Negli anni ’60 Disney aveva una versione migliore del green screen e poi l’ha persa!

C'è una soluzione migliore del green screen. L'ha scoperto la Disney negli anni '60. Un gruppo di esperti l'ha ricreato.

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Alla fine i ragazzi di Corridor Crew ce l’hanno fatta: hanno ricreato lo schermo giallo. L’alternativa allo schermo blu e verde scoperta dagli artisti degli effetti speciali al soldo di Walt Disney nella metà degli anni ’60. Si tratta di un metodo leggendario nel mondo degli effetti visivi. Una tecnica considerata superiore al classico green screen. È stato utilizzato per la prima volta per dare vita alle scene in cui il mondo di fantasia si mischia con gli attori reali in Mary Poppins. Una tecnica di cui hanno spesso parlato sul loro canale YouTube, dove analizzano e spiegano la realizzazione degli effetti speciali, ma che è stata perduta nel tempo. 

Da una cinquantina di anni nessuno la usa più per via del prisma di vetro che necessita. Ne sono stati creati solo tre, poi scomparsi insieme alla conoscenza pratica del metodo per realizzare l’effetto. Insieme al contributo di un ricercatore sono riusciti a ricreare il prisma “divisore di raggi” e a mettere la tecnica alla prova del tempo.

Il problema del green screen

Oggi una delle tecniche più usate è quella di filmare all’interno del volume: un enorme schermo LED in cui passano le immagini di sfondo. La versione più diffusa, con il miglior rapporto costi-benefici è quella del green screen. Lo schermo verde porta con sé una serie di problemi: non si possono filmare immagini sfocate, se si indossano vestiti di colori simili a quelle del telo sullo sfondo la sostituzione con un’altra immagine risulta scontornata male. Il verde poi, se illuminato male, rimbalza sulla pelle dei personaggi, sui loro vestiti e ne cambia il tono. 

Il processo con le lampade ai vapori di sodio (lampada a scarica) permette di evitare molti di questi problemi. All’epoca la tecnica fu rivoluzionaria, ma non venne sviluppata quanto il successivo green screen. 

Come funziona la tecnica dello schermo giallo?

Al posto di uno schermo verde o blu si usa un telo bianco che assume un tono giallo quando illuminato da lampade ai vapori di sodio a bassa pressione. Si collocano in uno spettro preciso di luce gialla che può essere bloccata da un filtro o, al contrario, può essere l’unica cosa che viene recepita dalla cinepresa. 

In sostanza, attraverso un prisma in grado di dividere i raggi si può dividere la luce che passa attraverso l’obiettivo su due pellicole diverse allo stesso tempo. Una cattura solo la luce generata dalle lampade ai vapori di sodio, l’altra cattura tutto il resto dello spettro luminoso, ad eccezione del giallo delle lampade. Si ottengono quindi due immagini: una con gli attori a colori, l’altra con le loro sagome. Unendole si ottiene l’immagine “scontornata” senza che i colori vengano alterati e con la possibilità di applicare in maniera efficace l'effetto anche su elementi semitrasparenti.

Con tutti questi vantaggi, come mai non si è utilizzato questo metodo fino ad oggi? Semplicemente perché produrre il prisma è un processo molto costoso. Negli anni ’60 ne sono stati prodotti tre, poi andati perduti verso gli anni '80. Il green screen ha fornito un’alternativa più economica e meno complessa, soppiantando di fatto le ricerche e lo sviluppo sullo schermo giallo. Fino ad ora. È qui infatti che intervengono gli artisti di Corridor Crew. Da tempo ossessionati dalla questione, sono stati raggiunti da Paul Debevec, un ricercatore che è riuscito a replicare il prisma, e sono stati invitati a provare la tecnica. 

Il risultato

Il video mostra nel dettaglio l’esperimento. Uno "stress test” dove il soggetto principale è un clown con un vestito pieno di colori “ostili” al normale chroma key e con veli trasparenti. Sul set hanno dovuto prestare particolare attenzione al fatto che la luce riflessa fosse totalmente nello spettro richiesto e che non colpisse il soggetto. 

Il confronto tra il green screen e yellow screen è impietoso. Nelle condizioni sperimentali il risultato è nettamente migliore con le lampade a vapore di sodio. Oggi, come viene sottolineato nel video, questa tecnica può essere considerata la migliore tra quelle che comportano un chroma key, uno sfondo da sostituire. Attualmente però la diffusione del volume nei set ha fatto fare un passo avanti che ha cambiato il paradigma con cui si pensano questi effetti. I pannelli LED sono più versatili e offrono risultati generalmente molto soddisfacenti. Difficile quindi immaginare un ritorno della sperimentazione sui prismi e sugli sfondi gialli. Il salto generazionale spingerà sempre di più l’innovazione sugli schermi del volume e sulla capacità dell’intelligenza artificiale di facilitare l’immersione dei soggetti in un ambiente di finzione.

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