Moulin Rouge!: 15 anni e 10 motivi per rivederlo

Moulin Rouge! compie 15 anni. Riscopriamo insieme lo spettacolare musical di Baz Luhrmann con Nicole Kidman e Ewan McGregor

Redattore su BadTaste.it e BadTv.it.


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Moulin Rouge! compie 15 anni. Il più celebre dei film di Baz Luhrmann, con Nicole Kidman e Ewan McGregor, usciva in Italia tre lustri fa. Tra i suoi effetti sull'industria dello show business, il rilancio del musical a Hollywood e l'avvio di un fortunato trend di film musicali che ha caratterizzato i primi anni 2000. Colossale videoclip, opera pop di mix e remix, baraccone di luci, suoni e suggestioni, calderone di spettacolo e avanspettacolo, il film di Luhrmann è ancora oggi un potente catalizzatore di emozioni per via del contrasto tra la sua lineare semplicità e la barocca complessità della messa in scena. Ecco dieci motivi per i quali rivederlo.

1. Libertà, Bellezza, Verità, Amore
E non è questione di “pace nel mondo”. Moulin Rouge! ha declinato alla perfezione i valori bohémien che hanno incarnato lo spirito di un tempo e di un luogo, nella sua giostra variopinta di impresari e artisti squattrinati, nani e ballerine, uomini d’affari e donne di malaffare, nobili e sgherri: tutti al cospetto dei quattro mantra sui quali si muove un circo equestre di sentimenti e interessi, passioni e intrighi, speranze e illusioni. E nella Parigi del 1899, i pilastri del credo bohémien si incastrano con naturalezza l’uno nell’altro: impossibile credere in uno dei quattro tralasciando gli altri tre.

2.The Sound of Music
Luhrmann parla d’amore per 143 volte, attinge da La Traviata a Margherita Gauthier, e non nasconde di aver avuto come fonte di ispirazione il mito di Orfeo ed Euridice, con un giovane genio musicale che scende negli inferi per strapparvi la sua amata e riportarla nel mondo dei vivi. Il tutto, al ritmo di una compilation di pietre miliari e grandi successi: Christian conosce melodie che saranno composte durante il secolo successivo, e l'effetto straniamento lo rende inevitabilmente avanti rispetto alla sua epoca. Il suo funambolico viaggio è una proposta a scendere nei bassifondi, mascherata da invito a fare un giro su una giostra. Se vi perdete, chiedete alla Fata Verde.

3. Figli della rivoluzione
Chi sono, veramente, i children of the revolution? Un esercito di anticonformisti liberi dagli schemi e portatori di un messaggio di anarchica poesia o individui inevitabilmente soli alla costante ricerca di emozioni forti? Nel raccontare il mirabolante contorno dei due sfortunati amanti, come già fatto in Romeo + Giulietta, Luhrmann sospende gran parte del giudizio sul contesto limitandosi a piccole perle di contorno che raccontano l’intimità di personaggi vistosamente sopra le righe: come Toulouse, che una sera osserva l’orizzonte parigino con uno sguardo di ecumenica malinconia, svelando finalmente l’irrinunciabile inquietudine con la quale ogni artista non può che convivere.

4. “Mia cara, una ranocchia!”
“A tratti voglio che sia come un cartone animato” amava ripetere sul set Baz Luhrmann, che è riuscito a infarcire il suo film di un fiume di “momenti WTF” senza togliere un briciolo di pathos o di intensità alla sua storia e giocando con il surreale senza mai trasformarlo in parodia. Il culmine, forse, nel capolavoro diplomatico di Harold Zidler, pronto a convincere l’impaziente duca che l’ennesimo mancato appuntamento di Satine si deve alla volontà della starlette di confessarsi prima di giacere con il viscido papavero di sangue blu. E Like a Virgin è più che utile per prendere tempo quando non lo si ha.

5. The Show Must Go On
Sempre e comunque. Lo spettacolo deve continuare. E il montaggio si adatta di conseguenza. Moulin Rouge! è volutamente, intrinsecamente e consapevolmente privo di un “equilibrio” e non fa che impelagarsi in voli pindarici di spettacolo, tra sottofondo e chiasso, senza fermarsi mai e senza dare al pubblico un attimo di respiro o la facoltà di riorganizzare i pensieri. È anche per questo che il film di Luhrmann va giù come un bicchiere di assenzio flambeau. L’importante è non interrompersi. Mai.

6. Nicole Kidman
È il cuore pulsante del film, l’anima della festa, la regina rossa di un regno notturno di luci e ombre dietro il quale si nascondono storie che, forse, non conosceremo mai. “Una vita senza amore è terribile” protesta Christian, “No, stare per la strada, quello è terribile!” replica lei. Chi è Satine? Non c’è tempo per conoscerne il passato e né, purtroppo, per proiettarla nel futuro. Satine è la quintessenza del presente, del qui e dell'ora, di un tempo inafferrabile come l’adesso: bisogna solo amarla, prima che voli via. “One Day I’ll Fly Away”: è un avvertimento a tutti coloro che rinviano la vita a tempi migliori nell’eterna attesa di qualcosa di indecifrabile. In una delle bozze originarie dello script aveva un figlio di tre anni, al quale Christian raccontava poi la sua storia. Ma nel film, ogni riferimento “esterno” alla vita della giovane musa è scomparso, in favore di un rapporto totalizzante e identificativo tra la star e il Moulin Rouge, che vive della sua luce riflessa.

7. Mashup!
Il Mashup come arma narrativa. Luhrmann lo usa per dare voce a personaggi che vivono, per l'appunto, un eterno presente. Se Moulin Rouge! fosse un sogno, non si farebbe scrupolo ad attingere a tutto ciò che risuona come iconico nella nostra testa. E non a caso, L’Elephant Love Medley riesce ad amalgamare con efficacia All You Need is Love dei Beatles, I was Made for Loving You dei Kiss, In the Name of Love degli U2, Don't Leave Me This Way di Thelma Houston, Silly Love Songs di Paul McCartney, Up Where We Belong di Joe Cocker e Jennifer Warnes, Heroes di David Bowie, e I Will Always Love You di Dolly Parton. E sopra un elefante è tutta un'altra cosa.

8. Non è un palcoscenico sul grande schermo
Per quanto strizzi costantemente l’occhio alla teatralità del palcoscenico, Moulin Rouge! resta un esperimento puramente cinematografico. A teatro, anche con la miglior mise-en-scène, non avrebbe la stessa carica di pathos che ha sul grande schermo. I voli pindarici della fotografia del film di Luhrmann raccontano una disperata corsa contro il tempo. Non è un caso che la sorte di Satine sia rivelata fin dall’inizio: tutto il resto è sia un sogno ad occhi aperti che un vero e proprio incubo affabulatore che accompagna il pubblico verso un destino inevitabile, mescolando linguaggi diversi come solo il cinema è in grado di fare.

9Roxanne
La gelosia ti farà diventare matto. Jaek Koman, interprete dell’argentino narcolettico, ruba la scena a un cast di stelle. Riprendendo il celebre singolo dei The Police, il più potente dei plot twist di Moulin Rouge! regala una performance corale a montaggio alternato sugli effetti della gelosia e sulla degenerazione del sentimento in follia. Se c’è un ballo capace di esprimere la commistione tra erotismo e rabbia è proprio il Tango, in cui la complicità nel ritmo incontra la tangibilità del corpo.

10. Non servono 10 motivi per rivederlo
Oppure potrebbero essercene altri 10. Piaccia o meno, è difficile che il film di Luhrmann lasci indifferenti. Nel 2001, dopo un secolo di cinema, “La cosa più grande che tu possa imparare è amare e lasciarti amare” è diventato un consiglio talmente diretto da risultare, forse, stucchevole. Eppure, dopo Moulin Rouge! viene il dubbio che il più banale degli aforismi sia proprio quello giusto.

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