noioso e di già visto che si possa chiedere. La regista e autrice Axelle Carolyn non si sforza nemmeno di variare un po’ le scene le une dalle altre, visto che per esempio vediamo la stessa esatta dinamica tre volte di seguito (Judith che ha una visione e lo dice all’infermiera che la mette a letto). L’impressione è che ci si accontenti della prima cosa possa vagamente funzionare e che si vada avanti così fino alla fine.
3. Infinite (A)
Chissà cos’ha fatto di male Mark Wahlberg nella sua vita precedente per arrivare a Infinite. La domanda, in realtà, non è poi così ironica se si pensa che Infinite dovrebbe spiegare perché il suo personaggio, un uomo capace di ricordare le sue vite passate, è destinato a salvare il mondo dalla follia sterminatrice di un cattivo senza scrupoli (e senza chiare motivazioni).
2. Il principe cerca figlio (A)
Il risultato non è un sequel propriamente detto ma uno special televisivo a cui mancano gli applausi registrati quando entrano in scena per la prima volta gli attori del film originale, una reunion di vecchi amici che pensano basti mettere insieme i loro talenti per fare un film divertente e non sentono di essere gli unici a ridere a battute scontate.
In questa maniera Il principe cerca figlio riesce a sbagliare sistematicamente tutto. A partire dalla trama per finire con la coerenza.
1. Cosmic Sin (A)
È difficile stabilire quali siano i difetti principali di Cosmic Sin, forse proprio perché ogni sua parte è sbagliata ai massimi livelli e in ogni senso possibile. Per prima cosa, la storia, sebbene provi ad emergere tramite qualche dialogo e qualche sguardo che ci fa intendere una vaga relazione tra i personaggi (a volte amorosa, a volte di parentela, si suppone – ma niente è certo), non si spiega in nessun modo. Si inizia con un paio di cartelli che ci dicono che siamo in un generico futuro dell’umanità, la quale si è espansa nello spazio facendo guerra alle altre forme di vita. Poi veniamo catapultati in questo futuro, ma di esso vediamo solo bui corridoi di laboratori o strani bar con i neon. Da questo momento si susseguono, senza una apparente logica, una serie di situazioni che rimandano vagamente a scontri tra specie, esperimenti, armi di distruzione di massa, missioni spaziali. È come se Cosmic Sin volesse riempire tutte le immaginarie caselle delle cose che un film di fantascienza può avere, ma facendolo senza alcun senso della storia e senza pietà (e rispetto) per lo spettatore. È impossibile dire cosa faccia male o perché lo faccia: il punto è che proprio non si capisce cosa si sta vedendo, se non che gli alieni sembrano umani ma hanno un cappuccio nero e gli artigli. E che quando combattono, corrono e basta, anche se hanno le spade. Ok, forse nemmeno questo è chiaro.