NiOh 2, un viaggio nel more of the same di Team Ninja | Provato

Abbiamo provato una beta di NiOh 2, il prequel del titolo pubblicato due anni fa da Sony e realizzato da Team Ninja, tra luci e ombre del Giappone feudale

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L'annuncio di NiOh 2 è stato inatteso e inizialmente, per un certo qual senso, anche ingiustificato: Team Ninja ha deciso di riportarci in quel mondo action dal quale eravamo riusciti a evadere dopo un'esperienza che non aveva convinto in pieno, proponendoci un more of the same del primo NiOh, con un sequel che, provato durante la Milan Games Week, ha lasciato qualche perplessità. Ma anche qualche certezza. Nei pochi minuti a nostra disposizione siamo quindi tornati nel Giappone feudale per scoprire cosa avesse ancora da raccontarci Team Ninja in questa nuova iterazione dell'ultimo suo brand.

NiOh 2

Partiamo col dire che la presenza di un editor del personaggio lascia intendere una customizzazione del nostro combattente leggermente più profonda di quanto visto nel primo capitolo, che non ne aveva una: affidandoci esclusivamente a delle supposizioni, però, c'è da dire che se NiOh peccava in una trama non tanto affascinante da renderla memorabile, la presenza di un protagonista personalizzato - che potrà essere uomo o donna - potrebbe appiattire ancora di più la narrazione, soprattutto là dove il nostro avatar dovesse essere destinato al mutismo, come sta accadendo fin troppo spesso ultimamente nelle produzioni giapponesi. Lasciatoci alle spalle un editor che non ci offriva un approfondimento specifico essendo in ambiente di beta, siamo subito passati a quella che è il cuore dell'esperienza. Accorgersi che il more of the same è una realtà, è immediato: dopo venti minuti di demo sembra di aver giocato ancora una volta allo stesso titolo di due anni fa, che però nel frattempo ha ricevuto un DLC con un nuovo personaggio. Per fortuna, dopo l'iniziale spaesamento dovuto al dover recuperare il feeling con i comandi di NiOh, non strettamente collegati agli altri soulslike, abbiamo potuto notare qualche elemento di differenza rispetto al passato, tra cui soprattutto nuove dinamiche collegate alle trasformazioni in Oni, che nel primo capitolo davano la possibilità di ottenere un potere maggiore attivando gli spiriti.

In NiOh 2 sarà possibile assegnare al proprio guardiano il nucleo di un demone, così da poter lanciare una metamorfosi del nostro combattente, assumere le sembianze del nostro spirito e assorbirne tutti i poteri. In caso contrario, doveste voler conservare l'intera barra dell'energia e utilizzarne solo una parte perché l'avversario che avete dinanzi non è così coriaceo da richiedere un intervento totalitario, sarà possibile effettuare una trasformazione parziale che vi permetterà di usare solo una parte dell'energia. Così facendo aumenterete la varietà nel combattimento e potenzierete la stratificazione dell'utilizzo degli spiriti, in modo da offrirvi una maggior scelta strategica. Per quanto riguarda tutto il resto del combat system non abbiamo notato grandi differenze, anzi il titolo replica perfettamente il gameplay che già avevamo avuto modo di imparare a padroneggiare due anni fa, con tutti i suoi pregi e difetti. Certo è che passare da Sekiro a NiOh 2 è un'esperienza quasi disarmante, perché se da un lato il titolo FromSoftware ha segnato un importante benchmark nel genere, dall'altro il Team Ninja non sembra aver voluto seguire le linee guida imposte dal Lupo, che ha saputo fornire delle meccaniche completamente nuove agli action che strizzano l'occhio ai soulslike.

D'altro canto abbiamo potuto constatare qualche novità anche dal punto di vista degli avversari, affrontando una boss battle sul finire della demo che ha dato spazio a qualche nuova abilità da parte degli Oni. Il boss che ci ha sbarrato la strada, nella consueta nebbia in scala di grigi che anticipa la presenza di un avversario ostico, aveva dalla sua la capacità di riempire il terreno di fiori rossi, un elemento in grado di indebolirci e rallentarci nella sfida. Allo stesso tempo, però, la sfida ci ha permesso di entrare in contatto con una nuova particolare mossa, una sorta di contrattacco che ci permette di respingere quasi con un'esplosione l'attacco avversario: non ci è sembrata facilissima da padroneggiare, il che richiederà sicuramente un po' di esperienza e di allenamento con la stessa. Va da sé che oltre a poter provare le diverse stances a nostra disposizione, che come per il primo capitolo ci permettono di cambiare la forza d'attacco e quella di difesa a seconda delle situazioni, non siamo potuti andare oltre: nei venti minuti a nostra disposizione, NiOh 2 ha confermato di essere un fratello non eccessivamente cresciuto del suo primo capitolo.

Soffermandoci sull'aspetto tecnico, invece, c'è da dire che già il primo NiOh non si esaltava per la resa grafica, né faceva gridare al miracolo per il dettaglio proposto: c'era sicuramente una buona componente di stile, aiutata dall'ambientazione scelta e dal fascino che il Giappone feudale sa trasmettere. Tutto confermato in questo nuovo capitolo, che sarà un prequel dell'avventura vissuta due anni fa su PlayStation 4, il che di per sé rappresenta una nota non estremamente positiva: d'altronde ci saremmo aspettati qualche dettaglio in più, qualche texture maggiormente curata, ma eravamo pur sempre, come già specificato, in ambiente di beta. NiOh 2 si è comunque presentato in maniera molto ottimizzata, senza alcun tipo di calo nel segmento che abbiamo potuto giocare. Positiva anche l'illuminazione, che ci ha permesso di non ritrovarci in un ambiente pesantemente scuro, condizionato dal mood dark e sicuramente non gioioso del titolo stesso.

Per ora è comunque troppo presto per potersi esprimere al meglio su NiOh 2: è chiaro che chiunque si sia fatto ammaliare e affascinare dal primo capitolo, e che dopo i DLC ne voleva ancora, qui troverà la propria pace dei sensi. Dall'altro lato tutti quelli che avevano terminato l'avventura di Team Ninja con scetticismo e poca convinzione, dovranno attendere una prova molto più approfondita per poter sapere se qualcosa potrà cambiare. Il 2020 è dietro l'angolo, oramai, e la speranza che i contenuti innovativi possano aumentare e offrirci un'esperienza molto più appagante di un banale more of the same è forte in tutti quanti.

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