Overwatch, tutte le ragioni di un successo travolgente
Con Overwatch Blizzard ha colpito per l'ennesima volta nel segno, proviamo a capire perché
Blizzard
[caption id="attachment_156641" align="aligncenter" width="600"] Tracer è stata subito incoronata come irresistibile mascotte di Overwatch[/caption]
Marketing e Design
La cura per il dettaglio, le espressioni facciali ma anche la storia dietro ogni personaggio, così come l’attenzione per i dialoghi e il sonoro, hanno fatto registrare nuove soglie per un genere che solitamente considera marginali o di poco conto tutti questi elementi. Blizzard invece ha fatto leva su tutto questo per fare in modo che Overwatch potesse farsi voler bene dal maggior numero di persone possibili, di qualsiasi età, razza o categoria sociale. Il mondo di Overwatch è pronto ad accogliere ogni singolo giocatore, che troverà in game qualcosa di cui innamorarsi perdutamente, elevando la produzione da semplice videogioco a vero e proprio fenomeno culturale.
Gameplay
Overwatch però non è solo contorno ha anche tanta, tantissima sostanza. Giocatori di sei squadre si fronteggiano su mappe dal design lineare ma riuscito, dando vita a duelli esaltanti, sia da vedere sia da giocare. Il gunplay è differente per ciascuno dei 23 personaggi e ognuno di essi ha meccaniche uniche che funzionano alla perfezione solo se miscelate sapientemente con quelle degli altri compagni di squadra. Vale per l’attacco così come per la difesa, con la necessità di cambiare al volo eroe in partita per contrastare le scelte dell’avversario, in una danza continua, fino alla fine del match. Non ci sono eroi “inutili”e il bilanciamento è sopraffino, laddove c’è la necessità di avere team eterogenei composti da curatori tank e assassini, con modalità incentrate unicamente sulla conquista degli obiettivi e che mai, favoreggiano le semplici uccisioni avversarie.
Overwatch ha successo perché fonde la strategia e l’abilità con mouse e tastiera (o pad se preferite giocarlo su console), miscela la comunicazione all’arguzia, senza dimenticarsi ovviamente dell'abilità personale, che conta ancora tantissimo, per un risultato finale sublime. Eppure tanti di questi elementi si possono anche trovare su altri titoli similari come Team Fortress 2 o Tribes o Counter Strike, ma perché allora è Overwatch ad aver rubato la scena nel 2016? Semplicemente perché riesce a fare tutto quello che fanno i diretti concorrenti in maniera più immediata, seguendo il mantra che da sempre contraddistingue i titoli Blizzard: giochi semplici da imparare ma estremamente complessi e profondi per chi vuole davvero cimentarsi a fondo con essi.
[caption id="attachment_156636" align="aligncenter" width="600"] Il già foltissimo roster iniziale, al quale si sono aggiunti nuovi personaggi[/caption]
Esport
Negli ultimi anni gli sport elettronici sono esplosi. DOTA 2, Halo, Call of Duty, League of Legends e Smite sono solo alcuni dei titoli dai montepremi milionari, cifre capaci di attirare le attenzioni dei giocatori più promettenti ma anche di far girare la testa a publisher e investitori. Blizzard ovviamente ci si è buttata a capofitto sperando di catturare nella sua rete per gli anni a venire i tanti interessati al fenomeno. In Italia, come nel resto del mondo, le community sono vive e particolarmente attive con tanto di figure di riferimento e pro player ormai conclamati. Questo si ricollega all’ultimo punto fondamentale da cui deriva il successo di Overwatch: i videogame finalmente sono diventati parte integrante della nostra vita di tutti i giorni. Non esistono più i soli titoli dedicati ai nerd vecchio stampo, a quella piccola nicchia di giocatori spesso isolati ed etichettati in malo modo. I videogiochi sono diventati di “dominio pubblico”, influenzano quello che passa la televisione (gli esport ormai sono parte integrante di ESPN e sempre più trasmissioni ne parlano) finiscono al cinema (Assassin’s Creed e Warcraft sono solo due degli esempi più recenti), ma è tutto il sistema che ormai è arrivato ai tanto desiderati “grandi numeri”. Come tutte le cose destinate a un pubblico così ampio però c’è un’ombra a cui bisogna fare attenzione, a quella deriva modaiola che potrebbe portare le community a spostarsi su un titolo di maggior richiamo o più nuovo nei prossimi anni, un pericolo che Blizzard sembra intenzionata a scongiurare, supportando Overwatch ancora a lungo con nuove mappe, nuovi eroi e nuove modalità, puntando su un elemento essenziale che molti videogiochi ormai non riescono più a regalare: divertire in maniera genuina.