Non mi uccidere è il corpo estraneo dell'horror italiano contemporaneo

Non mi uccidere di Andrea De Sica è un oggetto anomalo nell'horror italiano contemporaneo, che guarda a Twilight e alla New French Extremity

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 Non mi uccidere di Andrea De Sica è disponibile su Netflix dal 21 febbraio 2022

In Twilight, la prima apparizione di Edward Cullen è un’esplicita soggettiva di Bella che lo vede entrare con i suoi parenti nella mensa. Poco dopo, questa dinamica viene ribadita: lei si volta all’indietro per vedere dov’è seduto. "Nessuna di noi li sta bene…Non ci perdere tempo!", sentenzia la sua compagna, interpretata da Anne Kendrick. Questa abbastanza inedita prospettiva femminile nella Love story (dove solitamente è l'uomo a rivolgere il primo sguardo alla donna) è però solo un fuoco fatuo, una miccia che subito si spegne. Il film infatti prosegue focalizzandosi su di lui piuttosto che su di lei…

State tranquilli, qui termina il nostro excursus su Twilight: non vogliamo proporvi una fan fiction (insomma, abbiamo degli illustri predecessori!) né fare i salti mortali e tessere sperticate lodi sulla recitazione della vituperata Kristen Stewart, alla luce dell’inaspettata nomination agli Oscar come miglior attrice protagonista per Spencer. Piuttosto, abbiamo pensato a questa scena guardando un film che ne propone una simile, ma che poi mantiene la prospettiva femminile per tutta la durata: Non mi uccidere di Andrea De Sica. Il film, un vero e proprio oggetto anomalo nel panorama dell’horror italiano contemporaneo, è dal 21 febbraio disponibile su Netflix, dopo essere uscito direttamente in digitale nell’aprile 2021.

La timida adolescente Mirta (Alice Pagani) scorge per la prima volta il "bello e impossibile" Robin (Rocco Fasano) mentre le passa davanti seduto sul retro di un furgoncino ed è lei a rivolgergli per prima lo sguardo. "Piace a tutte, ma noi non a lui", le dice l’amica. Nella scena successiva, lo incontra in una discoteca e ancora una volta la prima inquadratura di lui è una semi soggettiva di lei. Non mi uccidere non è certo il primo film dai tempi di Twilight a ricorrere a questo gioco di sguardi, ma il legame tra i due nasce anche dall’intreccio e dall'approccio del regista. Tratto dall’omonimo romanzo di Chiara Palazzolo, il film inizia con la coppia che sfreccia in auto, fino a quando si ferma in un luogo abbandonato. Lì Robin propone a Mirta una dose di una potente droga, che causa la morte di entrambi. Poco dopo, però, la ragazza si risveglia dai morti, esce dalla bara e si mette alla ricerca dell’amato, cercando di capire se anche lui è tornato dall’aldilà. Le vicende vengono intervallate, senza soluzione di continuità, con flashback che ci raccontano l’inizio e lo sviluppo della loro relazione.

Un angosciante Teen movie

Il primo e fondamentale motivo di originalità di Non mi uccidere è proprio per come prende come modello di riferimento Twilight. In questi ultimi anni, stiamo assistendo a un proliferare di film horror italiani, grazie in particolare alle piattaforme streaming e ai "nuovi" distributori (come Vision, nata del 2016). Al di là dei risultati qualitativi, quello che spesso manca a questi titoli è la capacità di assumere fino in fondo la propria natura di genere e di saper rielaborare i modelli "alti" a cui si fa riferimento. Si preferisce spesso uno stile visivo accattivante fine a sé stesso piuttosto che una storia di effettiva paura. De Sica invece, realizzando un Teen movie (filone del resto mai frequentato veramente dal nostro cinema) ne mette in scena le basi, consapevole di ricorrere a materiale di secondo grado, a partire proprio dal film con Robert Pattinson, il cui pallido volto è richiamato inequivocabilmente da quello di Rocco Fasano. Per raccontare il colpo di fulmine tra i due, prevalgono i ralenti esasperati e un’atmosfera quasi catatonica, con un effetto quasi artificioso.

Ma l'obiettivo non è la parodia: portando all'estremo queste coordinate, si crea un’atmosfera perennemente perturbante e angosciante, dove l'oscurità avvolge gli esterni come gli interni e non si indietreggia di fronte alla perversione degli elementi in gioco. Così, senza proclami, frasi ad effetto o voice over, De Sica riesce a rappresentare senza sconti il disagio giovanile, gli effetti della violenza, fisica e psicologica, sulla donna. Il riferimento è qui alla New French Extremity, anche per come fa parlare i corpi attraverso una colonna sonora come tappetto musicale continuo. Nell’incipit sentiamo Blinding Light dei The Weeknd e poi diversi pezzi techno nelle discoteche, in scene che trasmettono la vertigine dell'estasi e della perdita dei sensi. In questa dimensione, l’attenzione è poi in particolare per il personaggio femminile, che ribadisce l’acuto sguardo del regista verso i giovani.

Corpi fragili, animi forti

Non mi uccidere si pone sulla linea del precedente film del regista, I figli della notte (2016), per come questi si mette all’altezza dei suoi protagonisti, cogliendoli allo stesso tempo in tutte le contraddizioni e lasciandone i caratteri sfumati. Protagonista è Giulio, un diciasettenne che, dopo una bravata, si ritrova in un collegio per figli dell’alta società, una struttura chiusa dal resto del mondo. Lì stringe amicizia con Edoardo, con cui comincia a progettare fughe notturne. Un noir in cui De Sica aveva già dimostrato di saper filtrare con l’horror: le musiche rock e i cromatismi argentiani sono aggiornati alla dance e ai neon delle discoteche. Un coming of age che termina beffardamente lasciando volutamente aperto il ritratto di Giulio: frutto della malsana società in cui vive ma allo stesso consapevole delle proprie azioni.

Così simile è il sorriso beffardo di Mirta con cui si conclude Non mi uccidere. Tornata dai morti, la ragazza scopre una fame di carne umana irrefrenabile, che la porta a uccidere i tanti uomini che si approcciano a lei con palesi intenzioni. La regia si concentra sui dettagli raccapriccianti del corpo, fragile e lacerato, di Alice Pagani (già co-protagonista della serie Baby, co-diretta da De Sica). Un personaggio all'inizio sperduto (condizione simboleggiata da suo abito bianco avvolto dall'oscurità del bosco) che poi da oggetto passivo riesce a farsi soggetto attivo. De Sica guarda qui ancora una volta ai modelli francesi, in particolare a Raw e (inconsapevolmente) a Titane di Julia Ducournau. C’è qualcosa dentro di lei che le modifica il corpo, metafora del passaggio pieno di dolore dall’adolescenza alla maturità. Qualcosa che non può frenare ma che riesce a utilizzare per ribaltare la dominazione maschile. Così, quella che all’inizio sembrava vittima diventa carnefice del maschio, un vero e proprio mostro, e il regista, senza moralismi, sguazza in questa ambiguità.

In una scena, lei indossa degli occhiali da sole con una montatura bianca. Ci piace pensare che questo sia un omaggio a Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli, dove occhiali simili sono indossati in un’immagine iconica dalla protagonista (una giovane Stefania Sandrelli che cerca di farsi strada nel mondo dello spettacolo, fino a scoprirne il marcio). Così, Non mi uccidere si pone in maniera critica nei confronti non solo dell’horror, ma di tutto il cinema italiano contemporaneo. Omaggiando Pietrangeli, un regista sempre attento alla figura femminile, De Sica rivendica la scelta di aver messo come protagonista una ragazzina in un panorama in cui, ancor di più oggi, queste sono raramente al centro della narrazione.

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