MediEvil, cancellarne i difetti potrebbe essere il problema di questo remake

Il remake di MediEvil rischia di barattare il fascino impalpabile dell’originale per l’alta definizione

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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C’è un dettaglio che si rischia di sottovalutare, sottostimare, sminuire: Gallowmere era, e dovrebbe sempre essere, un regno incantato avvolto ed immerso in un’oscurità impenetrabile, persistente, accessibile solo a patto di avere il coraggio di avvicinarsi quel tanto che basta per spostare il muro dell’invisibile qualche passo più in là.

La nebbia di Silent Hill, l’opprimente foschia di The Legend of Zelda: Twilight Princess sono limiti tecnologici divenuti, a forza o meno, agenti estetici, elementi caratteristici che hanno influenzato e determinato la percezione e la fruizione di entrambe le opere, tanto più uniche e caratteristiche, quanto più hanno saputo fare di necessità virtù. Il difetto che diventa arte insomma, come lo strabismo, detto non a caso “di Venere”, per certe donne.

[caption id="attachment_190640" align="aligncenter" width="1000"]MediEvil Resurrection Già su PSP siamo stati testimoni di un remake dell’originale. Parliamo del non ispiratissimo MediEvil Resurrection[/caption]

Il primo impatto con il remake di MediEvil, precoce e maturato a seguito della visione dello striminzito e brevissimo trailer pubblicato proprio ieri, non è stato dei migliori. Per proseguire con il paragone di cui sopra, è stato un po’ come rincontrare dopo tanto tempo una ragazza che avevamo sempre trovato attraente, che nel mentre ha deciso di passare una decina di volte dal chirurgo estetico. Avrà anche un seno più abbondante, un autentico spettacolo per gli occhi, ma noi ci eravamo innamorati di lei anche per quel naso non proprio perfetto, che pur la rendeva unica ed inimitabile.

La riproposizione delle avventure di Sir Daniel Fortesque, almeno stando a quanto visto sino ad oggi, abbandonerà l’effetto grafico che rese tanto affascinante, misteriosa e “terrificante” l’indimenticabile Gallowmere, principale motivo di successo di un action-adventure non certo apprezzato e ricordato per il suo raffinato sistema di controllo, né per un level design particolarmente intricato.

Chi si innamorò della produzione Sony, come il sottoscritto del resto, lo fece soprattutto grazie al mondo immaginifico a cui SCE Cambridge Studio seppe dare vita: grottesco ed insieme ironico, terrificante pur non lesinando sui siparietti comici che puntualmente si inscenavano. Si rideva di gusto alle continue figuracce di Sir Daniel, eppure si aveva a che fare con bambine possedute, demoni maledetti, un cattivone, il terribile Zarok, che era tutto un programma. Un contrasto persistente, che sapeva incutere una sincera paura divertita, oltre ad infondere una dolce attesa sugli incerti sviluppi di un’avventura che poteva prontamente rianimarsi grazie all’apparizione dell’ennesimo personaggio fuori di testa o tramite l’inattesa apparizione di un manipolo di zombi materializzatisi dal nulla.

Manco a dirlo, buona parte dell’effetto lo si doveva proprio a questa cortina oscura, un tendaggio impenetrabile che rendeva l’incedere sempre incerto, estremamente emozionante, anche nella misura in cui mostrava, a poco a poco, alcune delle meraviglie di Gallowmere, celando totalmente quelle che non rientravano direttamente nello scenario di gioco, anfratti ed infiniti paesaggi ricostruibili solo contando sulla propria fantasia.

Questo remake, al contrario, mostrerà, farà vedere, anticiperà le ambientazioni che si trovano di fronte al coraggioso Sir Daniel. Non si potrebbe chiedere qualcosa di diverso, ovviamente, ad un titolo che verrà pubblicato in pieno 2019, ma il fascino espresso dagli scenari mostrati nel trailer, anche e soprattutto quando raffrontati alla versione originale, ne esce potentemente ridimensionato. Anche al di là delle simpatie personali verso un art design sì rispettoso, ma lievemente rinunciatario.

Il problema, in soldoni, potremmo essere proprio noi e la nostra insaziabile voglia di ritornare al passato, di cercare una gratificazione surrogata in esperienze che abbiamo già affrontato, e che a cadenza regolare (ri)chiediamo a gran voce, e che quindi, teoricamente, non possono deluderci.

L’errore consiste proprio in questo: nell’essere sicuri. Perché poi, alla prova dei fatti, tra un remake e una remastered, capita che Crash Bandicoot ce lo ricordassimo diverso, che Shenmue sia invero noiosetto, che, chissà se finirà davvero così, MediEvil a tratti è totalmente ingiocabile.

[caption id="attachment_190641" align="aligncenter" width="1000"]MediEvil screenshot Al di là di tutto, preso di per sé, il comparto grafico del gioco sembra di tutto rispetto[/caption]

Si fa presto a dire di lasciare la storia lì dov’è. Si fa ancora prima a criticare una scelta stilistica che tuttavia potrebbe pagare, pur modificando pesantemente l’impatto scenico, e quindi il senso estetico, dell’opera.

Resta, al momento, la delusione dei più anziani, di chi sa per certo che rispolvererà certe emozioni sopite, ma dovrà forzatamente fare i conti con un’alta definizione, ed una totale riprogettazione poligonale, che rischia di toglierci il piacere di immaginare e “costruire” con la nostra fantasia la Gallowmere celata.

Della serie: non vedevamo l’ora di rivestire i panni di Sir Daniel, ma almeno il “difetto” del muro d’oscurità potevano lasciarcelo.

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