Megalopolis, Architecton e The Brutalist: l’architettura cinematografica del 2024

Tre film presentati nei maggiori festival del 2024 esplorano l’architettura come metafora della trasformazione sociale e personale. Tre opere di Kossakovsky, Coppola e Corbet che riflettono su passato, presente e futuro del nostro mondo costruito

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Il film della settimana è Megalopolis, il film di Francis Ford Coppola al cinema dal 16 ottobre.

Premessa

Tre festival dei Big Five (Sundance, Berlino, Venezia, Cannes, Toronto) hanno presentato in questo 2024 importanti film su architetti ed architettura. Ha cominciato a inizio anno Viktor Kossakovsky a Berlino in Concorso con Architecton, documentario sulla storia di alcuni immortali progetti edilizi del passato. Dalle rovine di Baalbek in Libano fino alla Turchia del terremoto del 2023. Nel film è presente un attacco al cemento armato considerato ottuso e retrogrado, c’è fiducia in nuovi materiali e regna la stima nella progettualità del nostro Michele De Lucchi, inquadrato mentre immagina un nuovo paesaggio attorno a sé. Il film è in cartellone anche alla 19° edizione della Festa di Roma dentro la sezione Best of 2024.

Poi a maggio, durante la 77° edizione del Festival di Cannes, è arrivato il mastodontico Megalopolis di Francis Ford Coppola su un architetto immaginario di nome Cesar Catilina, interpretato da Adam Driver. Infine, a settembre, durante la Mostra del Cinema di Venezia numero 81, abbiamo fatto la conoscenza di un altro costruttore con la mente di nome László Tóth, con la faccia di Adrien Brody, dentro il dramma storico The Brutalist di Brady Corbet. Tutte le opere erano in competizione dentro il Concorso principale dei tre Festival.

Caso o necessità dentro un mondo che dovrà essere ridisegnato, e riprogettato, via surriscaldamento globale come spiega il personaggio di Andrea Pennacchi in Siccità di Paolo Virzì? Noi registriamo solo in questo 2024 tre film importanti da Festival sull’argomento: un documentario e due fiction. È una figura che ha sempre affascinato il cinema, da La fonte meravigliosa (1949) di King Vidor da romanzo di Ayn Rand al documentario di Sydney Pollack Frank Gehry - Creatore di sogni (2005), in cui Bob Geldof giustamente assegna a questi lavoratori una grande responsabilità per plasmare il mondo in cui poi vivranno le varie classi sociali.

Dentro C’eravamo tanto amati (1974) di Ettore Scola, un passaggio particolarmente amaro è quello in cui si suggerisce il sacco edilizio di Roma del Dopoguerra cui partecipa il personaggio di Gianni Perego, interpretato da Vittorio Gassmann. In quel caso politici, costruttori, ingegneri e architetti costruiscono palazzi periferici orribili e mal funzionanti che avrebbero indignato intellettuali come Pier Paolo Pasolini.

Ma torniamo al nostro trio 2024. Architecton è uno sguardo sul passato, quando la costruzione entra o meno in simbiosi con la struttura del mondo. The Brutalist è un’epopea di finzione sui patemi dell’architetto profugo, ambientata dalla seconda metà del ’900 fino agli anni ‘80. E poi c’è il terzo film.

Megacoppola

Megalopolis è una fantascienza postmoderna che mescola Antica Roma, autobiografismo e materiali magici degni di Tolkien. Come vede l’architetto l’ottantacinquenne regista de Il padrino (1972) e Apocalypse Now (1979)? È un visionario, ribelle, ricco, premiato (ha vinto il Nobel), recentemente vedovo, idealista, egocentrico ma ossessionato dal futuro e dal bene comune. Dirige un think tank di giovanotti come è sempre stato il sogno di Coppola.

Praticamente, Cesar Catilina è Francis Ford Coppola, il quale ha visto sua moglie Eleonor, cui il film è dedicato, salutarlo per sempre questo aprile 2024, a pochi giorni dall’anteprima mondiale di Megalopolis a Cannes. È da poco vedovo anche l’architetto Cesar Catilina di Adam Driver dentro Megalopolis. Vive a Nuova Roma che, come la Gotham City dei Joker di Phillips, è smaccatamente somigliante a New York. Anche se questa Grande Mela ci sembra meno sporca di quella del 1981-1983 del dittico di Phillips.

Con Megalopolis siamo in un passato retrofuturista di casate patrizie, sindaci che si chiamano Cicerone (Franklyn Cicero, per la precisione) e satelliti con su scritto CCCP che possono precipitare in città (c’è ancora l’Unione Sovietica?). È tutto caciarone, sgargiante e festante. Coppola ha sempre amato il cinema appariscente di Baz Luhrmann, con cui è stato spesso visto cantare insieme l’opera italiana durante cene pantagrueliche in Australia.

In mezzo a questa realtà così particolare, tra gangster, popstar verginee e festini chiamati Saturnali, il geniale e irrequieto Cesar Catilina si muove come un toro scatenato avendo due caratteristiche stregonesche:

  1. sa fermare e manipolare il tempo peggio di Doctor Strange della Marvel;

  2. ha scoperto un materiale più interessante del cemento armato (amato invece dal László Tóth di The Brutalist) di nome megalon, che non può non ricordarci il mithril tolkieniano.

Come sappiamo anche dalla recente serie Gli Anelli del Potere su Prime Video, il mithril serve a forgiare gli Anelli voluti da Sauron per irretire e controllare gli abitanti della Terra di Mezzo. Il megalon, invece, serve a Catilina per edificare la nuova metropoli dei suoi desideri. Come l’ha inventato? Non si sa. È leggero, trasparente, ecologico. È come Coppola immagina da sempre possa essere il cinema di domani per filmmaker indipendenti grazie alle nuove, economiche tecnologie.

La lotta per la Nuova Roma

Torniamo al film: Catilina vuole ridisegnare Nuova Roma. Ha in mente una città più bella, funzionale, inclusiva. Avrà contro il sindaco corrotto Franklyn Cicero (Giancarlo Esposito), molti riccastri decadenti, una ex amante giornalista rancorosa (fantastica Aubrey Plaza) nonché il rampante politico populista Clodio Pulcher (immenso Shia LaBeouf, che gode nell’essere laido come solo un Laurence Olivier avrebbe potuto fare).

Catilina, che Coppola rilegge come sano utopista in contrapposizione al cospiratore del 63 a.C. sconfitto da Cicerone ricordato velenosamente da Sallustio, sogna dunque una società onesta, trasparente ed ecologica. Ma lui lo è mai stato? Pare proprio di no. Lo tormenteranno in questo film non solo politica e ricchi demagoghi ma anche i suoi stessi sensi di colpa e i più svariati incubi a tema onnipotenza.

Si può violare la Luna afferrandola con veemenza? Come è morta sua moglie? Lui era violento con lei? Si dice non sia stato affatto un buon marito. Si spettegola per Nuova Roma che abbia tradito compulsivamente la consorte o che l’abbia addirittura uccisa, o ancora che abbia esagerato con droghe psicotrope (che continua a bazzicare nel film) proprio come si è sempre detto dello stesso Francis Ford Coppola.

Ci sembra che con Catilina, il grande regista abbia voluto parlare di sé: un maschio del ‘900 geniale, spesso armato delle migliori intenzioni, in conflitto con un Sistema corrotto (la Vecchia Hollywood), dal carattere strabordante e complicato. Adam Driver è magnifico nell’impersonare questo essere umano gravemente imperfetto, quasi sempre incavolato nero, in costante bilico tra sincero umanitarismo e narcisistico delirio d’onnipotenza. Solamente due donne letteralmente inarrestabili e indipendenti dalla sua magia di bloccare il tempo, forse, potrebbero placarlo: una consorte e una figlia.

The Brutalist

Conclusioni

Architecton mette a confronto stili e ideologie di costruzione nel tempo del nostro mondo. The Brutalist e Megalopolis usano invece l’architettura come metafora della capacità di due individui di plasmare la realtà attorno a loro, per rifarsi di tante sofferenze come László Tóth o per migliorare il futuro come Cesar Catilina. Tóth è un ebreo ungherese reduce da un campo di concentramento che in America troverà successo ma anche violenza e sopraffazione. Catilina è l’alter ego di Francis Ford Coppola. In tutti e tre i casi, i registi giocano con questa disciplina affascinante, sempre divisa tra estetica e praticità.

Quello che ci ha fatto molto amare il film di Coppola è la lotta interiore di Catilina, sempre più dubbioso di sé stesso e sempre più malleabile (proprio come il megalon) anche grazie alla sorprendente Julia Cicero (figlia del suo acerrimo rivale) interpretata da una intensa Nathalie Emmanuel. Se la moglie morta in circostanze misteriose è il fantasma del passato che tormenta Catilina, Julia potrebbe essere la realtà che finalmente proietterà Catilina in un domani forse più sereno.

Occhio al fondamentale finale: l’architetto, manipolatore, control freak e visionario narcisista, viene stupito da qualcosa che non è frutto del suo talento. Coppola chiude genialmente riconoscendo che ciò che sarà il futuro dell’umanità non è stato progettato dal suo eroe. Né da lui. Ma dalle prossime generazioni.

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