No Man's Sky, le prime dieci ore

Dopo più di dieci ore di gioco l'universo di No Man's Sky ci si è rivelato solo in minima parte

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Fra i tanti insegnamenti della fantascienza classica uno in particolare va tenuto a mente: i pianeti disabitati non sono mai amichevoli. Dalle anomalie temporali di Interstellar alla progenie aliena in Alien, i futuri viaggiatori delle stelle avranno un bel da fare per scrollarsi di dosso le paranoie costruite da quasi un secolo di immaginario collettivo.  No Man’s Sky prova a incamminarsi nella direzione opposta: le immensità galattiche (scriveremo il numero esatto una volta sola: 18.466.744.073.709.551.616 possibili pianeti) sono vaste, fredde e solitarie ma raramente si fanno aggressive. Le prime ore in compagnia dell’ultima fatica di Hello Games lasciano presagire un’avventura dal carattere molto contemplativo, dove il viaggio è molto più importante della destinazione.

La nostra astronave pare ridotta male, c’è fumo ovunque e, come se non bastasse, il pianeta dove siamo fortunosamente atterrati ha un’atmosfera tossica e sprizza la radioattività della lattuga di Chernobyl nel 1986. Per fortuna la nostra tuta spaziale pare funzionare ancora, così come l’indispensabile strumento simile a una pistola buono sia per sparare ai nemici (qualora ne incontrassimo) sia per raccogliere risorse. Già, le risorse: No Man’s Sky è privo di un tutorial vero e proprio, ci suggerisce in maniera piuttosto velata come avanzare. L’introduzione al sistema di crafting e inventario avviene in modo ripido, ben presto ci si accorge che la nostra nave non ha esattamente la stiva di un bastimento portoghese e pure lo zaino non ci aiuta molto.

[caption id="attachment_159197" align="aligncenter" width="600"]No Man's Sky screenshot No Man's Sky - screenshot[/caption]

I primi minuti di gioco sono un’estenuante maratona fatta di raccolta, crafting e ancora raccolta, il tutto posto di esserci schiantati su un pianeta (o meglio, una regione del pianeta) fortunato dal punto di vista geologico/floreale. Benché gli elementi base (combustibili come Plutonio e Carbonio, ma pure ferro, bronzo e altri materiali) siano diffusi più o meno in ogni angolo della galassia, la loro quantità varia in maniera drammatica. I mondi boscosi ci costringeranno a lunghe esplorazioni e faticosi scavi per raccogliere un’oncia di qualsiasi metallo, mentre gli scogli stellari più aridi mancheranno di ogni succedaneo organico. Insomma, pure l’esperienza iniziale di No Man’s Sky può variare, a tratti in maniera pure drammatica se vi troverete subito a fare la conoscenza con certi mecha poco amichevoli, in modo grandioso, rendendo pressoché impossibile la definizione di strategie comuni.

"tutto quello che avviene una volta abbandonata l’atmosfera del nostro primo pianeta riguarda noi e noi soltanto"

All’apparenza un gioco in cui si possono catalogare oltre 10 milioni di specie animali dovrebbe essere il paradiso dei completisti, di chi ha raccolto tutte le piume in Assassin’s Creed e risolto ogni singolo enigma nei vari Batman: Arkham. E invece no. No Man’s Sky sovverte la relazione fra giocatore e mondo di gioco, non è il secondo a servire da parco giochi per il primo ma l’esatto contrario. Hello Games ha fatto di noi un miserrimo puntino nell’immensità della galassia, il protagonista non è un eroe, non è speciale, anzi. Quasi tutti gli NPC parlano una lingua incomprensibile, possibile da penetrare solo dopo molte ore di gioco (in maniera peraltro molto parziale) e, per forza di cose, sappiamo fin dall’inizio che esploreremo una piccola parte dei pianeti che visiteremo, per non parlare dell’intera galassia. In questo senso parlare di finali, obiettivi o missioni ha pochissimo senso: superata la primissima ora di gioco - ovvero dopo aver riparato la nostra astronave - No Man’s Sky smette di interessarsi a noi. Sean Murray e soci non hanno progettato un deus ex machina, hanno preferito il dio di Spinoza.

[caption id="attachment_159198" align="aligncenter" width="600"]No Man's Sky screenshot No Man's Sky - screenshot[/caption]

Tutto quello che avviene una volta abbandonata l’atmosfera del nostro primo pianeta riguarda noi e noi soltanto, non ci sono obiettivi, percentuali o checklist da completare, ci sono solo l’eternità stellare e un numero pressoché infinito di mondi che si affastellano uno dietro l’altro.

Questa sua indole quasi zen rende No Man’s Sky un gioco difficile da approcciare e ancor più complesso da definire. Dopo quasi 12 ore passate in viaggio la sensazione è quella di aver appena scalfito la superficie del lavoro di Hello Games. Dunque No Man’s Sky è un successo? Ora è ancora troppo presto, sul fronte tecnologico quasi tutte le promesse sono state mantenute (anche se la mancanza di un vero motore fisico a volte si fa sentire), per il resto bisognerà vedere cosa accade sul lungo periodo. Dopotutto per dimensioni, in linea teorica, No Man’s Sky potrebbe occupare una vita (reale) intera, cercare di racchiuderlo in poche ore sarebbe quantomeno riduttivo.

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