Napoleon Dynamite compie vent’anni

Napoleon Dynamite raggiunge il traguardo dei vent’anni, ed è ancora un film stranissimo, abrasivo e potenzialmente irritante

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Napoleon Dynamite uscì nei cinema l’11 giugno 2004

Lo diciamo da subito e senza filtri: non è per forza facile voler bene a Napoleon Dynamite, che fu un piccolo ma interessante caso critico quando uscì vent’anni fa e che però, nel corso del tempo, non ha lasciato poi un grande segno sul cinema indipendente americano (andate a vedervi la filmografia successiva di Jon Heder e del regista Jared Hess per conferma). Piccolo oggetto di culto per una generazione di nerd che hanno poi però cambiato i loro riferimenti e i loro idoli andando a pescare da prodotti più glamour, è un film che a tratti sembra faccia di tutto per farsi odiare, o quantomeno per mantenere un certo distacco tra chi guarda e il suo protagonista. È un classico caso di film del quale si può riconoscere il valore pur non amandolo – e per un’opera indipendente questo rischia di diventare un problema.

Napoleon Dynamite e Napoleon Dynamite

Il fulcro della questione sta tutto nel protagonista: Jon Heder ritrae un personaggio superficialmente simile a un milione di altri nerd visti in un milione di altri film, ma con una serie di caratteristiche che lo differenziano in maniera decisiva. Napoleon Dynamite non è solo un po’ sfigato, asociale, bruttino e con delle fisse tutte particolari: questo succede a tutti i nerd cinematografici da quando è stato inventato il termine. Forse non è neanche del tutto un nerd, forse il termine corretto per descriverlo è “geek”; il fatto è che, a differenza di tanti altri personaggi simili, gli mancano quelle caratteristiche che consentono di empatizzare con lui.

Per esempio: è vittima dei bulli, ma sembra quasi non rendersene conto, ed è bullo a sua volta, nel senso che tratta male quelle poche persone che stanno più in basso di lui nella scala sociale. Non è dolce, romantico o sognatore: è solo molto strano. A tratti sembra persino cattivo, oltre a essere probabilmente non molto intelligente (altra caratteristica che invece di solito i nerd possiedono, essendo la loro arma principale). D’altra parte, però, Jared Hess ha descritto Napoleon Dynamite come “molto autobiografico”: si può trovare il protagonista antipatico, ma si può anche ammirare il coraggio con cui l’autore ha scelto di rappresentarlo senza limarne gli aspetti più spigolosi.

Il resto dell’ecosistema

Non sarebbe corretto, però, ridurre Napoleon Dynamite al suo protagonista, perché come molte commedie indie (poi torniamo anche sul genere di riferimento) quello che conta è anche l’ecosistema che gli ruota intorno. Il fratello Kip, che ha passato i trent’anni ma ancora non si azzarda a pensare di uscire di casa. Lo zio Rico, che non si capisce mai se sia un furbastro che vuole sfruttare i nipoti scemi o se sia altrettanto scemo pure lui. La nonna eterna giovane, un personaggio che non avrebbe stonato in Little Miss Sunshine. L’amico Pedro. Deborah, il “love interest” con tutte le virgolette del caso di Napoleon. Sono una serie di facce (e caratteri) completamente assurdi, eppure perfettamente integrati nel mondo di provincia nel quale si svolgono le vicende. Non hanno senso in senso assoluto, ma hanno senso in quanto gente che gira attorno a Napoleon.

Ecco perché parlavamo prima di “genere di riferimento”. Napoleon Dynamite è senza alcun dubbio una buffa commedia piena di umorismo deadpan, ma è anche uno spaccato di vita (quello che in inglese si chiama slice of life) reso tale dalla sua natura autobiografica. È anche il motivo per cui è difficile spiegare di preciso di cosa parli: è un film nel quale succedono delle cose nel corso della vita del protagonista, ma non ha una struttura da commedia tradizionale, e neanche il suo ritmo. È un film che procede, come e quando vuole lui, e che lascia spesso a bocca aperta perché è impossibile aspettarsi quello che accadrà nella scena successiva.

L’eredità di Napoleon Dynamite

Arriviamo quindi al punto dolente: è un film talmente strano e fuori dagli schemi che non è mai esploso davvero. Non esistono cloni o eredi di Napoleon Dynamite, a meno di non voler considerare tali il già citato Little Miss Sunshine o magari Juno. Ma entrambi i titoli citati hanno caratteristiche più commerciali e commerciabili, che li rendono più appetibili e digeribili anche a chi non si rivede nelle loro protagoniste. Napoleon Dynamite, invece, sembra un film fatto per chi almeno una volta nella vita si è sentito Napoleon, e fatto anche per irritare chi, al contrario, ha avuto a che fare con un Napoleon e non l’ha apprezzato (o capito).

Certo, non esistono leggi che dicono che se non lasci eredi non sei un grande film. E anzi, forse il fatto di essere ancora oggi un oggetto cinematografico così alieno è la vera grandezza di Napoleon Dynamite: un film su un personaggio non particolarmente simpatico e a tratti apertamente irritante, che però esiste, e ha diritto quanto chiunque altro ad avere una vita, degli amici, dei sogni. Un personaggio che non fa nulla per farsi amare, e la cui assenza di ruffianeria (e in senso più lato di vendibilità) è come una medaglia d’onore. O forse neanche quello: a Napoleon, più semplicemente, non frega nulla di quello che pensate di lui.

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