Miyazaki e l'Italia

I risultati di Ponyo sulla scogliera, che non raggiungerà il milione di euro nel nostro Paese, confermano le difficoltà di Miyazaki nel nostro Paese. Ma quali possono essere le cause?

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

Nel 2000, avevo appena iniziato a occuparmi professionalmente di cinema. In quel periodo, una delle pellicole che aspettavo di più era La principessa Mononoke, nonostante fino a quel momento non avessi visto film di Miyazaki (anche perché la reperibilità era difficilissima). Questa volta, però, l'occasione era notevole, visto che sarebbe stata la stessa Disney a distribuire il film. Insomma, finalmente quello che veniva considerato uno dei maggiori registi di animazione al mondo veniva presentato con gli onori che meritava. Purtroppo, le cose non andarono come sperato e il film incassò veramente due lire (e sì, c'era ancora la lira). In quel periodo, si disse che la Disney boicottava il film e il suo autore, giudicati concorrenti temibili della casa del Topo.

Purtroppo, anche negli anni seguenti le cose non hanno funzionato. La città incantata è stato distribuito da Mikado, una società indipendente che ovviamente non poteva avere interesse ad 'affossare' Miyazaki, tanto che gli ha permesso di ottenere il suo miglior risultato di sempre in Italia... ossia, meno di un milione di euro. Ecco allora che, per il film successivo, Il castello errante di Howl, arriva la Lucky Red. Risultato? Poco più di 500.000 euro. I dati di Ponyo sulla scogliera sono invece storia recentissima, ma non certo 'nuova'. La pellicola ha infatti ottenuto 660.000 euro dopo il terzo weekend di programmazione e non raggiungerà il milione.

Insomma, nada, in Italia Miyazaki funziona peggio del più infimo film di serie Z. Ma a cosa è dovuto questo fatto? Non essendo un istituto di sondaggi, posso soltanto fare delle ipotesi. Come detto, dopo l'esperienza della Buena Vista con La principessa Mononoke, l'ipotesi complotto la possiamo scartare (e già in precedenza non è che fosse straordinaria). Di sicuro, non si può dire che l'animazione giapponese non interessi al pubblico italiano, visto che qualsiasi cittadino sotto i quarant'anni ci è cresciuto, volente o nolente. Forse, si può pensare che certi prodotti funzionino meglio in televisione che al cinema. Io, personalmente, sono anche convinto che, come spesso succede, prodotti come quelli di Miyazaki (che in Giappone sono il massimo del commerciale e battono tutti i record di incasso, Titanic compreso) in Italia vengono lanciati e promossi come troppo sofisticati. Per carità, non sto certo sottovalutando questi capolavori, ma soltanto sostenendo che film come Ponyo sono tranquillamente godibili dai bambini a un certo livello e dagli adulti a un altro. Solo che i critici italiani sembrano fare di tutto per spaventare l'opinione pubblica.

Prendiamo la recensione di Fabio Ferzetti sul Messaggero, che conferma che, quando è in palla, Ferzetti può tranquillamente aspirare al titolo di miglior critico d'Italia. E' infatti un articolo che chiarisce tanti riferimenti importanti e che sicuramente è un piacere da leggere per gli appassionati. Ma che idea dà a chi magari (e sono ovviamente tanti) il cinema di Miyazaki non lo conosce? Si parla di 'risonanze psicanalitiche", di "Bachelard" (ammetto, ho dovuto controllare su Wikipedia chi fosse), di arte giapponese, di "amore carnale" (qui il rischio di fraintendere è grosso) e di pesci-spermatozoi (e qui le famiglie sono scappate).

E Ferzetti non è l'unico che ha affrontato in questo modo Miyazaki. Anche un critico come Mereghetti ha spesso parlato di cose come "teatro kabuki" (vere, per carità). E se pensiamo al recente caso Wall-E (che a sentire certi quotidianisti era quasi un pamphlet rivoluzionario ed ermetico e non un intelligente e godibilissimo prodotto di animazione), vediamo che questo atteggiamento non è nuovo (così come non sono inediti i risultati). Questa, ovviamente, non è una critica all'operato di certi giornalisti, che peraltro in queste occasioni offrono spesso il meglio della loro scrittura. Ma da un punto di vista commerciale, non mi sentirei di dire che fanno il bene del film. Cosa che, ovviamente, non è la loro funzione. Ma forse un modo per lanciare meglio le pellicole che amiamo (di Miyazaki e non solo) bisognerebbe trovarlo...

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