Mangia, prega, ama contro Io sono l'amore

La pellicola con Julia Roberts ha ottenuto reazioni negative in patria, a differenza di un titolo europeo come Io sono l'amore. Una blogger si chiede se, in realtà, non abbiano gli stessi difetti...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

Se c'è una cosa che mi è sempre sembrata evidente da parte della critica americana, è un senso di inferiorità rispetto alle pellicole europee. Capita infatti spesso di leggere dei peana improbabili nei confronti di titoli che noi abbiamo trattato con sufficienza, in particolare quelli che sembrano avere dei contenuti 'profondi' e che si differenziano molto dai blockbuster in voga a Hollywood.

L'idea è anche comprensibile e (in parte) giusta: si cerca di difendere un cinema più piccolo e differente da quello ultracommerciale che ci viene propinato nei multiplex. Il problema è che talvolta si esagera nel sostenere film che sono pretenziosi e presuntuosi. L'esempio maggiore mi sembra quello di Danny Boyle (lo avesse fatto un americano un film come The Millionaire, probabilmente sarebbe stato massacrato per la 'visione hollywoodiana' della situazione in India), ma se penso a un realizzatore come Tom Tykwer e gli elogi ricevuti per un titolo come Heaven ancora rabbrividisco.

Ora Michelle Dean ci regala un articolo molto interessante che, sebbene non contenga un confronto Usa-Europa vero e proprio, sottolinea alcuni aspetti del lavoro dei critici, prendendo ad esempio due film usciti recentemente in America: Mangia, prega, ama e Io sono l'amore. Il primo è stato un titolo generalmente detestato dai critici americani, il secondo invece è molto amato. Eppure, secondo la Dean, le differenze tra i due titoli non sono così evidenti.

L'autrice dell'articolo non ama sicuramente l'idea dietro a Mangia, prega, ama (una donna ricca che si prende un anno sabbatico per girare il mondo), quantomeno perché, come il 99% di noi, non può permettersi di seguire la stessa strada. Anche non avendo visto il film (come il sottoscritto), non è portata verso questo genere di pellicole pseudofilosofiche e non ha nessuna intenzione di difendere la pellicola.

Tuttavia, dopo aver visto (e detestato) Io sono l'amore, si chiede se non ci sia un doppio standard di lettura verso questo tipo di opere (attenzione, piccolo spoiler sulla pellicola di Luca Guadagnino):

Io sono l'amore è la storia di ricchi italiani bianchi. I ricchi italiani bianchi, come ci informa il film, vivono in zone magnifiche e organizzano tante feste a cene con l'aiuto di domestici in divisa. Hanno dei vestiti bellissimi, dei figli bellissimi e, cosa più importante, mangiano cibo bellissimo. Sono persone sensuali, questi italiani. Ma soffrono di una certa 'ennui', di tanto in tanto. Così, quando i loro matrimoni diventano gelidi, si innamorano degli amici dei figli, che sono chef, perché il cibo è sensuale (spero abbiate colto questa sottilissima metafora!). E l'unica cosa che conta è l'amore. Amoreamoreamore. Amore. Dovremmo tutti essere così fortunati da innamorarci".

Difficile confutare queste teorie. Certo, come fa la Dean, si può legittimamente sostenere che la fotografia di Io sono l'amore sia di ben altro livello, così come la storia in generale meno patinata. Ma il punto resta: i messaggi dei due film sono così diversi? E siamo sicuri che Io sono l'amore sia così profondo come pensa buona parte della critica americana? Aspettando di vedere Julia Roberts, mi viene da pensare che non possa essere più ridicola di Tilda Swinton che parla russo con pessimo accento...

Vi ricordo che, per segnalarmi temi interessanti, potete mandarmi una mail o scrivermi su Facebook o Twitter...

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