Lucca 2014: l'incontro con Zerocalcare
A Lucca Comics non potevamo perderci la conferenza di Zerocalcare, l'uomo più ricercato della rassegna toscana
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Che effetto ti fa vedere tutta questa folla?
Mi mette molta ansia. (ride)Farai un fumetto anche su questo?
In realtà avevo iniziato una storia legata proprio a queste presentazioni e a quanto mi facevano venire ansia, ma siccome ero in ritardo non sono riuscito a finirla. Quindi mi sono ritrovato a essere in ansia per non aver finito una storia su quanto mi sentissi in ansia... ma si può?Passiamo al tuo lavoro più recente, Dimentica il tuo nome, com'è ti è nata l'idea?
In realtà questa storia l’ho iniziata a pensare 2 anni fa: tutto è partito dalla morte di mia nonna, quando mi sono stati rivelati una serie di segreti sulla mia famiglia che non conoscevo. Era una storia così rocambolesca e intensa che ho pensato sarebbe stato figo raccontarla, anche perché è rimasta segreta per 60 anni e ora che mia nonna è morta sarebbe stata dimenticata.
Siccome era un progetto molto impegnativo dal punto di vista emotivo e narrativo, in cui avrei dovuto parlare di fatti intimi e del dolore di mia madre, ho scritto Dodici per “staccare” e fare esperimenti di narrazione nei quali non sono io il protagonista. Mi sono reso conto dei miei limiti e di quello che mi riusciva meglio.Rappresenti un certo tipo di cultura che viene dal basso; è chiaro che tu abbia un dono e lo metti a disposizione facendo cose belle in cui credi. Sono felice che ci sia qualcuno con un background di questo tipo, che percepisce di essere un fumettista/artista, ma mantenendo un certo tipo di coscienza etico/sociale; Dimentica il mio Nome è un libro diverso sali altri, oltre alle parti che fanno divertire ci sono parti poetiche, e fa piacere osservare il successo di qualcosa che non è mainstream, ma che ha dietro di sé qualcosa di forte come la storia che racconta.
Guarda, io ho sempre cercato di tenere separate le mie due identità, quello che fa i libri e quello che si occupa di centri sociali. Poi io pensavo di essere la testa calda della famiglia, e come avrete scoperto anche voi leggendo Dimentica il mio Nome, nella mia famiglia c'erano persone che hanno vissuto storie molto più rocambolesche, anche ai bordi della legalità, come succedeva spesso in tempo di guerra.
È una vicenda antitetica, in controtendenza rispetto a una retorica sull'egualitarismo; i veri anarchici erano le persone come la nonna Huguette, che hanno rischiato molto di più di quanto non abbia rischiato io a 16 anni.
Quando ho chiesto di poter raccontare questa storia, inizialmente mia mamma era dubbiosa ma poi ha capito che si poteva raccontare inserendo dei filtri; visto che coinvolge zii, cugine e tutta una serie di ripercussioni, la questione andava discussa insieme. Una cosa non potrò mai rivelare: quali sono le parti vere e le parti inventate della storia, e sono sicuro che i lettori saranno convinti che alcune cose realmente accadute siano così straordinarie che io le debba avere per forza inventate.
Ora mia madre è contenta, perché ha potuto finalmente liberarsi in maniera serena di un segreto custodito per 60 anni; nei fumetti appare come la figura legalitaria, quella solida, una persona su cui si può contare che descrivo sempre come una montagna di granito, ma questo libro si concentra anche sulla scoperta delle sue debolezze, un elemento che tengo a distanza per pudore, non sapendo come gestirlo.Ci puoi svelare a che punto è la lavorazione del film su La Profezia dell'Armadillo?
Abbiamo finito la sceneggiatura, ma per il resto ci vuole ancora un po', la lavorazione nel cinema italiano richiede un sacco di tempo. Se mi pagano la sceneggiatura e poi la produzione si blocca per me è la situazione ideale, perché io il mio lavoro l'ho fatto e poi non avrò rotture di cazzo "Ah, ma il fumetto era meglio!"