Paddington 2 è davvero il miglior film di sempre?
Paddington 2 ha il record di recensioni positive sugli aggregatori, ma si merita davvero tutte queste lodi oppure è tutto un caso?
Questa sera va in onda in chiaro in prima assoluta il più grande film della storia del cinema, e ci sembrava il caso di celebrarlo adeguatamente dedicandogli un pezzo. Parliamo ovviamente di Paddington 2: chissà se ve lo ricordate ancora, ma all’inizio di quest’anno, in pieno delirio pandemico, c’è stato un brevissimo periodo durante il quale il film sull’orsetto teneroso è tornato sulla bocca di tutti a quattro anni dalla sua uscita, perché in seguito a una serie di sfortunati eventi che vi abbiamo raccontato qui è diventato il film meglio recensito su Rotten Tomatoes, l’aggregatore di recensioni che insieme a Metacritic può contribuire in maniera decisiva a sancire il successo o il fallimento di un film. Il record è durato poco, nel giro di un mese il film ha perso il 100% su Rotten Tomatoes e Paddington 2 è tornato nel relativo anonimato, nell’attesa che le riprese del terzo capitolo lo facciano tornare in auge. E sapete una cosa? È un po’ un peccato.
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La risposta breve è che ne ha eccome: il film di Paul King, che l’ha anche scritto ispirandosi al personaggio creato dall’autore inglese Michael Bond, nonché sequel dell’altro film di Paul King scritto ispirandosi al personaggio et cetera, è un film formalmente inattaccabile e costruito con un clamoroso mix di astuzia narrativa, voglia di osare, gusto per la sperimentazione, aderenza ai canoni, rispetto per i predecessori e un cuore grande così. È un film perfetto a partire dal fatto che è un sequel che ci si può godere senza aver visto il primo capitolo. Certo ci si perde qualche pezzo secondario, e ci si ritrova di fronte a una serie di personaggi che sono già stati presentati altrove; ma i primi minuti di film fanno un delicato lavoro di ricapitolazione senza mai scadere nel classico “nelle puntate precedenti”, e dopo dieci minuti si sa già tutto quello che serve per godersi il film.
Il bello di quest’avventura è la sua costante imprevedibilità. Certo, in superficie Paddington 2 è la storia di un orso di buon cuore che trova l’amicizia dovunque vada; ma sullo sfondo si agita una vicenda più oscura, dalle tinte quasi mitologiche, una storia di tradimenti e omicidi e tesori nascosti e mappe piene di indizi da identificare e interpretare. Ed è anche la storia di una lunga ed emotivamente lacerante permanenza in prigione, e di un inseguimento tra treni, e di scene comiche che sembrano uscite da una versione di Mister Bean senza il disagio. È un po’ di tutto, insomma, un film che cambia continuamente faccia e diventa quello che più serve a portare avanti la storia; e che raramente sceglie la soluzione più semplice, preferendo disseminare il racconto di snodi di trama imprevedibili e di plot twist a cascata.
Aiuta anche il fatto che, pur essendo un film di ormai quattro anni fa, Paddigton 2 regge alla grande anche dal punto di vista tecnico, e visivamente l’unione tra CGI e veri attori e veri set sfiora la perfezione. Ci si dimentica quasi subito che tutti i grandi volti da cinema che popolano il film (da Sally Hawkins a Brendan Gleeson a un gigantesco e nicolascage-esco Hugh Grant) non stanno interagendo con un vero orso parlante, ma con quello che probabilmente era solo un cuscino verde; e il dettaglio carino è che questa stessa sospensione dell’incredulità viene ripresa in qualche modo all’interno del film stesso, ambientato in una Londra che considera perfettamente normale l’esistenza di un orso parlante e senziente e lo integra nella sua vita quotidiana senza fatica, nonostante si tratti dell’unico animale antropomorfo apparentemente in circolazione. Paddington 2 si impegna talmente tanto a farci credere che Paddington esiste che riesce a convincere anche i suoi personaggi.
C’è poi un’infinita serie di dettagli che possono anche sfuggire a una visione disattenta, ma che contribuiscono a dare profondità al mondo di Paddington e sono segno di grande attenzione al dettaglio, che a sua volta è spesso la miglior indicazione di un lavoro fatto con il cuore. L’enorme quantità di indizi disseminati in giro per il film e relativi al grande mistero, per esempio; il modo in cui i membri della famiglia Brown sono caratterizzati con uno/due semplici dettagli che ci dicono moltissimo sul loro carattere ma serviranno anche prima o poi come vero e proprio plot device; i giochi di parole e le freddure nascoste tra le scritte sui muri, sulle copertine dei giornali e dei libri, all’angolo più remoto dell’inquadratura; il fatto che la colonna sonora non alzi mai troppo il volume e mantenga sempre il tono pacato e british che caratterizza tutto il film.
E ancora: il lavoro fatto sulla voce da Ben Whishaw, che dona a Paddington una profondità e una tridimensionalità che non sono facili da attribuire a un orsacchiotto in CGI. Il meta-humor autoaccusatorio, in un film in cui il villain è un attore, uno che “viene pagato per mentire”. I numerosi richiami a Indiana Jones ma anche la straordinaria capacità di non abbandonarsi al citazionismo spinto da film d’animazione moderno: Paddington 2 ci tiene tantissimo alla propria identità, e a non tradire mai la sua natura di storia edificante e stracolma di buoni sentimenti sì, ma mai fuori posto o retorici (Paddington è uno che ti mostra la bellezza che c’è nel mondo limitandosi a indicartela, come se fosse sempre stata lì anche quanto non te ne accorgevi). I treni a vapore! Meglio fermarci qui prima di raccontarvi tutto il film dalla prima all’ultima scena. Guardatelo, piuttosto: non sarà il miglior film della storia del cinema, ma è un toccasana di cui il mondo avrà sempre bisogno (figuratevi ultimamente).