Nintendo rifiutò una partnership per Skylanders

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Nintendo avrebbe potuto lanciarsi nel mercato delle statuine 3D ma rifiutò... come mai?

La furba commistione tra giocattolo e videogioco è il tratto distintivo di Disney Infinity e del suo competitor Skylanders.
L'idea di comprare dei figurini collezionabili e catapultarli in un videogioco è un espediente di marketing che in questi anni ha attirato molti ragazzini. I giocattoli fisici, letti da un visore apposito, possono diventare protagonisti di avventure virtuali o essere utilizzati in scontri con altri utenti. Una geniale trovata di business, che ha generato parecchi introiti (il franchise di Skylanders è tra i primi venti al mondo per vendite, con oltre due miliardi di dollari raccolti).

Veniamo oggi a sapere che durante gli stati iniziali dello sviluppo di Skylanders, Nintendo fu contattata per una partnership con Activision. L'azienda produttrice dei giocattoli, Toys for Bob, portò alcuni prototipi alla sezione americana della casa. 
La reazione di Nintendo non apparve troppo convinta agli occhi del co-fondatore di Toys for Bob Paul Reiche. Come risultato, morì l'idea di una collaborazione stretta tra la casa di Kyoto e gli autori del progetto Skylanders.

È sicuramente un peccato che Nintendo non abbia colto al balzo l'occasione. A differenza di Activision, la casa giapponese dispone infatti di un parco personaggi assolutamente sterminato, tale da competere tranquillamente con Disney
A parte la poca lungimiranza, vi è un'altra ipotesi sul perchè Nintendo abbia rifiutato una così ghiotta offerta: il desiderio di inserirsi in proprio nel mercato dei giocattoli virtuali. In effetti, Pokémon Rumble U rappresenterebbe un primo timido passo in questa direzione...

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