Matrix: ecco alcune opere da recuperare prima di rivedere il film
Matrix è in TV: vi consigliamo altri film, libri, dischi e studi accademici da assorbire rapidamente in preparazione alla visione
Parlare di Matrix, non necessariamente dell’intero franchise ma anche solo del primo film uscito nel 1999, significa aprire un vaso di Pandora, o prendere la pillola rossa, o addentrarsi nella tana del Bianconiglio, o abbandonare il Kansas, o un’altra delle milioni di analogie, metafore e riferimenti che si possono applicare all’opera delle sorelle Wachowski. Matrix è uno dei film più sviscerati, smontati e interpretati nel millennio in corso, e questo nonostante appartenga a quello scorso: a 22 anni dall’uscita ancora se ne discute, si ragiona sui suoi temi, sulla sua filosofia, sull’importanza che ha avuto nell’introdurre il cinema orientale nel mainstream americano, sul suo impatto sulle vendite di giubbotti di pelle e occhiali da sole. È impossibile vedere una scena che utilizza il bullet time senza pensare immediatamente a Matrix, e vi sfidiamo a passare 24 ore su Internet senza incappare in un meme a tema, che sia usato per ridere o per propugnare una qualche assurda teoria del complotto.
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Il Simulation Argument di Nick Bostrom
Un’opera di William Gibson...
... a scelta tra Neuromante, cioè l’opera che ha formalizzato e anche cristallizzato l’idea di “cyberpunk” nella fiction e ha popolarizzato il termine “Matrix” (finora noto solo a chi seguiva con gusto il Dr. Who) riferito a, be’, quello che sapete, il racconto La notte che bruciammo Chrome (nel quale compare per la prima volta la parola “cyberspazio”), e Luce virtuale, che con le idee Matrix c’entra solo tangenzialmente ma che prevede un mondo dominato dalla realtà aumentata, che è un po’ la sorella socialmente accettabile di quella virtuale.
Fist of Legend, e non solo
Remake con Jet Li datato 1994 di Dalla Cina con furore di Bruce Lee, è uno dei film che vengono sempre citati dalle Wachowski quando parlano di come si sono ispirate al cinema orientale di arti marziali; citiamo questo in particolare perché le scene di combattimento sono coreografate da Yuen Woo-ping, lo stesso che le Wachowski vollero per Matrix. Impossibile non citare anche John Woo: senza i suoi film, e anche le sue avventure americane tipo Senza tregua, Matrix sarebbe molto diverso.
Ghost in the Shell e Akira
Ossia i due anime che, stando a quanto dichiarano sia le Wachowski sia Joel Silver in una serie di speciali contenuti nelle edizioni home video del film, sono serviti da ispirazione estetica per tutto il mondo di Matrix, compresa la matrice stessa:
Simulacri e simulazioni di Jean Baudrillard
Pare che il libro del filosofo francese, che Morpheus cita parlando di “deserto del reale” e che si vede anche in una scena del film, fosse una lettura obbligatoria imposta dalle Wachowski all’intero cast. La conferma definitiva dell’influenza dell’opera su Matrix è il fatto che lo stesso Baudrillard si arrabbiò, sostenendo che il film non avesse capito nulla del suo pensiero.
Alice nel Paese delle meraviglie e Il mago di Oz
Il primo viene costantemente citato nel corso del film e parla di una persona che scopre l’esistenza di una realtà diversa dalla propria, il secondo viene usato come riferimento da Cypher per spiegare a Neo come il suo risveglio sia un viaggio senza ritorno (“di’ ciao ciao al Kansas”). E in più sono entrambi romanzi magnifici, per cui vale sempre la pena leggerli.
Questo video...
... nel quale Lilli Wachowski spiega perché Matrix è anche un’allegoria sull’identità e la transizione di genere.
La trilogia di John Wick
Perché non si può mai avere abbastanza Keanu, e perché Chad Stahelski, l’uomo che ha ri-trasformato Neo in un eroe action semplicemente ammazzandogli il cane, ha conosciuto Reeves proprio sul set di Matrix, dove faceva lo stuntman. Qui parlavamo di Matrix e della “[sua] estetica fatta di abiti in pelle e occhiali scuri”, che “divenne quasi obbligatoria per ogni action/sci-fi dell’intero successivo decennio, e lo stesso dicasi per il pesante e maldestro uso di cavi e CGI nelle scene di combattimento”: in un certo senso John Wick è anche un modo per chiedere scusa per certi abusi del cinema action post-Matrix.
Dark City
Niente simulazioni o VR, ma un’estetica molto simile (Rufus Sewell è un po’ un Neo in anticipo sui tempi), l’idea di una realtà “parallela” e inizialmente nascosta, persino il fatto che il protagonista viene inseguito da uomini in abito scuro e non sa esattamente perché: più o meno casualmente, Dark City anticipava di un anno alcune delle soluzioni visive e narrative di Matrix.
Snow Crash di Neal Stephenson
Oltre ad anticipare e di parecchio molte idee di Ready Player One, Snow Crash è anche l’evoluzione del cyberpunk creato da Gibson, che non si limita a toccare i temi della separazione/confusione tra virtualità e reale e a inventare un Metaverso che sembra un MMORPG tipo World of Warcraft, ma parla anche di filosofia, economia, religione, linguistica. Il fatto che il protagonista, Hiro Protagonist, sia sostanzialmente un rider rende il romanzo ancora più attuale (o profetico).
Tron
Avete presente quel film dove un tizio che fa il programmatore di software entra in una realtà virtuale nella quale rimane intrappolato e deve lottare per sopravvivere? Esatto, è proprio come Matrix, però al contrario.
eXistenZ
Mentre le Wachowski portavano la realtà virtuale e il kung fu nel mainstream, Cronenberg provava a vincere l’Orso d’oro a Berlino con la sua versione autoriale. Che all’apparenza è molto più semplice e concreta di quella di Matrix, visto che eXistenZ è solo il titolo un videogioco all’interno del quale si svolge il film e non di un intero mondo parallelo utilizzato come cortina fumogena per mascherare la dura verità agli esseri umani, ma riesce a diventare altrettanto intricata grazie al modo in cui il regista canadese gioca con le scatole cinesi e la confusione tra realtà e simulazione (in un modo che non può non ricordare un po’ anche Inception).