Michael J. Fox e la malattia: "Più mi sento meglio, meno è reale"
In occasione dell'uscita del documentario Still, Michael J. Fox ha rilasciato una lunga intervista a Variety parlando della sua malattia
È disponibile dal 12 maggio su Apple TV + Still: un film di Michael J. Fox. che, nella forma del documentario, racconta la vita del celebre attore di Ritorno al futuro, dall’infanzia alla scoperta a ventinove anni di avere il Parkinson.
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L’incontro tra la giornalista e Fox avviene in un momento particolarmente difficile per l’attore. Oltre ai gravosi problemi di salute, recentemente è morto il suo cane, suo suocero e sua madre. La prima domanda è immediata: come ha fatto a scrollarsi di dosso tutto quel dolore? E altrettanto immediata è la risposta:
La mia famiglia. La mia famiglia mi ha tirato fuori.
Sapevo a malapena dove mi trovavo e non sapevo davvero quello che stavo facendo. Questo ha fatto bene al film perché era previsto che Marty (di Ritorno al futuro ndr) fosse disorientato.
Poi arriva il successo. “Ero uno stronzo”, commenta Michael J. Fox. Ma noi non gli crediamo e nessuno si è mai lamentato di lui...
A ventinove anni la diagnosi e una serie di film di scarso successo. Confessa l'attore di aver rifiutato di recitare in Ghost:
Non vedevo come potesse funzionare. Questo dimostra che anche io posso essere un idiota.
Con la scoperta della malattia, Fox inizia a bere.
La mia amica Jennifer Grey ha usato un’ottima frase nel suo memoir. Ha scritto: “Il mio corpo non può metabolizzare l’eccitazione che bramo.” E a quel punto era lo stesso per me. Avevo bisogno di qualcosa, un modo per esprimere me stesso, e ho usato l’alcool.
Dopo dieci anni trascorsi a nascondere la sua malattia al pubblico, Fox esce allo scoperto. Inizia in quel momento a leggere commenti di persone malate di Parkinson su internet, contente che ci fosse qualcuno che parlasse della malattia, sdoganando il falso mito che fosse solo “qualcosa per vecchi”:
Le persone erano nude di fronte al bisogno di qualcuno che le aiutasse. Condividere quella notizia è stato come alleggerirsi, ma allo stesso tempo avere un nuovo peso. È stato… non so, un aggiustamento del mio fardello.
Fox continua a recitare, la sua carriera non finisce come temeva. E grazie a quei ruoli vince numerosi premi:
Ho ottenuto più premi e nomination da quando ho annunciato la mia diagnosi. Può essere che le persone si sentano male per me, ma io preferisco vederlo come un riconoscimento per aver continuato ad avere una carriera.
Emerge il ritratto di un uomo profondamente ottimista nelle parole dell'attore e nell’osservazione della sua vita:
Sono ancora felice di alzarmi la mattina ed essere parte delle cose. Mi godo semplicemente i piccoli problemi dell’esistenza. Amo svegliarmi e capire come funziona e allo stesso tempo stare con la mia famiglia. Il mio problema è che cado. Inciampo sulle cose e cado e rompo cose. E questo è parte di avere la mia malattia. Ma spero, e lo sento, che non mi romperò così tante ossa domani. Questo è essere ottimisti.
Il rapporto dell'attore con il suo corpo è ovviamente cambiato nel corso degli anni. E le medicine sono diventate parte della sua vita.
Quando mi sono seduto e ho iniziato a parlare con te, sapevo che sarebbe occorso un minuto perché le pillole facessero effetto e poi sarei stato okay. Ma quello che devo capire è che se prendo le medicine e poi sto bene, non è una cosa reale. Se non le prendo e mi sento di merda, quello è reale. Quindi più mi sento meglio, meno è reale.
Fox ha fatto così tanto per le persone malate come lui, sia in termini di presenza sia grazie alla sua fondazione dedicata alla ricerca sul Parkinson. Si sente un eroe? L’attore si imbarazza di fronte a questa definizione:
È solo un modo carino che usano le persone per farmi sapere che sono commosse dal modo in cui accetto le cose e dal modo in cui provo a fare una differenza. Ma non importa quante volte mi possa sedere qui e parlare di quanto abbia accettato con filosofia la mia malattia e il suo peso, il Parkinson continua a farmi il culo. Non vincerò. Perderò. Ma c’è tanto di cui essere grati nella perdita.