Nintendo Wii: dieci anni fa l’inizio di una rivoluzione mai compiuta

A dieci anni dall'uscita, ecco cosa rimane della spinta rivoluzionaria di Nintendo Wii

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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C’erano quelli che l’avevano prenotata da mesi; chi era già certo che avrebbe dovuto attendere almeno qualche giorno in più prima di poterci mettere sopra le mani; c’era chi, come il sottoscritto, quel sette dicembre di dieci anni fa correva da un capo all’altro di Bologna indomito, determinato, noncurante della scorta di monete che andava velocemente consumandosi in biglietti dell’autobus. Giravo con un amico, appassionato quanto me, perso ormai da tempo e finito chissà dove, perfetto scudiero di quella vera e propria quest che, a una certa ora della sera, sembrava destinata a fallire miseramente.

Dai mega store dei centri commerciali, sino al più piccolo negozietto rintanato sotto i portici, il mantra sembrava lo stesso, un copione grottescamente immutabile che non faceva altro che accrescere l’ansia e il rimpianto di non essersi mossi con un minimo di prudenza. L’entrata nel punto vendita di turno, la richiesta, lo sguardo di compassione del commesso, il patetico tentativo di corromperlo millantando generose mance che non ci saremmo mai potuti permettere, la disperata scelta della successiva tappa di quella che, lentamente, si stava tramutando in un’autentica Via Crucis con zaini pieni di libri al posto della più classica croce, un riadattamento in chiave tecnologica della Passione di Cristo il cui fine ultimo non era certamente la salvezza dell’uomo, ma l’ottenimento, anche per vie poco legali, di un esemplare di Nintendo Wii.

Per chi si era fieramente trincerato dietro lo slogan della Nintendo Difference durante i difficili, ma bellissimi anni del GameCube, quel 7 dicembre 2006 fu un giorno straniante, paradossale, paranormale. Nel giro di ventiquattro ore si era passati dalla desolazione di mucchi di console invenduti, di autentici capolavori lasciati a prendere polvere sugli scaffali dei Game Stop di tutto il mondo, ad un autentico fenomeno di psicosi di massa, un’irrazionale e quasi violenta corsa verso il nuovo oggetto del desiderio divenuto, ovviamente, introvabile per chiunque.

Non che fosse la prima volta che al day one diventasse improvvisamente difficile reperire la console di turno, con PlayStation 2 un mio amico faticò e non poco. Non che non ci fossero stati segnali premonitori che qualcosa di strano stesse per accadere. Eppure nessuno avrebbe mai potuto immaginare una simile irreperibilità, un’isteria tale, una smania fuori dal comune. La storia ha ovviamente un lieto fine. Un folle, in un angolo remoto di Bologna, all’ultimo secondo decise di non ritirare l’esemplare prenotato e il negoziante, che doveva ai risparmi del sottoscritto parte dei suoi guadagni mensili, mi allertò, rendendomi un felicissimo possessore di un Nintendo Wii proprio in zona cesarini, giusto in tempo per saltare la cena perentoriamente sostituita dalla prima, lunghissima sessione con Wii Sports.

[caption id="attachment_165314" align="aligncenter" width="600"]Nintendo Wii Fit Tra i meriti del Nintendo Wii, anche l’esplosione dell’exergaming: termine che indicava l’attività sportiva legata alla fruizione di videogiochi come Wii Sports, Wii Fit o Dance Dance Revolution[/caption]

La vera rivoluzione di Nintendo, non fu certo quella legata ai WiiMote, alla bilancia che ti faceva perdere peso, alle decine di periferiche diverse che finirono, una dopo l’altra, in soffitta di fianco agli addobbi natalizi. Là dove Sony aveva regalato ai videogiochi nuovi modi di esprimersi e di tradursi in linguaggi più maturi e coinvolgenti, la console della Grande N diede ai mondi digitali un aspetto più comprensibile, padroneggiabile, familiare.

Non c’era Solid Snake, con il suo post-modernismo difficile da digerire per una generazione che aveva visto fallire con i propri occhi ogni proposito del sessantotto, né la sostanziale incomunicabilità di un Master Chief araldo di una declinazione della fantascienza aliena agli stilemi di pellicole cinematografiche dello stesso genere come la trilogia classica di Star Wars. Al contrario, Nintendo Wii proponeva passatempi immediati, grazie a sistemi di controllo intuitivi e basati sulla riproduzione fisica dei gesti che avrebbero dovuto compiere le controparti virtuali, nonché volti assolutamente “innocui” e celebri come Super Mario.

Senza una campagna marketing perfetta, risultato mancato totalmente con Wii U per esempio, non ci sarebbero certo stati oltre cento milioni di esemplari venduti in tutto il mondo, ma è indiscutibile che la bianca console di Nintendo abbia saputo crearsi un audience più ampio e variegato di quanto non sperassero ai piani alti di Kyoto.

"Nintendo aveva recuperato le sue origini, proponendo un prodotto semplice, adatto a chiunque, democratico"

Non fu un processo indolore, beninteso. La scarsa potenza grafica, se paragonata alla concorrenza, e la generale sensazione di abbandono del pubblico “hardcore”, unici e solitari sostenitori nell’era GameCube, fomentarono critiche e accuse di buona parte degli appassionati e di una larga fetta di irriducibili fan, delusi e traditi dall’atteggiamento del publisher nipponico nei loro confronti. Con il senno di poi, lo splendore artistico di Super Mario Galaxy, così come autentici capolavori come No More Heroes e Xenoblade Chronicles testimoniano una storia completamente diversa. Eppure, innegabilmente, dieci anni dopo quel lieto 7 dicembre 2006, data di nascita del Nintendo Wii nel nostro continente, è impossibile non avere l’impressione di aver assistito ad una rivoluzione riuscita solo a metà, dei cui frutti, tra l’altro, sembra che ne abbiano goduto più i concorrenti, che non Nintendo stessa.

Del resto il non aver bissato il successo della piattaforma, i rapporti tutt’altro che idilliaci con le terze parti, le vendite sostanzialmente deludenti della maggior parte del software, sono tutti fattori che conducono ad un solo dato di fatto: Nintendo Wii è stato una moda per lo più passeggera, che sostanzialmente non ha cambiato di una virgola il modo consueto di fruire i videogiochi. Nonostante i Move e i Kinect, i pad sono sopravvissuti a qualsiasi “innovazione”, mentre gli esperimenti in campo software, i vari Brain Training e Wii Fit hanno sostanzialmente terminato già da anni la loro parabola ascendente.

[caption id="attachment_165315" align="aligncenter" width="600"]Nintendo Wii Vitality Sensor Tra le decine di periferiche diverse ideate per Nintendo Wii, il Vitality Sensor affascinò e incuriosì gli appassionati per lunghi mesi. Poi, come era facilmente ipotizzabile, il progetto venne cancellato in toto[/caption]

Henry Ford, non certo uno qualunque, amava spesso ripetere che: “c'è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti”. Inutile esibire i roboanti dati vendita di Nintendo Wii. Il vero progresso, oggi, va cercato altrove. Se PlayStation 4 ha raggiunto la notevole quota di cinquanta milioni di unità vendute, lo deve principalmente alla piattaforma della Grande N, più che ai successi di PlayStation 3.

La vera rivoluzione di Nintendo Wii, a ben vedere, è stata proprio questa: pur con centinaia di migliaia di defezioni, “videogiocatori” che consumatasi l’euforia del momento hanno fondamentalmente dimenticato per sempre la loro stagione tra joystick e accelerometri, la console ha comunque saputo emancipare il videogioco più di quanto nessun’altra collega avesse mai fatto in precedenza. Non l’ha fatto dall’alto di una potenza tecnologica in grado di avvicinarsi al mito del “fotorealismo”, né facendo leva sulla maturità del medium di riferimento. Nintendo, semmai, aveva recuperato le sue origini, proponendo un prodotto semplice, adatto a chiunque, democratico, che ha abilmente dribblato qualsiasi accusa di essere l’ennesimo strumento del demonio, reo di plagiare le giovani menti così inclini agli omicidi di massa per colpa di GTA, e che ha saputo rendere una consuetudine il possedere uno strumento di intrattenimento da posizionare di fianco al televisore.

Oggi è la norma godersi le meraviglie di una PlayStation 4 o un’Xbox One, anche perché un tempo ci si sollazzava allegramente agitandosi come matti per vincere un set nel tennis di Wii Sports.

E se non è progresso, questo, cosa può definirsi tale?

Il sottoscritto, nel dubbio, questa volta ha già prenotato un esemplare di Nintendo Switch. Del resto, non avrei più l’età per saltare da una parte all’altra della città in cerca del Santo Graal.

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