La nostra classifica di tutti i film di Resident Evil, dal peggiore al migliore
Resident Evil è tornato: in occasione dell’uscita di Welcome To Raccoon City ecco la classifica dei film della saga dai migliori ai peggiori
INDICE
Resident Evil: Retribution
La cosa più bizzarra dell’intera saga di Resident Evil è che l’uomo che l’ha fortemente voluta è anche quello che ha girato i capitoli peggiori della saga. In particolare dopo il 2010, il povero Paul W.S. Anderson è andato incontro a un filotto di disastri nei quali ha provato a sperimentare con il 3D e a combinarlo con la sua passione per l’ipercinetismo e le inquadrature spericolate, ottenendo come risultato roba tipo I tre moschettieri. O appunto questo Retribution, che riesce a spiccare per il casino immotivato che genera in una saga già parecchio confusa di suo riesce. Rispetto al prossimo posto in classifica ha il vantaggio di coreografie più chiare e meno da epilessia istantanea, ma poco altro.
Resident Evil: Afterlife
Il ritorno di PWS alla saga è anche il film che più di tutti si batte con Retribution per l’ultimo posto in classifica. Il fatto che sia stato concepito già nel 2005 come seguito di Extinction ma che sia poi uscito solo cinque anni dopo già all’epoca era un segnale che qualcosa non stava funzionando; in questo caso il qualcosa è quasi tutto sulle spalle dell’autore del film, che scrive una sceneggiatura inutilmente intricata e un po’ scema e ci innesta sopra alcune delle peggiori scene d’azione da lui mai girate, con in particolare un utilizzo criminale del 3D. Il suo vero difetto però è forse quello di riprendere alcuni aspetti dell’estetica del primo film e ripulirli a livello “pareti di vetro di un Apple Store”, dando così un taglio netto con l’immaginario post-apocalittico che funzionava così bene nel secondo e terzo capitolo.
Resident Evil: The Final Chapter
Viene voglia di premiarlo solo per il simpaticissimo titolo nel quale non abbiamo creduto neanche per un istante – a meno che non vogliate obiettare che “Welcome to Raccoon City è un reboot e quindi non c’entra con i sei precedenti”. In realtà The Final Chapter ha il grosso difetto di arrivare troppo tardi: è il film nel quale PWS dimostra di aver finalmente capito come usare i nuovi giocattoli tecnologici sui quali ha puntato fin da Afterlife, e di conseguenza quello più leggibile a tutti i livelli – visivo, ma anche di scrittura. Aiuta anche il fatto che il film è una sorta di chiusura collettiva di parentesi, un gigantesco sendoff che può quindi contare anche sul fattore emotivo.
Resident Evil: Apocalypse
Alexander Witt è la seconda unità di fiducia di Ridley Scott da sempre, e Apocalypse è il suo debutto assoluto da regista. Basato in parte su Resident Evil 3: Nemesis (il videogioco), è un taglio netto con le atmosfere claustrofobiche del primo film della saga, e comincia ad avvicinarsi alla post-apocalisse dei film successivi, come suggerisce d’altra parte anche il titolo. Anderson non c’è, ma in qualche modo si vede: il film pesca a piene mani da classiconi sci-fi tipo Fuga da New York, e a Witt non rimane che eseguire. Peccato solo che Nemesis, uno dei mostri più (possiamo dirlo?) iconici della saga videoludica, non riesca, per motivi che se avete giocato ai giochi potrete facilmente capire, ad avere l’impatto che si meriterebbe.
Resident Evil
D’accordo, molta gente lo odia, perché pur essendo molto simile al videogioco al quale si ispira (in termini di ambientazioni e di storia raccontata) Resident Evil prende una strada molto più action, diciamo da Aliens, e rinuncia quindi alla claustrofobia e al terrore puro del non sapere che cosa si nasconde dietro l’angolo. Ma Resident Evil, visto con gli occhi della persona a cui piace il genere e non con quelli da fan dei videogiochi, era e rimane ancora oggi un ottimo action-horror; teso il giusto, violento quanto basta e anche un po’ di più, girato con mano sufficientemente ferma da rendere leggibili anche le infinite sparatorie in corridoi bui che lo caratterizzano. E poi è il film che ci ha regalato Milla Jovovich nella sua versione migliore di sempre: anche per questo gli siamo grati.
Resident Evil: Extinction
Sapete cos’ha fatto Russell Mulcahy prima di Extinction? Alcuni esempi. Un horror con un cinghiale assassino intitolato Razorback (bellissimo, recuperatelo). Il primo Highlander. Il secondo Highlander. The Shadow, quello con Alec Baldwin supereroe. Il video di A Kind of Magic dei Queen. Il video di Total Eclipse of the Heart di Bonnie Tyler. Questo per dire che Russell Mulcahy è tante cose, ma sicuramente non è una persona sobria. Ed era quindi quello che nel 2007 serviva a Resident Evil, un film che per far capire le proprie intenzioni fin dall’inizio si apre quasi in stile Saw e prosegue così:
...e prosegue dritto per dritto su questa strada fatta di deserto, neve, e un’eccezionale Las Vegas post-apocalittica, regalandoci tra l’altro una delle morti migliori della storia del cinema (spoiler, ovviamente, ma è qui) e un finale che finale non era e che ci prometteva altri film di quel livello, con quell’impatto visivo e con quell’arroganza. Le cose poi non sono andate così (v. l’inizio della classifica), ma per lo meno Russell Mulcahy si può consolare sapendo che non è colpa sua.