Mandy è la versione cinematografica di un muro di suono

Mandy è un viaggio psichedelico, ultraviolento e alimentato a drone metal – e con lo stesso ritmo monotono e ossessivo

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Mandy è il quindicesimo e ultimo capitolo del nostro viaggio allucinante nella carriera di Nicolas Cage: settimana prossima chiuderemo l’esperienza parlandovi di The Unbearable Weight of Massive Talent, il film che ci ha fatto venire l’idea per la rubrica. Trovate tutti i capitoli dello speciale a questo link.

Il film.

Mandy è un film metallaro, e il vostro gradimento sarà direttamente proporzionale a come vi rapportate a una certa frangia molto specifica della musica rumorosa. È diretto da quello svitato italo-canadese di Panos Cosmatos, c’è Nicolas Cage che fa il matto coperto di sangue, è l’ultima colonna sonora della carriera di Jóhann Jóhannsson, ma il modo migliore per capire se vi possa interessare o meno è rispondere a questa domanda: conoscete Stephen O’Malley? Oggi è un artista a tutto tondo che espone installazioni sonore in musei di arte contemporanea, ma un tempo O’Malley era “solo” un chitarrista, che più che i riff, le note e le melodie amava il rumore emesso dalla sua chitarra. Per anni, con il suo gruppo principale, i Sunn 0))), ha pubblicato musica ossessiva, ripetitiva, monotòna e rumorosissima; c’è chi la ama e c’è chi invece la trova insostenibile e priva di struttura. Se volete farvi un’idea vi consigliamo la fetta di mezzo della loro discografia: se questo e questo vi piacciono, anche Mandy dovrebbe piacervi. In alternativa fate attenzione: vi aspetta un mattone impenetrabile di due ore tutto suonato sulla stessa, folle nota.

Il cast.

Il grosso di Mandy è Nicolas Cage; il resto è contorno. Non per questo superfluo: Andrea Riseborough, cioè la Mandy del titolo, è probabilmente il personaggio più importante del film, ma ha uno screentime limitato rispetto al suo partner. Lo stesso vale per i cultisti che la rapiscono: Linus Roach, Richard Brake, Ned Dennehy e Olwen Fouéré si dividono equamente il tempo a loro riservato, e solo il primo spicca davvero in quanto Boss Finale. Ne approfittiamo quindi per segnalare i bellissimi nomi che sono stati assegnati ai motociclisti demoniaci: Skratch, Scabs, Cheddar Goblin e il sublime Fuck Pig.

Il regista.

Panos Cosmatos è il figlio di George Pan Cosmatos, regista tra l’altro di Rambo 2 – La vendetta, di Cobra e del sottovalutatissimo Tombstone. Siamo costretti a parlare del padre perché il figlio finora ha fatto molto poco in carriera: nato in Italia, trasferitosi in Canada con la famiglia, debutta al cinema come assistente operatore di seconda unità proprio di Tombstone e, appena 17 anni dopo, dirige finalmente il suo primo film, Beyond the Black Rainbow (recuperatelo!). Mandy è il suo secondo e per ora ultimo film: in lavorazione, ma in uscita non si sa quando, c’è il terzo, il fantasy/sci-fi (così dice lui) Nekrokosm.

Di cosa parla.

Mandy e Red (che si chiama come l’album dei King Crimson nel quale è contenuta la canzone che apre il film, Starless) vivono felici nei boschi. Lui taglia la legna, lei disegna e indossa magliette dei Black Sabbath. Di notte si mettono sul patio a godersi il cielo stellato della California. Si amano molto. Un giorno Mandy sta passeggiando nella civiltà e incrocia un camioncino. Sul camioncino ci sono i membri di un culto religioso, i Figli della Nuova Alba, gente che raggiunge l’illuminazione a botte di LSD. Il capo dei Figli vede Mandy e se ne invaghisce. Quella stessa notte, i Figli evocano un gruppo di demoni biker che sembrano usciti da Hellraiser, che rapiscono Mandy e malmenano il povero Red. Dopodiché il capo dei Figli prova a convertire Mandy al suo culto. Lei rifiuta, le cose vanno molto male (indovinate come). Red riesce a sfuggire e giura vendetta.

Da lì in poi parte il macello: Red si arma fino ai denti e si mette in cerca dei Figli della Nuova Alba, li trova, li massacra tutti a uno a uno in maniere tanto creative quanto violente. Di mezzo c’è sempre un sacco di droga. Momento critico: il grosso problema di Mandy è di comportarsi come un disco del chitarrista che ha aiutato Jóhann Jóhannsson a comporre la colonna sonora. Parte con un assalto sensoriale lento come la pece e a volume costantemente aggressivo, e da lì non si schioda mai. La potenza delle prime scene è paragonabile a quella delle ultime: non c’è alcun senso di progressione, non esiste climax in un film fatto tutto di climax. Insomma, se cercate un ritmo tradizionale in Mandy troverete solo un muro di rumore: decidete voi come vi fa sentire.

E Nicolas Cage che fa?

Perde completamente la brocca.

https://www.youtube.com/watch?v=NFsc-Adl50w

Da questo momento in avanti, Mandy è un lungo assolo di Nicolas Cage all’apice della sua follia. Tutto già visto altrove (e qui talmente smaccato da sfiorare pericolosamente la quarta parete rischiando di creparla) ma sempre piacevole – e come fa a non esserlo, quando c’è Nicolas Cage coperto di sangue e armato di motosega? Mandy è un Ultra-Cage, un film nel quale Cosmatos ha lasciato al signor Coppola libertà assoluta di impazzire. E lui se l’è presa tutta.

Cage-o-meter: quanto Nicolas Cage c’è in questo film da 1 a 10?

666/10

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