Michael Cimino è stato l'araldo di una nuova era del cinema e ne ha pagato le conseguenze
Nato nella New Hollywood ma già appartenente al cinema che sarebbe venuto, Michael Cimino non era come i suoi coevi
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Michael Cimino è stato uno degli ultimi registi della New Hollywood non solo cronologicamente. Artisticamente apparteneva già ad un’altra era, non veniva a suggellare quella generazione ma ad annunciare il cinema che stava arrivando. Con un piede negli anni ‘70, come testimoniano i toni aspri di Il Cacciatore, il suo Vietnam che va e viene nella trama e la presenza di alcuni degli attori fondamentali dell’epoca (oltre a De Niro anche John Cazale), Cimino non era esattamente come Bogdanovich, Coppola, Friedkin, Scorsese e via dicendo. Non aveva fatto la gavetta nella serie B di Corman e soci, non veniva da un mondo di cinema economico ed inventivo ma il suo opposto, veniva dal mondo delle produzioni a budget altissimi delle pubblicità, tutto visual e montaggio. Invece che aver lottato su produzioni indipendenti, era diventato noto per una serie di spot memorabili e complessi, elaborati e sorprendenti. Il più famoso dei quali fu uno per la United Airlines pensato come un musical di Broadway.
Questa della pubblicità è stata la porta d’ingresso al cinema per moltissimi registi di nuova generazione (dal suo coevo Ridley Scott fino a David Fincher), autori che non nascono nelle ristrettezze ma nelle produzioni brevi e ricche, nella committenza pura e in un mondo in cui la forma conta moltissimo. Questo splendore pubblicitario si rintraccia a fatica in Il Cacciatore e Una Calibro 20 per lo Specialista (ma c’è, batte fortissimo dietro la maschera del cinema ‘70s) e sarà ancora più evidente nei film successivi, specie in I Cancelli del Cielo e nelle sue elaborate coreografie. Croce e delizia di una carriera fondata sullo sforare i budget, sul desiderio irrefrenabile di titanismo e sul pensare sempre in grande, è inevitabilmente questa mentalità che segna non solo la parabola di questo autore ma anche la magnificenza delle sue opere migliori.
La tragedia di I Cancelli del Cielo, una specie di grandissimo poema epico sfortunato ma con gli occhi di oggi bellissimo, è quella di un regista che voleva sempre di più e non era abituato a dover lavorare di ristrettezze. Uno che ha girato l'ultimo film di John Cazale, attore simbolo di quell'era che aveva iniziato con Il Padrino, e il primo a dare un ruolo sostanziale sul grande schermo a due degli attori fondamentali del cinema americano più audace che sarebbe venuto, Christopher Walken e Meryl Streep.
Relegato poi a pellicole più modeste come Il Siciliano, Verso Il Sole e il remake di Ore Disperate, il curriculum di Michael Cimino è forse uno dei pochi ad Hollywood a vantare più progetti non realizzati che realizzati. Tra i film che avrebbe dovuto dirigere e invece non ha diretto figurano commedie come Footloose e drammi durissimi come Nato il Quattro Luglio.
Oggi che è scomparso lo ricordiamo con il massimo dell’affetto quindi proprio a partire da quel grande fallimento, dal quel desiderio non apprezzato di girare il film più grande di sempre, il poema epico di tutta una generazione arrivato troppo presto o forse troppo tardi.