Ozon e Turturro conquistano Venezia

Venezia 67, Giorno 4 - Questa mattina, abbiamo visto la commedia Potiche del regista francese Francois Ozon, e il documentario di John Turturro sulla musica napoletana...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

  • Potiche
    E' bello iniziare la mattinata con una commedia, soprattutto se funziona. Francois Ozon è un regista ultraprolifico, capace di passare da un film drammatico a una satira di costumi come questa.
    Si capisce in breve tempo perche' la scelta di farlo diventare un film d'epoca è azzeccata. D'altronde, mostrare una lotta di classe politica, ma che ha pesanti influenze anche nella vita personale dei protagonisti, richiede anche un periodo adeguato. Così, il paradosso è che Potiche sembra quasi un Mad Men in salsa francese, ovviamente molto meno drammatico, ma capace di mostrare bene l'ipocrisia e il maschilismo che si nascondono in questi ambienti.
    Nei primi minuti, si potrebbe dire che Catherine Deneuve ha un gran coraggio nell'accettare un ruolo del genere. In effetti, iniziare la pellicola in tuta da jogging è l'antitesi del glamour, così come mostrare una donna costantemente tradita, sola e che scrive poesie malinconiche.
    Ma è proprio tutto questo a rendere cosi intrigante la sua trasformazione e il rapporto con i due personaggi maschili. Gerard Depardieu sembra sfruttare i film fatti assieme alla Deneuve, per creare un passato interessante e credibile per la coppia, e mostra il suo lato più sensibile, soprattutto nella seconda parte. Ma è soprattutto Fabrice Luchini a brillare, nel ruolo di un "padrone che è come Hitler" e che aspetta di ricevere "la specialita'" nella scena più esilarante del film, ma anche in grado di ricordare momenti struggenti.
    E' facile notare come diverse frecciate non funzionano come dovrebbero. Ma è bello vedere titoli del genere, capaci di trattare temi intelligenti in maniera leggera, in concorso a Venezia...

  • Passione
    Il modo più semplice di parlare di Passione di John Turturro e' descriverlo come un lettera d'amore verso la musica e soprattutto la città di Napoli.
    Apparentemente, potrebbe sembrare che il regista stia giocando con gli stereotipi su Napoli e i suoi abitanti, che in diverse scene sembrano debbano cantare quasi per forza. In realtà, siamo ben distanti dalla cartolina folcloristica per i turisti. Intanto, perche' Turturro non ha paura di mostrare anche i vicoli meno piacevoli della citta', ancorando il suo documentario alla vera Napoli. E soprattutto, mettendo in scena una musica talmente eterogenea da confermare le parole di un protagonista, che parla di infinite influenze e contaminazioni dovute alle continue invasioni storiche. E impossibile non rimanere conquistati da Fiorello che canta Carosone, mentre Turturro balla scatenato.
    L'unico problema di Passione e' che forse Turturro non collega bene le varie esibizioni musicali, che non riescono a fornire quel senso di spirito unico che magari si tentava di esprimere. Ma forse e' proprio l'enorme varieta' di Napoli a non poter essere espressa completamente...

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