Luis Bacalov, la progressione inarrestabile da arrangiatore a compositore
Da Django alla colonna sonora magistrale per Milano Calibro 9 di Fernando Di Leo. Luis Bacalov non è stato solo il compositore della colonna sonora de Il Postino.
Ma l'argentino Luis Bacalov, anche prima di iniziare a comporre per il cinema arrivando a quasi 200 colonne sonore nella sua strabiliante carriera per grande e piccolo schermo, si era già adattato molto sia a un nuovo paese (l'Italia) sia a un industria musicale leggera che l'aveva messo in contatto con musicisti da lanciare, talenti bizzosi, campagne marketing e sound da modellare nei minimi particolari. Il nostro era arrangiatore sia per Fonit Cetra che RCA, all'epoca dei colossi della nostra industria dell'intrattenimento. Quando arrivò al cinema nei primi anni '60... sapeva già tutto circa la musica (spaziava dal tango del suo paese d'origine, all'opera, alla musica classica, fino all'ormai stabilizzatosi rock'n'roll).
Qui ci concentriamo solo su alcune delle sue creazioni più note e innovative per il cinema.
Per niente intimorito di trovarsi in compagnia di Mozart, Bach, Prokofiev e un bellissimo gospel anonimo, Bacalov ottenne la prima candidatura all'Oscar per la colonna sonora de Il Vangelo Secondo Matteo (1964) di Pier Paolo Pasolini. I temi di Bacalov in quel caso sono perfettamente in linea con la poetica pasoliniana del rigore e della semplicità mentre è difficile anche solo immaginare che l'autore delle musiche dello spaghetti western Django (1966), realizzato solo due anni più tardi da Sergio Corbucci rispetto alla pellicola di Pasolini, possa essere lo stesso del Il Vangelo Secondo Matteo.
In questo caso Bacalov mette a frutto i tanti anni passati dentro l'industria della musica leggera italiana per concepire con Franco Migliacci la memorabile canzone introduttiva cantata da Rocky Roberts e riutilizzata da Tarantino per l'incipit di Django Unchained. Discostandosi dal maestro e apripista Ennio Morricone, Bacalov concepisce per Corbucci un commento musicale spaghetti western diverso da ciò che faceva Morricone per Leone in una chiave leggermente meno astratta e più aderente alle dinamiche psicologiche del protagonista. Vi è qui più mestizia e cupezza nonostante l'inizio altisonante con Rocky Roberts che dà alla canzone di Migliacci e Bacalov un'aria da apertura degna di un Bond Movie.
Con Milano Calibro 9 (1972) arriviamo forse al suo capolavoro, insieme agli Osanna, mettendo a frutto le collaborazioni precedenti con il mondo del progressive rock italiano attraverso i New Trolls di Concerto Grosso (1971) in attesa del suo contributo l'anno successivo al capolavoro de Il Rovescio Della Medaglia per l'album Contaminazione (1973).
Il magistrale noir di Di Leo è perfettamente servito da una colonna sonora dove Bacalov e gli Osanna seguono i mille doppi giochi del film per passare dal lirico all'elettrico, od elettronico, trasformandosi di continuo seguendo le peripezie del personaggio di Gastone Moschin appena uscito dal carcere di San Vittore. Formidabile combinazione tra un musicista più vicino alle immagini e un gruppo progressive rock napoletano più sciolto rispetto a un preciso vincolo cinematografico collegato alla loro musica. E cosa vogliamo dire del lavoro di Bacalov ne Il Grande Duello (1972) di Giancarlo Santi, ancora una volta così potente nella sua melodia da travalicare tempo, spazio e genere cinematografico per finire dritto dritto nella colonna sonora del suo fervente ammiratore Quentin Tarantino all'epoca di Kill Bill - Volume 1 (2003)?
Ai tempi de La Città Delle Donne (1980) Fellini stava cercando qualcosa di nuovo. Il geniale fumettista Andrea Pazienza per il manifesto del film e Bacalov al posto dell'inseparabile Nino Rota, scomparso nel 1979.
Bacalov in quel caso omaggia Rota con molta attenzione senza aver voglia di strafare mai. È una colonna sonora non memorabile ma affettuosa e di servizio al film ancora oggi molto sottovalutato di Fellini.
Oggi lo conoscono tutti soprattutto per l'Oscar vinto per Il Postino (1994) di Michael Redford e Massimo Troisi e per la fastidiosa querelle trascinatasi decisamente troppo negli anni (ben 18) in relazione al plagio poi riconosciuto da parte di Bacalov nei confronti del Sergio Endrigo (i due erano collaboratori stretti nei '60) della canzone Nelle Mie Notti del 1974. Ancora oggi potete trovare dei musicisti che litigano su quanto le variazioni di Bacalov nella famosa colonna sonora de Il Postino portino il tema melodico di Endrigo verso altri lidi oppure no essendo la base praticamente identica.
Dispiace che un musicista così importante per la Storia del Cinema come Bacalov abbia terminato la sua grande carriera come protagonista di questa triste vicenda conclusasi solo nel 2013 con la sua resa presso la Siae.