LuccaCG15: il bilancio di un evento ancora da perfezionare
Nella manifestazione toscana che ogni anno registra migliaia di visitatori c’è davvero spazio per i videogiochi?
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Mentre per quanto riguarda i fumetti la manifestazione toscana resta un imbattibile modello di riferimento, mentre gli stand dedicati alle serie TV si moltiplicano esponenzialmente e mentre le anteprime di film ancora inediti mandano in brodo di giuggiole gli amanti del cinema, la sezione dedicata ai videogiochi, inaspettatamente e colpevolmente, fatica a ingranare.
Se i padiglioni sparsi per il centro storico dedicati a questo o quel brand dal forte richiamo non mancavano di certo, girovagando tra i vari stand si palesa una confusione concettuale che ormai da anni non riesce ad essere risolta né dagli organizzatori, né dagli espositori stessi. Non si capisce, in soldoni, se il Lucca Comics & Games, da publisher e sviluppatori indipendenti, venga concepito come una mera occasione per vendere qualche copia dei loro giochi, magari dopo averli fatti provare tramite demo station opportunamente installate nei dintorni, oppure se si paragoni la manifestazione ad un gigantesco palcoscenico dove pubblicizzare il marchio, i brand e le proprietà intellettuali che compongono il proprio portfolio. C’è un po’ di tutto, a dire il vero, ma il messaggio che passa ai visitatori è quello di un grande minestrone, persino un po’ insipido, banalmente vivacizzato dal puntuale lancio di gadget e dall’organizzazione di tornei vari.
Un esempio lampante, in questo senso, ce lo ha offerto Sony con Uncharted. Poco fuori le mura della città era possibile librarsi un aria di qualche metro a bordo di una mongolfiera brandizzata di tutto punto. Un modo efficace, coreografico e coerente di richiamare le gesta eroiche di Nathan Drake. Peccato solo che a pochi metri di distanza, nel container installato per l’occasione, fosse possibile provare esclusivamente qualche livello della Nathan Drake Collection senza alcuna allusione, nemmeno in forma di trailer proiettato da qualche parte o semplici banner pubblicitari, al futuro Uncharted 4.
[caption id="attachment_147864" align="aligncenter" width="508"] La mongolfiera di Uncharted. Avremmo voluto farci un giro, ma poi ci siamo ricordati di soffrire di vertigini.[/caption]
Anche per i pochi giornalisti videoludici accorsi, un Lucca Comics & Games alquanto vuoto e privo di attrattive. Non che si pretendesse la comparsata di qualche big dell’industria, per certi versi la presenza del papà (letterario) di The Witcher poteva anche bastarci, ma fa specie notare l’assoluta mancanza di presentazioni a porte chiuse, di conferenze che trattassero l’argomento con piglio artistico e accademico, l’incontro organizzato con qualche team di sviluppo a cui poter rivolgere qualche domanda su progetti passati e futuri. Insomma, fatto salvo per gli stand di alcune software house italiane di piccole dimensioni, comunque più a caccia di fondi che di copertura mediatica, il nulla totale.
In questo quadro sconsolante, spiccano per forza di cose le uniche due proposte dotate, quantomeno, di senso logico. Nel padiglione gaming, Sony ha puntato quasi esclusivamente su PlayStation Italian League, piattaforma web di cui vi avevamo già parlato tempo fa, utile per organizzare tornei tra amici e non. Appurato il contesto generale, del resto, buttarla sull’agonismo tra videogiocatori e succulenti premi in palio, significa quantomeno aver compreso, non senza un pizzico di rammarico, l’atmosfera della fiera.
[caption id="attachment_147863" align="aligncenter" width="508"] L’ingresso al Covo degli Assassini creato per l’occasione da Lucca. Potete trovare altre foto del Lucca Games & Comics sul nostro nuovo profilo Instagram. Vi basterà cercare “badgamesit” per trovarci.[/caption]
Dall’altra parte, invece, abbiamo Ubisoft, che ormai con tremenda puntualità sposa l’architettura medievaleggiante di Lucca con le ambientazioni storiche degli episodi di Assassin’s Creed. Va da sé che ai tempi di Ezio Auditore e di Brotherhood il legame fosse ben più forte ed evidente, ma anche con Jacob e Evie Frye, protagonisti di Syndicate, la cosa ha funzionato degnamente. Oltre alle tante demo station del gioco presenti un po’ ovunque, Ubisoft si è preoccupata di installare uno shop dedicato, di organizzare giornalmente un simpatico siparietto teatrale che riprendesse a grandi linee le battaglie tra gang riprodotte anche nel videogioco e di offrire ai visitatori un vero e proprio covo dell’Ordine degli Assassini in cui tatuarsi con i loghi del brand o farsi tagliare la barba per sembrare un vero appartenente della banda dei Rooks. Anche questa volta, insomma, avevamo a che fare con un gioco già pubblicato da qualche giorno, ma quanto meno il publisher francese si è preso la briga di offrire qualcosa di specifico e ben pianificato.
Lucca Comics & Games, per quanto riguarda i videogiochi, deve ancora capire cosa essere da grande. Così com’è impostato adesso, può certamente ambire ad attrarre le grandi masse con un’offerta tanto ampia quanto evanescente, del resto i numeri sono dalla sua, ma non può certo sperare di evolvere come invece stanno facendo le altre sezioni della manifestazione quali fumetti, cinema e serie TV. Servono idee? Servono nomi altisonanti dell’industria? Serve quanto meno un’identità precisa. Perché se l’intento è quello di dare vita con un carrozzone rumoroso, ma privo di contenuti e ambizioni, la strada è senz’altro quella giusta. Se si vuole anche fare altro, come dimostrato dagli organizzatori, allora bisogna iniziare a darsi da fare e cambiare più di una carta in tavola.