Oznerol ci ha parlato di Detroit: Become Human, davanti ad un caffé

Cosa succede se prendi un caffè con Oznerol ed inizi a parlare di David Cage e Detroit: Become Human

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Di Detroit: Become Human, l’ultima opera di DavidCage, vi abbiamo parlato nella recensione a cura di Fabio Canonico. Un titolo, questo come gli altri della softeca di Quantic Dream, che ha fatto discutere prima dell’uscita, le cui recensioni hanno creato un dibattito, che sicuramente non si spegnerà ancora per un po’. Insomma, David Cage ed i suoi lavori o li ami, o li odi, le vie di mezzo sono difficili e passano tutte attraverso la consapevolezza dei difetti intrinsechi di questo tipo di produzioni, a metà tra il cinema ed i videogiochi.

Dovreste conoscere anche Oznerol, memelord nostrano attivissimo per quanto riguarda l’ambito della politica, accostata al mondo videoludico. Sono sicuro che, almeno una volta, vi sia passato davanti agli occhi su Facebook uno dei suoi celebri meme o fotomontaggi. Un uomo che ha dedicato la vita alla satira politica attraverso le immagini, che ha materiale a sufficienza per diverse generazioni considerando ciò che sta succedendo attualmente in Italia.

Visto che Detroit: Become Human è un videogioco molto politico, ho deciso di offrire ad Oznerol un caffè (gli devo un po’ di favori) per parlare dell’ultima fatica di David Cage per PlayStation 4.

[caption id="attachment_185505" align="aligncenter" width="1280"]Oznerol Detroit: Become Human Per dire. | Foto di Oznerol[/caption]

Valentino: E insomma pure ‘sto Detroit è arrivato.

Oznerol: Eh.

V: A forza di veder litigare colleghi ed amici sul gioco, ho la mia copia nel celophane e non so se devo aprirla oppure no.

O: Ma non te li regalano a te che scrivi di giocarelli elettronici?

V: Quando sei un collaboratore esterno sei l’ultimo in ordine di successione per recensire i tripla A. È più probabile che Harry diventi Re di Inghilterra domani perché si scopre che tutti i suoi parenti sono rettiliani.

O: Capisco.

V: Tu invece, lo stai giocando Detroit: Become Human?

O: Assolutamente no.

V: Ah.

O: È più forte di me, non riesco a sopportarlo. Mi danno troppo fastidio i giochi suoi.

V: Ma perché “non è un videogioco”, oppure per qualcos’altro?

O: Consideralo così. Un turista tedesco va sulla costa romagnola per passare il ferragosto. Girando tra tabaccai, negozietti di gadgettistica e bar con ancora il menù dei gelati Sammontana prezzato Mille Lire, si ritrova davanti ad una di quelle torrette di metallo con tutte le cartoline in esposizione. Guardandone un paio, si ritrova davanti all’esemplare perfetto che, prontamente, decide di mandare al cugino: un culo enorme, mal ritagliato, che sorvola la spiaggia illuminata dal sole estivo, con scritto in basso a sinistra (font glitterato d’obbligo): "SALUTI DA RICCIONE".

Ecco, questo è David Cage, una bella cartolina con un culo in 2D.

V: Eppure sta ricevendo delle critiche positive.

O: Posso capire la gente a cui piace, ma io di sicuro David Cage non lo invito alle feste. Gruppi WhatsApp senza di lui, cose così.

V: Beh, almeno parli per cognizione di causa.

O: Ti dico, dopo ogni roba sua mi viene l’orticaria. Secondo me è un modo per evadere le tasse, è il riciclaggio dei soldi sporchi di Sony, tipo.

V: Dei colleghi hanno definito Detroit: Become Human “un videogioco orgogliosamente di sinistra”, ed hanno visto negli androidi una metafora dei migranti in Italia. Che ne pensi?

O: Non scherziamo, la politica ha un ruolo pubblico e sociale ben preciso. Quello di creare il memino del giorno e di poter essere paragonata a Dark Souls.

V: Ho ancora più paura di prima. Lo tolgo dal celophane il gioco, insomma?

O: No. Riportalo indietro e comprati le sigarette.

V: Non fumo, dovrei cominciare a farlo?

O: Sì, e dai la colpa a David Cage.

[caption id="attachment_185546" align="aligncenter" width="800"]Detroit: Become Human Sotto il sole, sotto il sole...[/caption]

Finiamo il caffè e ce ne andiamo, ognuno per la sua strada, pronti ad intraprendere percorsi diversi come uno dei tanti diagrammi di Detroit: Become Human.

Passo davanti ad una tabaccheria. Mi fermo un attimo, guardo il distributore automatico delle sigarette, pensando a quanta gente ogni giorno passa davanti a questo posto o si ferma per comprare un pacchetto. Vendono anche cartoline, ne cerco d'istinto una che raffigura un bel paio di natiche. La trovo, ma non è di Riccione, ovviamente. Non compro nulla, e proseguo per la mia strada.

Chissà cosa sarebbe successo negli altri finali.

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