LuccaCG18: Zerocalcare a teatro con Kobane Calling on stage

A Lucca Comics è andato in scena Kobane Calling on stage, spettacolo basato sul fumetto di Zerocalcare

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Qualche mese fa abbiamo assistito al passaggio dei fumetti di Zerocalcare dalla carta stampata al grande schermo con la trasposizione cinematografica di La profezia dell'armadillo. Nel corso di Lucca Comics & Games 2018 le opere dell'autore di Rebibbia hanno esordito sul palcoscenico con Kobane Calling on stage, adattamento teatrale dell'acclamata graphic novel BAO Publishing che racconta i viaggi di Zerocalcare in Turchia, Iraq e Siria.

Proprio mentre Kobane veniva nuovamente attaccata dall'esercito turco, al Teatro del Giglio è andato in scena il secondo spettacolo del progetto Teather Graphic Novel, dopo l'allestimento del 2017 di Una ballata per Corto Maltese. Quest'anno, il regista Nicola Zavagli si è cimentato con l'opera di maggior successo del fumettista romano, riuscendo a catturarne lo spirito meglio di quanto abbia saputo fare il Cinema e dimostrando che probabilmente il teatro è un medium molto più vicino al fumetto di quanto si pensi.

L'allestimento scenico è abbastanza spoglio: non ci sono scenografie, pochissimi cambi costumi, un'oggettistica limitata a valigie, cuscini e coperte. L'immaginario visivo del fumetto originale non viene ricostruito attraverso espedienti teatrali e si preferisce demandare il compito alle proiezioni, con un fondale sul quale si alternano le vignette di Zerocalcare, al fine di "disegnare" l'ambientazione della scena o per rafforzare alcuni momenti, richiamando alla memoria dei lettori l'opera originale. Nonostante ciò, il palco raramente risulta vuoto, grazie anche all'ensemble degli allievi della scuola di teatro. L'imbarco che affianca i protagonisti arricchendo le scene d'insieme, animando un aeroporto quasi come in una coreografia o ingrossando le fila della resistenza curda.

Kobane Calling on stage

Il pregio principale dello spettacolo è quello di essere riuscito a riproporre dal vivo i diversi toni dell'opera originale, mescolando in modo efficace - e con una schizofrenia vicina a quella del fumetto - i momenti più sguaiati e "ignoranti" con i pugni allo stomaco emotivi. Ottimo il lavoro sui tempi comici e sulla recitazione grottesca, un elemento fondamentale per rappresentare fedelmente i fumetti di Zerocalcare: vedere l'interprete della madre del protagonista fare movimenti sopra le righe e parlare con una voce stridula per emulare Lady Cocca, senza la necessità di costumi o maschere, è un espediente che funziona a teatro ma sarebbe improponibile in un adattamento cinematografico o televisivo.

Kobane Calling

Un altro aspetto in cui il teatro riesce laddove il grande schermo si era trovato di fronte a un ostacolo insormontabile è la rappresentazione delle coscienze "animate" del protagonista, visioni oniriche interpretate dagli attori indossando un secchio con sopra una sorta di totem dell'Armadillo, del Mammuth e di George Pig, che si tolgono dalla testa quando devono parlare. Ci si abitua presto a questa soluzione, per certi versi vicina all'utilizzo di maschere larvali, e presto sembra l'unica possibile per ricreare un elemento tanto bizzarro e al contempo fondamentale nelle opere del fumettista di Rebibbia.

Menzione d'onore per Lorenzo Parrotto, interprete di Zerocalcare, costantemente in scena e in grado di dare vita a una versione del personaggio che si muove agilmente nel corso della rappresentazione senza voler ricalcare la versione cartacea. Da questo punto di vista è un sollievo non vedere goffi stratagemmi che ricercano un eccessiva fedeltà, soprattutto dal punto di vista visivo, come può essere ad esempio la capigliatura di Zero lasciata il più naturale possibile (ancora rabbrividiamo pensando al taglio a scodella del film). L'aderenza all'originale si trova invece nel testo, che ripropone brani del fumetto, facendo tagli legati alla durata dello spettacolo, modifiche indispensabili per la traduzione in un medium differente e pochissime aggiunte di materiale inedito dove necessario.

Il pubblico di Lucca Comics & Games 2018 era evidentemente divertito durante la rappresentazione; del resto, mettere in scena un'operazione di questo tipo non era facile e pur essendo ottimisti a riguardo non ci aspettavamo un tale livello qualitativo. Kobane Calling on stage non è solo un "buono spettacolo da fiera del Fumetto" ma con qualche accorgimento non sfigurerebbe nei cartelloni dei teatri italiani. Essendo seduti un paio di file dietro Zerocalcare, non abbiamo potuto fare a meno di sbirciare di tanto in tanto le sue reazioni, vedendolo ridere e partecipare alla visione di quello che non era solo l'adattamento di un suo fumetto, ma la messa in scena di una forte esperienza da lui vissuta in prima persona.

Kobane Calling on stage

Alla fine dello spettacolo, abbiamo incontrato il regista Zavagli per fargli qualche domanda sulla realizzazione dello spettacolo e sul suo rapporto con il mondo del Fumetto:

Dopo aver portato a teatro Corto Maltese l'anno scorso, quest'anno ti sei cimentato con "Kobane Calling". Com'è stato scelto questo fumetto? Lo avevi già letto prima di iniziare a lavorare sull'adattamento teatrale?

La scelta di "Kobane Calling" è stata fatta da Cosimo Pancini ed Emanuele Vietina, che hanno valutato diversi titoli e io li ho sostenuti nel ragionamento, fino a quando siamo arrivati a Zerocalcare. Lo conoscevo già, ho una grande passione per i suoi fumetti e mi sembrava molto difficile portarli a teatro, soprattutto quest'opera. La prima cosa che mi ha rassicurato sulla possibilità di costruirci sopra uno spettacolo è stata la consapevolezza di poter toccare in teatro la corda del grottesco e al contempo la corda del civile.

Una volta scelto il fumetto, com'è proceduto il lavoro? Quali sono state le tempistiche?

Ho trascorso un mese a fare l'adattamento, studiando tutto per scrivere il copione integrale, di circa ottanta pagine. Avevo una sceneggiatura con flashback e spostamenti, ho ricostruito la linearità dei due viaggi cercando di capire poi come inserire le citazioni pop e i siparietti surreali. Se li avessi tolti, sarebbe rimasto soltanto il viaggio di tre ragazzi nei luoghi della guerra, si sarebbe persa la commistione di piani che c'è nel fumetto, che lo rende così ricco.

Kobane Calling on stage

Dopo "Una ballata del mare salato", questo è il secondo fumetto che adatti sul palcoscenico. Hai trovato delle difficoltà particolari o delle differenze rispetto all'allestimento di spettacoli scaturiti da testi prosa o film?

In realtà ho un altro precedente, perché mi innamorai perdutamente di Neil Gaiman e feci "Sandman" con gli allievi della mia scuola di teatro. L'idea di un teatro a fumetti mi ronza in testa da una dozzina di anni, e l'occasione si presentò qui, a Lucca Comics, l'anno scorso con un grande amore; perché per me e per tutti quelli della mia generazione Corto Maltese è stato un ritrovare la bellezza delle sceneggiature del Cinema americano degli anni '50, con la seduzione delle tavole di Hugo Pratt e della personalità del protagonista. Ci ha fatto capire quanto sia importante lo stile e l'avventura nel senso del viaggio, lo scappare dalla tua provincia, il viaggio, l'esotismo, l'amore. Lì fu molto facile perché avevo una sceneggiatura di un film d'avventura con battute storiche, e ne risultò un bel lavoro sull'immagine perché non si poteva tradire l'immaginario del fumetto.

Zerocalcare è più difficile di Hugo Pratt, perché il suo lavoro non è una sceneggiatura cinematografica. Ci vorrebbe un folle regista per fare questi straordinari passaggi dal drammatico al comico, i fratelli Marx o un Woody Allen impazzito. Nello spettacolo ci sono delle azioni agite e poi il racconto al pubblico; alla compagnia l'ho descritto come una grande narrazione corale che alterna il dramma alla commedia, il basso e l'alto, il pop e il civile. Poi era bello vedere tanti attori in scena, spesso in teatro giriamo con due o tre attori per questioni economiche, perciò un'occasione di questo tipo è preziosa. Devo ringraziare l'organizzazione di Lucca Comics per aver creduto nel progetto e aver permesso di avere venti attori sul palco.

Kobane Calling on stage

Qual è il fumetto italiano su cui ti piacerebbe di più lavorare?

Be', quest'anno si è celebrato il trentennale della morte di Andrea Pazienza. I suoi personaggi, tra l'altro, sono un po' "gli zii" di quelli di Zerocalcare.

Pensi che ci sia la possibilità di vedere "Kobane Calling on stage" nei teatri italiani, dopo il debutto a Lucca Comics & Games?

Io sono stra-convinto che questo spettacolo possa funzionare in un grande teatro a Milano, a Roma, a Bologna, a Firenze... ovunque ci sia un pubblico che non è spento, credo possa rimanere affascinato. Ho lavorato molto sui drammaturghi inglesi e irlandesi, i quali hanno questa dimensione a volte violenta e a volte divertentissima. In Italia, ogni tanto, tentano di fare delle cose con la drammaturgia contemporanea, senza però crederci fino in fondo. Si prediligono i grandi classici.

Se vai dal direttore di un teatro e gli parli di Zerocalcare, lui può prenderlo in considerazione perché ha venduto tanto - è sicuramente un elemento a favore dal punto di vista commerciale, nel senso buono del termine - perché un teatro deve comunque far quadrare il bilancio. Io credo tantissimo in questo spettacolo e mi piacerebbe portarlo in giro con una distribuzione nazionale.

Kobane Calling on stage

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