Nessuno ti salverà: quanto è difficile essere fedeli alla semplicità di un'idea

La forza di Nessuno ti salverà viene dalla sua idea di messa in scena. Poi il film si prende paura e si convince che non sia abbastanza

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Spoiler Alert

Partiamo da quello che ha detto Stephen King a proposito di Nessuno ti salverà: “Bisogna tornare indietro di 60 anni, a un episodio di Twilight Zone intitolato “The Invaders” per trovare qualcosa che gli si avvicini.” Non è vero. Basta guardare L'immensità della notte per smentirlo: un altro film di alieni costruito tutto su un’idea (c’è un segnale intercettato per sbaglio, bisogna capire cosa sta succedendo). C’è stato anche 10 Cloverfield Lane, episodio del franchise antologico di Cloverflield, che sarebbe stato bene tra le fantasie di Rod Sterling dentro Ai confini della realtà

Certo, il Re non è certo una garanzia in fatto di recensioni. Leggere qui per capire il perché. Ma è per forza di cose una voce che risuona forte e questa volta con ampio consenso. L’impressione, con Nessuno ti salverà, è che gli elogi che il film si sta prendendo vengano più dalla forza della sua idea che dalla riuscita nel suo complesso. Se la nostra epoca di prodotti pensati per lo streaming e il piccolo schermo (ma anche in parte quelli per il grande schermo) ci avesse abituati a ricevere ogni mese qualche idea originale, a basso costo e con grande carattere, avremmo considerato il film di Brian Duffield allo stesso modo? Probabilmente no. 

Solo che Nessuno ti salverà sembra così diverso (non lo è), da diventare un esempio genuino di cinema artigianale (non lo è) e un esempio di come si possa fare bene con poco, basandosi interamente sul proprio linguaggio, inteso come la prosa cinematografica. Perché la grande idea di sceneggiatura è proprio di non avere quasi per nulla dialoghi. Brynn (una Kaitlyn Dever visibilmente schiacciata dal peso di portarsi il film sulle spalle) è una ragazza che vive isolata dal resto della comunità. È successo qualcosa nel suo passato che la tormenta. Gli altri provano ostilità nei suoi confronti. Quando arrivano gli alieni nel suo cortile inizia una lotta per la sopravvivenza. Fugge anche a chiedere aiuto in città. Lì capiamo una cosa importante per la sua personalità: lei è trattata come un’aliena tra i suoi concittadini. 

Eh sì, proprio così. Tutto esplicito. Brian Duffield ha un proposito molto buono: usare solo le immagini per entrare nelle emozioni della protagonista, farle affrontare i suoi fantasmi mentre deve sopravvivere agli invasori, molto fisici e molto presenti, che la vogliono rapire. Solo che l’esecuzione è quanto mai superficiale, come se una volta avuta l’intuizione il film dovesse far vedere di essere qualcosa di più. 

Quando gli strati sono tutti superficiali

Simboli, simboli ovunque. Nessuno ti salverà li accumula come in un’antologia delle immagini più sfruttate dall’horror colto dell’ultimo decennio. Brynn costruisce case di bambola (Hereditary) all’interno della sua abitazione. C’è qualcosa dentro la casa che deve entrare, le mura sono una barriera protettiva come in Nope. Gli UFO sono vintage, l’immaginario è quello tradizionale anni ’60 proprio come nel film di Jordan Peele. Dal regista viene preso anche il tema del possesso del proprio corpo che sconfina in quello del doppio.

Perché, come in Babadook, lotta con il “mostro” è terapeutica. La protagonista combatte contro se stessa in qualche modo. La sopravvivenza è guarigione, è auto perdono. Brynn è viva, ma la sua è una “non esistenza”, dato che intorno a lei c’è una disapprovazione tale che la imprigiona nei suoi confini. Così Nessuno ti salverà diventa un film sulla depressione generata dal senso di colpa, sull’odio verso se stessi e sulla possibilità di andare avanti. Sul rapporto tra queste emozioni e il contesto sociale, l’approvazione o la disapprovazione delle altre persone, in cui si generano. Ce n’era bisogno? Decisamente no.

Il già citato L'immensità della notte usava le sue idee per costruire un’atmosfera distintiva. Lì i movimenti di macchina si premurano di illustrare lo spazio, pur limitato, in cui si svolge l’azione per far provare allo spettatore l'impressione di essere di fronte a un ambiente complesso, in cui la sua vitalità parte della persone. Per restare schiacciato sui propri simboli Nessuno ti salverà si rifiuta di espandere il suo orizzonte, di far vedere ciò che accade all'esterno del campo di battaglia privato tra Brynn e gli alieni. Deve trattenersi per arrivare al colpo di scena che dovrebbe tirare le fila dei suoi significati, sufficientemente espliciti per appagare, ma anche criptici al punto giusto per far sì che si cerchi “Nessuno ti salverà spiegazione finale" durante i titoli di coda. 

Nessuno ti salverà dall’horror innocuo

Anche chi ha gradito la visione di Nessuno ti salverà lo ammetterà: è un horror che fa di tutto per essere innocuo, a partire dal design dei suoi alieni. Le creature mostruose più accoglienti e rilassanti che si siano viste negli ultimi anni. Certo, il film furbamente farà intendere che è tutto voluto, ma come non sorridere di fronte ai piedi fatti di piedi, agli occhi grandi ed espressivi, a dei poteri straordinari che non gli impediscono di morire uno dopo l’altro?

Nessuno ti salverà ha il pregio di stare intorno all’ora e mezza di durata. Solo che sfrutta malissimo il suo tempo appoggiandosi a una formula che lo rende monotono. C’è un alieno sconfitto, segue uno più forte, poi uno più grosso e così via. È sul terzo atto che il film perde ogni ritegno. Immancabile il trucco del sogno che normalizza una realtà diventata incubo. Pur senza parole deve ricorrere allo spiegone, per non lasciare alcun dubbio sul fatto che questa storia sia “qualcosa di più”. 

È questo il problema di Nessuno ti salverà, un film di genere che poteva vivere solo nel suo esercizio di stile. Bella l’idea di provare ad essere pura regia, solo tensione e messa in scena, solo comunicazione visiva e riempirsi di significati veicolandoli attraverso gli oggetti e le azioni. Perché allora negli ultimi minuti sembra vergognarsi di questa semplicità? Perché vuole ad ogni costo rilanciare in alto e dire allo spettatore che la pura esperienza cinematografica non può farsi significato, deve esserci anche una morale. Invece che uscire dai cliché li abbraccia tutti, uno ad uno.

La ragazza in pericolo è solo uno strumento di sceneggiatura che non può subire nulla di male fino a che non sarà arrivata dove trama richiede. Gli alieni sarebbero potuti essere qualsiasi altra cosa. La strada e la cittadina in cui si svolge l’invasione non è meno artificiale delle case di bambola collezionate da Brynn. Così come il film stesso.

Cosa ne pensate? Avete apprezzato Nessuno ti salverà? Ditecelo nei commenti!

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