Nightmare 2 – La rivincita e la sua meritata fama

Nightmare 2 – La rivincita è un film iconico per il suo omoerotismo, che oggi è veramente impossibile da non notare

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Stiamo riguardando tutti i film di Nightmare. Abbiamo scritto del primo capitolo qui.

Fin dal momento della sua uscita, Nightmare 2 – La rivincita (non “La vendetta”, perché a quanto pare la distribuzione italiana non voleva confondersi con il secondo Rambo) è stato molto discusso, sicuramente più del suo perfetto predecessore, e di rado per motivi strettamente cinematografici. Parleremo di tutto, ma è impossibile discutere del film di Jack Sholder (ottimo e poco prolifico mestierante dell’horror) senza citare il fatto che è diventato quasi subito un film iconico per quella che al tempo si chiamava solo “la comunità omosessuale”. È un sequel che fa tante scelte interessanti e ne azzecca forse la metà, ma soprattutto è un’opera con un sottotesto omoerotico fortissimo, e che con gli anni abbiamo scoperto essere stato voluto e ricercato, e persino approfondito ed espanso, con continui ritocchi allo script, nel corso della lavorazione.

Nightmare 2 – La rivincita, “l’horror più gay di sempre”

È una fortuna che ci ritroviamo a scrivere di Nightmare 2 – La rivincita nel 2024. Per lungo tempo, la questione dei sottotesti omoerotici del film è stata dibattuta e persino controversa, nonostante la comunità gay l’avesse già accolto a braccia aperte ed eletto a film di culto. Da un lato c’è il protagonista Mark Patton, omosessuale anche se non è del tutto chiaro se al tempo del film avesse già fatto coming out o meno; è il primo che da anni sostiene che ci fosse un chiaro intento, da parte della produzione, di sfruttare questo non-dettaglio su di lui continuando ad aggiungere strati su strati di omoerotismo allo script.

Script che, d’altra parte, è stato scritto da David Chaskin, che per anni ha negato l’esistenza di questo sottotesto, sostenendo che la gente lo notasse solo perché Patton aveva interpretato il ruolo “in maniera troppo gay”. Chaskin ha poi ammesso tutto quanto per la prima volta nel 2010, mettendo la parola fine a ogni discussione e spiegando che l’idea gli era venuta perché l’omofobia stava esplodendo anche tra i giovani e “ho cominciato a pensare al nostro pubblico principale, gli adolescenti, e come questo fatto si stesse infiltrando nella loro psiche”. Da allora la questione è chiusa, ma segnaliamo che nel 2020 ne ha parlato anche il regista Jack Sholder, confessando che “al tempo non mi ero accorto di nulla”. Oggi, nel 2024, possiamo quindi affermare che sì, Nightmare 2 – La rivincita è, se non l’horror più gay di sempre, sicuramente molto in alto in classifica.

La rivincita di Freddy (forse)

Detto di quello che è il motivo principale per cui Nightmare 2 – La rivincita viene ricordato, c’è poi il fatto che si tratta del sequel di uno dei migliori horror degli anni Ottanta, e ha la responsabilità di raccoglierne l’eredità. Lo fa in maniera più coraggiosa di quello che facessero i sequel all’epoca (e pure oggi): invece di ripetere pedissequamente la stessa formula, decide di mischiare le carte in tavola fino a toccare le fondamenta stesse del franchise, e del genere tutto.

Potrà sembrarvi esagerato, ma pensateci. Nightmare 2 – La rivincita è uno slasher senza final girl (ma con un final boy, da cui il discorso di cui sopra). Freddy Krueger, che nel primo capitolo visitava gli incubi dei protagonisti e solo lì era in grado di ucciderli, qui passa più tempo nel mondo reale che in quello dei sogni. Il primo capitolo era uno slasher classico; il secondo è un film di possessioni, che ha parecchie cose in comune con, per dirne uno, La casa di Raimi (Mark Patton deve anche lanciarsi in un paio di scene di body horror alla Ash Williams, ma senza lo sfogo comico). Insomma: è un approccio coraggioso a un secondo capitolo, che purtroppo paga solo in parte.

I problemi di Nightmare 2 – La rivincita

Li lasciamo elencare innanzitutto a Wes Craven, che rifiutò la regia perché non apprezzava lo script e che, al tempo, spiegò in un’intervista a Cinefantastique che “la sceneggiatura non mi piace, è sciocca. Non c’è un eroe senza macchia. Freddy che viene fuori dalla pancia del protagonista rovina la possibilità di identificazione del pubblico. Ho suggerito di rendere la ragazza che abita dall’altra parte della strada la vera protagonista, sarebbe stato più saggio. E secondo me Freddy passa troppo tempo nella realtà, e finisce in situazioni che lo sminuiscono. Freddy dovrebbe essere sempre minaccioso e onnipotente. Ma quando lo vedi correre intorno a una piscina inseguendo un branco di adolescenti che sono tutti più grossi di lui, il tutto comincia a sembrare molto scemo”.

È soprattutto quest’ultimo passaggio che ci interessa: Freddy Krueger è un cattivo perfetto nel primo film perché agisce in una dimensione parallela alla realtà, che ha le sue regole e della quale è padrone assoluto. Portarlo nel mondo reale lo depotenzia, come lo fa il fatto che per tornare a uccidere abbia bisogno di un corpo umano da possedere e sfruttare. Fino alla fine non si capisce se Jesse sia il protagonista del film, la vittima o l’assassino: finisce per essere tutti e tre, il che rende Nightmare 2 – La rivincita un’opera confusionaria. Coraggiosa, più della media dei sequel, ma poco a fuoco. Per fortuna le cose torneranno a migliorare la prossima settimana.

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