Come un network sceglie un pilot: i dodici comandamenti della tv - speciale

Il secondo appuntamento con lo speciale dedicato agli episodi pilota con "I 12 comandamenti della televisione" di Preston Beckman

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Nella prima parte di questo speciale dedicato ai pilot delle serie TV abbiamo descritto il lungo e complesso percorso che i creatori di una serie devono seguire per vedere trasformata la loro idea in un concreto progetto televisivo, ma ciò di cui non abbiamo parlato è il criterio con il quale i network scelgano tra le innumerevoli idee che vengono loro sottoposte ogni anno.

Ad aiutarci in questo senso sarà Preston Beckman, un personaggio non particolarmente noto a chi non fosse interessato al "dietro le quinte" delle serie TV, ma con una lunga ed onorata carriera alle spalle nel mondo dell'intrattenimento. Beckman, conosciuto su Twitter con il nickname di @maskedscheduler, collabora da qualche tempo con il sito TV by the Numbers dopo essere andato in pensione.
La sua ultima prestigiosa posizione è stata quella di vice presidente della programmazione della Fox, ruolo che ha ricoperto per ben 11 anni e, ancora prima, di responsabile della programmazione per la NBC.

In una serie di recenti ed interessanti post, Beckman ha pubblicato quelli che ha definito "I dodici comandamenti della televisione", una lista di regole - richieste dalla dirigenza della NBC quando lavorava per loro - che li aiutasse a valutare i pilot che giungevano al network, per poter selezionare quelli con le maggiori potenzialità.
Dopo aver lavorato per qualche mese alla stesura della lista, Beckman ed il suo collega Don Ohlmeyer, presidente della NBC per la west coast, idearono un elenco di 12 regole che venne chiamato, con una certa dose di ironia "ricerca sui cliché" e che, presentato all'allora presidente del network, fu consegnato a tutti i dirigenti, suggerendo loro di tenerlo a mente nel momento in cui fossero stati chiamati a valutare un pilot.

La ricerca in oggetto incontrò non pochi detrattori all'interno del network, anche se Beckman tentò di spiegare in tutti modi che non rappresentava un protocollo da seguire pedissequamente, ma una sorta di supporto da usare in fase di scelta, suggerendo che se un pilot non presentava almeno una delle caratteristiche elencate, allora avrebbe probabilmente avuto un'alta percentuale di fallimento. Il rapporto conflittuale tra alcuni dirigenti e la lista si complicò ulteriormente quando qualcuno la fece trapelare alla stampa e questa finì pubblicata su TV Guide proprio nel pieno della pilot season.
Nonostante un inizio non proprio stellare, questa lista di regole/suggerimenti, finì tuttavia per consolidarsi e anche quando Beckman andò a lavorare per la Fox, molti dirigenti gliene chiesero una copia.

Ovviamente il concetto stesso di successo di uno show, in vent'anni di televisione, è profondamente cambiato, ma ciò nonostante l'ex dirigente si è divertito a condividere queste 12 regole che, nella loro semplicità, rappresentano l'unico esempio concreto che il pubblico abbia mai potuto vedere dei criteri con i quali i network valutino un pilot, oltre che una sorta di divertente esercizio per stimarne l'applicabilità di questa lista ai giorni nostri in cui - nonostante un mercato sempre più competitivo - show come This Is Us, Empire e The Good Doctor, rappresentano senza dubbio un esempio di successo al quale aspirare.

I DODICI COMANDAMENTI DELLA TELEVISIONE

1. Rodato e collaudato = morto e sepolto - no!
Nel panorama televisivo attuale ci sono sempre meno show di successo, ma basandosi sulle poche eccezioni (Black-ish, The Goldbergs, Young Sheldon, This Is Us, Empire, The Good Doctor) sembra che i generi che attirino più pubblico siano quelli familiari, le soap ed i drammi in ambiente ospedaliero, il che sembra indicare che una delle chiavi per il successo sia la connessione tra le persone e il concetto di guarigione. Questo ovviamente non significa che tutte le serie debbano avere come protagonista una famiglia o che debbano svolgersi in ambiente ospedaliero, ma sicuramente dovrebbero tenere conto del fattore umano e parlare di persone che si supportano a vicenda e che, grazie a questo, riescono a superare tutta una serie di avversità.

2. Un'idea vale quanto la sua esecuzione
Come abbiamo indicato nella prima parte di questo speciale, i network si ritrovano spesso a giudicare l'idea per un pilot sulla base di un documento scritto dal suo creatore, sulla successiva stesura del copione e solo alla fine sulla visione vera e propria del pilot. In questo secondo comandamento Beckman sottolinea come, nella sua carriera, sia capitato molto spesso di vedere crollare le proprie aspettative in seguito all'esecuzione scadente di un episodio pilota, sottolineando come la buona esecuzione sia legata a molti fattori, primo tra tutti il casting. In questo senso, la scelta degli attori ha un'importanza fondamentale e non solo perché il nome di un protagonista piuttosto che di un altro porta con sé una certa garanzia di successo, ma soprattutto perché bisogna essere in grado di scegliere la persona giusta nel ruolo giusto.

3. Pochi show hanno successo senza un protagonista con cui potersi relazionare, sensibile e competente (e - per quanto concerne le commedie - divertente)
Una delle ragioni del successo di Friends è legata proprio al fatto che il pubblico sia riuscito a relazionarsi con i giovani protagonisti. Tutti i ventenni cresciuti con quella serie volevano essere loro, ma soprattutto riuscivano senza alcuno sforzo ad immaginarsi a vivere le loro vite.
Allo stesso modo la competenza è una chiave del successo: CSI ha avuto il lungo corso che ha avuto, perché il pubblico credeva nell'intelligenza dei suoi protagonisti e Bones è arrivato a festeggiare 12 stagioni, perché era una serie che parlava di un gruppo di investigatori e scienziati capaci di risolvere anche il più intricato dei casi.
Quando poi una serie ha un protagonista la cui caratteristica è proprio la mancanza di sensibilità, per fare un nome per tutti basta citare Gregory House, è importante che il cast di supporto sopperisca a questa mancanza, proprio come nel caso dei medici interni che gli gravitavano attorno o al suo amico di sempre Wilson.

4. Il pubblico non guarda la televisione per deprimersi
Show eccessivamente tetri, raramente conquistano un ampio pubblico e finiscono per essere considerati prodotti di nicchia. Serie con trame particolarmente cupe, hanno trovato il perfetto ambiente in cui fiorire nella TV via cavo, in cui i rating non sono così importanti quanto nella TV generalista. Quando questo genere di show ha cominciato a diffondersi anche tra i network, Beckman ha coniato la definizione "invidia del cavo", per descrivere il desiderio di alcuni dirigenti di investire in alcuni progetti senza riguardo per i rating. Show del genere, per avere successo nella televisione generalista, necessitano di umorismo, come le migliori commedie hanno successo soprattutto quando sanno produrre episodi drammatici.

5. Il pubblico non guarda cosa gli può essere utile a meno che non sia divertente, eccitante o coinvolgente
Beckman definisce alcuni pilot analizzati nella sua lunga carriera come "spinaci", tutti sanno che fanno bene alla salute, ma non per questo vogliono mangiarli. Secondo l'ex dirigente della NBC e della Fox, i network non hanno necessariamente la responsabilità di fornire una programmazione ritenuta "formativa" per gli spettatori e quando capita che uno show lo sia, non dovrebbe rendere manifesta la propria intenzione. La regola da tenere a mente in questi casi è che, prima di tutto, uno show deve intrattenere e che se proprio deve comunicare un messaggio, lo deve fare in maniera sottile, non sfacciata.

6. È più facile apprezzare ciò che si capisce
Questo è uno dei comandamenti che il suo ideatore ha ammesso essere tra i più ignorati. Mr. Robot, The Leftovers, Legion, Twin Peaks, Lost, c'è una lunga lista di serie basate essenzialmente sul fatto che il pubblico non ha idea di quello che stia succedendo e solitamente hanno due punti in comune, rating piuttosto bassi, ma lunghe e complesse discussioni a loro dedicate sui social media. Le serie sci-fi sono particolarmente vulnerabili a questo comandamento e dopo un pilot particolarmente avvincente, arrivati al terzo episodio, tendono a perdere colpi. Per Beckman, ricevere feedback positivi da un pilot, ma leggere anche che il pubblico scelto a cui è stato sottoposto in anteprima ha contemporaneamente mostrato di avere le idee confuse su ciò che ha visto, è sempre stato un segno di allarme. Una maniera facile per individuare questo genere di show, è il modo in cui vengono promossi: quando guardando un promo non si riesce a spiegare il concept di uno show, è facile che questo rientri in questa categoria.

7. La serializzazione è sia un'opportunità che un rischio
Con la conclusione dell'era di Dynasty e Dallas, alla fine degli anni Novanta, - e con la sola eccezione presentata dalla Fox con Beverly Hills 90210, Melrose PlaceCinque in Famiglia - in televisione non c'erano molti esempi di soap di successo e men che meno di serie si-fi che, come Fringe, soffrivano di quei problemi di "confusione" di cui si accennava nel comandamento precedente. Gli show serializzati sembravano vivere un momento di crisi, che si è però interrotto con il ritorno di drammi familiari come Empire e This Is Us.
Anche lo sviluppo da parte della TV via cavo di serie come I Soprano, Breaking BadSons of Anarchy ha contribuito a rendere questa regola meno rilevante. Il fatto di poter vedere le serie in streaming e di aver ridotto il numero degli episodi da 22/24 a 13, se non meno, ed il lusso di non doversi preoccupare per i rating, ha dato nuovo lustro alla serializzazione, rendendo questa regola meno importante di quanto non fosse prima.

8. Siamo stati tutti giovani
A prescindere dall'età degli spettatori, tutti si identificano con la gioventù. Più un cast è giovane, più una serie avrà possibilità di successo e anche se il target di una serie è giovane, gli adulti si uniranno comunque alla festa.
Bisogna fare comunque attenzione ad un fatto: gli spettatori giovani sono volubili e sono quelli che si fanno meno problemi a passare al prodotto successivo. Un buon esempio di questo fenomeno sono le serie della Fox e della WB degli anni Novanta, concepite per un target molto giovane, ma che hanno - di fatto - mantenuto il successo grazie ad un pubblico di età tra i 35-49 anni, che hanno mantenuto in vita le serie nonostante il pubblico più giovane le avesse ormai abbandonate.

9. E' più facile che le donne guardino uno show concepito per gli uomini che gli uomini ne guardino uno concepito per le donne
Beckman ricorda di aver fatto una ricerca, quando ancora i film erano un parte integrante della strategia dei network, che si basava sui rating della fascia di età 18-49 tra donne e uomini, grazia alla quale constatò che i film concepiti per le donne ottenevano rating insignificanti tra gli uomini, mentre non era vero il contrario. E questa è una regola che vale tutt'oggi per le serie TV. Show come Game of Thrones o The Walking Dead, hanno un audience piuttosto vario se giudicato in base al genere, perché - nonostante la violenza e l'azione - c'è quell'elemento dato dal senso di famiglia e di connessione umana che attira anche il pubblico femminile.

10. Le persone che vogliono vedere sesso e violenza hanno scelte migliori dei network
Un network, a differenza della TV via cavo, deve sottostare alle restrizioni imposte dai pubblicitari e anche dal fatto che devono prestare attenzione al sentire comune e alla sensibilità di un audience che comprende tutta la nazione, il che vuol dire che ci sarà sempre un limite a ciò che i network potranno mostrare. Questa limitazione, tuttavia, può essere intesa come un vantaggio quanto si traduce nella necessità di essere più creativi in termini di narrazione a dispetto del sensazionalismo. A questo proposito Beckman riporta il caso dell'undicesimo episodio della quarta stagione di Seinfeld, intitolato The Contest, in cui George Costanza (Jason Alexander) raccontava ai suoi amici di essere stato colto dalla madre mentre di masturbava, un esempio di televisione che l'ex dirigente definisce intelligente e creativo, proprio per il delicato tema trattato.

11. La TV crea le sue stelle
Fare televisione significa sperimentare: una regola a cui bisognerebbe attenersi soprattutto per quanto concerne i casting dei pilot. I network spesso cadono nella trappola di usare nomi noti come protagonisti, una scelta che sicuramente aiuta in fase di lancio di uno show, perché questi attori portano con sé una fanbase che tenderà a seguire il loro idolo. Tuttavia l'esperienza ha insegnato a Beckman che scoprire un nuovo talento che non abbia sulle spalle il peso di ruoli passati può essere persino più eccitante.  Bisogna sempre tenere a mente che il pubblico è più interessato al personaggio che al nome dell'attore che lo interpreterà, ecco perché avere un direttore del casting di talento è fondamentale per una serie TV.

12. "Uomini, donne, nascita, morte, infinito". I grandi eventi della vita si trasformano in grandi rating
Quello che introduce l'ultimo dei 12 comandamenti è l'incipit di Ben Casey, una serie della ABC andata in onda dal 1961 al 1966. Nello stesso periodo Richard Chamberlain, sulla NBC, era protagonista del Dr. Kildare ed entrambi gli show trattavano il tema di eventi in grado di cambiare la vita delle persone. Un elemento fondamentale per il successo di una serie televisiva è proprio mettere i protagonisti di fronte ad accadimenti che possono cambiare loro l'esistenza o che forniscano loro la possibilità di evolvere e maturare. Parte del fascino di The Walking Dead, Game of ThronesThis Is Us è che la vita dei protagonisti di questi show può cambiare ed evolvere da un momento all'altro. Gli episodi con i rating maggiori in ogni serie TV, sono quelli che implicano la morte, la nascita o il matrimonio di un personaggio e se si riesce a creare uno show in cui questi eventi fanno parte del tessuto connettivo della serie, le possibilità di successo aumenteranno considerevolmente.

CORRELATO - La regia nelle serie TV e le differenze con il cinemaPer quanto semplici, se non ovvie, queste 12 regole possano apparire e sebbene, come dicevamo all'inizio di questo speciale, non costituiscano - nel loro insieme - una legge da seguire alla lettera, quanto piuttosto un suggerimento per valutare le potenzialità di un pilot, il fatto che le serie TV possano essere giudicate in base a canoni così apparentemente elementari è, in un certo senso, confortante, come lo è sapere che la nostra regola aurea di "non giudicare mai una serie dal suo episodio pilota" trova riscontro nelle parole di Preston Beckman.Secondo l'ex dirigente, infatti, non è inusuale che serie con pilot che hanno scatenato reazioni particolarmente positive possano comunque fallire nel lungo termine e questo spesso dipende dall'ingente investimento economico che viene fatto a discapito del resto della stagione. Quando si assumono grandi registi e si sparano tutte le cartucce a propria disposizione per incontrare il favore del pubblico, ma non si è in grado, nel prosieguo, di mantenere il medesimo livello qualitativo, quello è il momento in cui una serie fallisce.Sebbene non ci sia dato sapere se questi "comandamenti" siano ritenuti un approccio valido da tutti i network, resta comunque interessante avere questa finestra su un mondo che ci è solitamente precluso e, forse, in futuro, aver accumulato queste conoscenze, ci aiuterà a guardare ad una serie con occhi più critici e sicuramente consapevoli.

Fonte:  tvbythenumbers, Revenge of the Maskedscheduler

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