Nightmare Before Christmas: 10 cose che lo rendono un classico a 30 anni dall’uscita

Nightmare Before Christmas è un classico di almeno due festività. Ma come ha fatto questo film che compie 30 anni a diventare immortale?

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Con l’arrivo di Halloween ecco che rispunta tra i suggerimenti degli algoritmi Nightmare Before Christmas. Come non cliccare e vedere per l’ennesima volta il film di Tim Burton ed Henry Selick? Quante volte l’avrete visto? Cinque? Sei? O addirittura una per ogni stagione delle festività che avete vissuto? Se vi state chiedendo come sia possibile che il film regga così bene e riesca a ritornare sempre senza stancare mai, pur nella breve distanza di 365 giorni da una visione all’altra, vi proponiamo 10 piccole riflessioni per provare a indagare come abbia fatto il film a diventare un classico. 

Due feste in una

“Questo è Halloween” cantano gli abitanti dell’omonimo paese all’inizio del film sfilando uno ad uno di fronte alla cinepresa. Quando Jack Skeletron catapultato all’interno di una porta a forma di albero e si ritrova in un nuovo mondo si chiede cosa sia quel posto dove non ci sono mostri e i bimbi dormono sicuri nei lettini. “Cos’è, cos’è” continua a cantare. È la Città del Natale. Così Nightmare Before Christmas è un film di Natale o di Halloween? Un po’ di entrambi, perché il suo spirito è pienamente natalizio (rapire Babbo Natale per portare la gioia ovunque e colmare una propria mancanza che rende inquieti), ma il suo stile è quello di un divertente horror. Una collocazione a metà tra due mondi e due feste che allunga la sua longevità, trovando un periodo ideale di visione lungo tra ottobre e dicembre.

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La durata

Sembra strano oggi trovare un film che duri un’ora e sedici minuti raccontando così tanto. Oggi anche i film per famiglie arrivano tranquillamente a quasi due ore. La scelta di far durare poco Nightmare Before Christmas viene sia dal bisogno di contenere il budget, vista la difficile lavorazione per via dello stop motion, sia perché hanno iniziato a girare il film… senza sceneggiatura! C’erano prima le musiche di Danny Elfman completate prima del resto della storia, da lì è stato costruito il resto del film. Oggi la sua durata lo rende perfetto per essere visto e rivisto nei ritagli di tempo. 

Le musiche di Danny Elfman

Elfman ha iniziato a comporre i brani musicali poggiando sulle descrizioni e i racconti dei personaggi fatti da Tim Burton e basandosi sulla parodia della poesia The Night Before Christmas, scritta anni prima dal regista. Il musicista degli Oingo-Boingo aveva iniziato a collaborare con Burton negli anni ’80. Qui presta la voce anche al canto di Jack. La potenza della sua colonna sonora viene da come riesce a mischiare sonorità tradizionali classici con un’opera horror gotica per bambini. C’è qualcosa di storto e decadente in queste allegre canzoni per bambini. 

Il dilemma della paternità

Henry Selick o Tim Burton? Chi ha diretto Nightmare Before Christmas? Nei titoli di coda si dice esplicitamente che è il primo ad averlo diretto. Nella locandina, prima del titolo, si dice che l’incubo prima di Natale… è di Tim Burton. Lo è anche l’idea, gran parte dei personaggi e dell’atmosfera. Quindi dove sta la risposta? Probabilmente nel mezzo. I due registi si incontrarono negli uffici Disney come animatori da uno stile sovversivo rispetto a quello più tenero che la casa spingeva e hanno creato un sodalizio vincente quando Burton, troppo impegnato in altri progetti, non riusciva a supervisionare il film.

C’è da menzionare poi anche un terzo nome che ha dato un impulso essenziale ovvero il già citato compositore della colonna sonora. La questione della paternità non è importante secondo Selick, però ha consolidato il mito del film dividendo gli appassionati in due fazioni e donandogli un’aura leggendaria che perdura nel tempo.

La stop motion immortale

La stop motion non invecchia, l’avete notato? I personaggi animati a passo uno, un fotogramma alla volta, cambiando ad ogni scatto il volto o la posa, conferiscono uno stile fuori dal tempo. C’è sempre la magia di come questi ambienti, fermi nelle loro ricostruzioni fisiche reali, prendano vita grazie al cinema. L’aspetto visivo non si lega a un’epoca precisa. È stato girato negli anni ’90 ma non c’è alcun elemento che ce lo indichi. Se si dicesse a qualcuno che non l’ha mai visto che questo film è uscito in sala pochi anni fa probabilmente lo riterrebbe possibile. Tutto questo grazie alla sua tecnica.

Citazionismo e influenze

A contribuire a tutto ciò c’è anche l’insieme di citazioni e suggestioni così implementate nel racconto da diventare una parte omogenea della sua storia. Le forme e le inquietudini dell’espressionismo tedesco sono ovunque, tirando il film fuori dal tempo. Inoltre i mostri classici si fondono in mostri nuovi. Frankenstein, le streghe, i ragni, gli zombie, i lupi mannari… non manca nessuno, però vicino a loro compaiono in scena nuove creature che sono un po’ un mix degli elementi classici e altre che sono completamente frutto dell’immaginazione dei suoi autori. Un mashup vincente tra il canovaccio delle storie di Natale e le fiabe più lugubri.

La mostruosità usata in senso scenografico

La città di Halloween funziona a modo suo. È piena di cancelli, di forme del paesaggio che richiamano a teschi, spirali ed elementi dell’orrore. C’è una sirena a forma di gatto nero, spassosissima, e il sindaco dalle doppie facce (felice e arrabbiatissima, senza via di mezzo) è deliziosamente satirico nella sua mostruosità. Sally si libera dalle trappole staccando i punti che tengono insieme il braccio: perché ogni mostro usa le sue ferite a modo suo. 

Jack Skeletron all’inizio è spaventoso, ma gli si vuole anche bene a lungo andare e lo si identifica come buono. Così, quando fa le facce mostruose agli altri… non fa paura a chi guarda. Un bell’uso del contagocce della paura, che ci dà dentro quando serve e rallenta quando vuole fare abituare i più piccoli spettatori. 

Il dramma di Jack Skeletron e Sally si capisce da adulti

Ho dentro me che cosa non so un vuoto che non capirò lontano da quel mondo che ho c’è un sogno che spiegarmi non so.” Cita anche Shakespeare, Jack Skeletron, mentre racconta il suo dramma che non riesce bene a individuare. Poi c’è Sally, donna oggetto che si libera, posseduta da uno scienzato pazzo che dispone di lei a suo piacere. Il desiderio di fuga si mischia con la ribellione giovanile quasi come Bella Baxter di Povere Creature. Insomma, Nightmare Before Christmas ha dentro di sé anche un dramma molto adulto.

L’incredibile design

Nightmare Before Christmas, soprattutto nelle parti musicali, permette di esplorare gli angoli di un mondo ricchissimo di dettagli. Il design sarà poi il marchio di fabbrica horror di Tim Burton, su cui appoggerà gran parte del suo immaginario. Sally in origine doveva essere una donna blu con capelli rossi e un corpo da femme fatale in decomposizione. Il cambio è stato funzionale allo sviluppo del personaggio. Nel film ogni comparsa è curatissima e sembra poter sostenere una propria storia. Più che un sequel del film, andrebbe espanso il mondo di Halloween con spin-off. 

I molti strati dell’umorismo macabro

Quando fu proposto il film tutti accolsero bene l’idea... tranne Disney che trovava l’opera troppo cupa per il suo pubblico. In realtà c’è dentro molto umorismo per bambini (come la pozione “alito di rana” erogata da una rana che rutta). Il più delle volte però le risate sono macabre. C’è chi si gratta la testa aprendosi la scatola cranica e arrivando al cervello, c’è un babbo Natale torturato e con la faccia molto inquietante. Quando Jack prova a rifare il Natale regala ai bambini teste mozzate e mostri vari, nella scena più divertente del film. Quando sta consultando i libri per capire cosa sia questa festa dice “deve esserci una spiegazione logica per questa cosa del Natale” ed estrae un libro intitolato “metodo scientifico”. Brillante scrittura che diverte grandi e piccoli.

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