Lucca 2014: l'incontro con Bryan Lee O'Malley

A Lucca Comics Bryan Lee O'Malley ha parlato della realizzazione di Seconds e di alcuni retroscena della sua serie più amata, Scott Pilgrim...

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


Condividi

Il fumettista canadese Bryan Lee O'Malley si è raccontato al pubblico di Lucca Comics, svelando alcuni retroscena della realizzazione di Scott Pilgrim, la sua serie più famosa, e della sua opera più recente, Seconds.

Seconds è un libro sulle seconde possibilità, cosa è successo dopo la fine di Scott Pilgrim?

Nel luglio del 2010 ho finito il fumetto di Scott Pilgrim e ad agosto è uscito il film. È stato un periodo caotico della mia vita, ci è voluto un po’ per riuscire a rilassarmi dopo tutta quella eccitazione. All’inizio del 2011 ho iniziato a lavorare su Seconds, al quale ho dedicato 3 anni.

Seconds è un libro che non ci saremmo mai aspettati dopo Scott Pilgrim, anzi, pensavamo di rivedere la seduzione dei videogiochi e dell’indie-rock, invece hai fatto un balzo e ti sei messo a parlare di… cucina.
Perché? Come mai dopo tutto quel percorso per arrivare a Scott Pilgrim c’è stato un cambio così netto?

Ho fatto Scott Pilgrim per svuotare la mia mente di tutta la roba nerd e da tutti i videogiochi che riempivano la mia vita, per mettere ordine nella mia esistenza da ventenne. Credo che avessi finito questa “spurga” e Seconds è qualcosa di più interessante per me come adulto, ha cose meno da geek; da piccolo leggevo un sacco di racconti di folclore e di storie fantastiche, inoltre mi piace cucinare e ho lavorato in un ristorante, perciò volevo sfruttare tutti questi elementi dopo aver accantonato tutto quello che avevo già messo dentro Scott Pilgrim.

In Seconds ci sono elementi molto distanti tra loro: c’è la passione folkloristica, con questi fantasmi che assomigliano agli yokai giapponesi, e poi ci sono le seconde possibilità, la possibilità di correggere i propri errori grazie a funghi che permettono di cambiare la percezione della vita (forse sono lisergici e forse no). Tutti questi elementi creano una storia nuova, qualcosa che tu inizi a raccontare usando una frase di Italo Calvino. Quanto di quest’idea del racconto che si può correggere ti viene da influenze letterarie, e quali sono queste influenze letterarie?

Quando ero piccolo i miei autori preferiti erano la scrittrice fantasy Diana Wynne Jones (Il Castello Errante di Howl) e lo scrittore di fantascienza William Slater; entrambi raccontano di realtà alternative che partono da una sola possibilità per poi prendere strade divergenti. Poi ho letto Calvino e Jorge Louis Borges, cose più intellettuali, e per prepararmi a Seconds ho letto molti testi scientifici, di mondi paralleli e della natura dell’universo, un materiale pieno di possibilità, che ho provato a riproporre nel modo più divertente possibile.

Brian Lee O' MalleyCi hai detto che Scott Pilgrim ha "purgato" le tue passioni da adolescente, mentre Seconds racconta l’età adulta, la ricerca di un luogo dove vivere, un nuovo posto da cui far ripartire le cose. È come se tu avessi voluto raccontare la tua voglia di ripartire da capo.

Sì, ho lavorato a Scott Pilgrim per 7 anni, quindi non sono ripartito da zero perché avevo molto materiale con me, ma volevo provare a fare qualcosa di nuovo, essere frustato dal processo, perché il libro ci ha messo 4 anni per uscire. È una sorta di reazione a Scott Pilgrim, anche graficamente: ero stanco di disegnare personaggi con occhi grandi, perciò i personaggi di Seconds hanno occhi piccoli.

Sappiamo che non hai realizzato Seconds da solo, ma ti sei fatto affiancare da alcuni assistenti, in modo simile a quanto fanno i mangaka. Come mai questa scelta?

Ho realizzato tutti i miei libri da solo fino al 5° volume di Scott Pilgrim, perché mentre lavoravo al sesto stava per uscire la versione cinematografica; il film sembrava qualcosa di più grande e più entusiasmante, perciò non volevo che il volume deludesse chi lo avrebbe letto, volevo finirlo assolutamente prima dell'uscita del film, anche solo qualche settimana prima.
Sono stato aiutato con gli sfondi, così che avessero più consistenza, e per realizzare le scene di folla, visto che nel club di Gideon ci sono un sacco di persone e volevo che si sentisse la sensazione di folla con facce diverse per arricchire lo scontro finale.
Questo processo mi è piaciuto, così per Seconds ho parlato con un amico che fa l'illustratore fantasy, abbiamo fatto brainstorming e le idee che ci scambiavamo erano molto buone; abbiamo lavorato su quello, è stato un rapporto che si è costruito col tempo e credo che continuerò a lavorare con lui, anche se lui continuerà a dedicarsi anche ai suoi progetti personali.
Riguardo ai manga, i più grandi artisti giapponesi hanno 4 o 5 assistenti ma perché devono pubblicare 15-20 tavole alla settimana; quel risultato sarebbe troppo per me, la scaletta temporale che avevo in mente richiedeva qualche aiuto, e in coppia potevamo disegnare e pensare la storia allo stesso momento. In questo modo il fumetto è cresciuto in una maniera più organica, a differenza degli albi di supereroi dove c'è uno sceneggiatore, un disegnatore, un inchiostratore, un colorista, dove tutto è più suddiviso e compartizzato.

In questo lavoro il colore è stato inserito fin dall’inizio. Sappiamo che stai lavorando al colore anche per Scott Pilgrim; perché hai sentito questa esigenza, e che differenza c’è tra sovrapporre colore a una storia finita e concepire dall'inizio una storia a colori?

Sì, due anni fa abbiamo iniziato a ristampare Scott; è colorato da Nathan Fairbairn, un artista canadese, con cui ho iniziato a collaborare. In realtà anche Seconds in origine doveva essere in bianco e nero, ma dopo che ha finito il terzo volume di Scott Pilgrim i colori erano così belli che gli ho chiesto di occuparsi anche di Seconds, con un effetto straordinario grazie a quei colori così forti e ai rossi accesi. Ho stretto un legame molto bello con Nathan ed è molto facile lavorare con lui, sa perfettamente cosa voglio, come se fosse dentro la mia mente. Mi piacciono i fumetti in bianco e nero e non pensavo che Scott Pilgrim in bianco e nero fosse incompleto, ma mi interessava vederlo a colori.

In Scott Pilgrim la musica ha un’importanza centrale, mentre in Seconds la musica è scomparsa. Nel frattempo si è conclusa anche la tua carriera da musicista con produzioni indie-rock. Seconds è senza musica perché hai tagliato i rapporti con i suoni, oppure la musica entra in forme diverse?

Facevo molta più musica da giovane, poi quando Scott è diventato popolare non ne ho avuto più il tempo; Scott era più popolare della mia musica, perciò per me era più entusiasmante per me fare fumetti... Da quando Seconds è stato pubblicato ho ricominciato a pensare alla musica, è un hobby che ho sempre in mente e che tornerò ad inserire nel mio prossimo fumetto.
Il cibo è una metafora della creatività che sostituisce la musica. Mi piace usare la musica perché è molto astratta, visto che non puoi usarla nei fumetti; nel film di Scott Pilgrim viene utilizzata in modo diverso, è diventato un oggetto reale, qualcosa di concreto, una presenza molto forte, con un risultato molto bello. Ho deciso però di fare un passo indietro, ma è qualcosa che mi piace molto e tornerò ad usarla.

Hai dichiarato l'influenza dei manga per Seconds, ma ci sono altre influenze simili in Scott Pilgrim?

Scott Pilgrim è ispirato agli shonen manga, la struttura è quella dei fumetti giapponesi di combattimenti.

O' Malley cosplayIl personaggio di Ramona Flowers esiste davvero? Perché se esiste voglio sposarla.

Guardati attorno. (indicando alcune cosplayer presenti in sala)

A parte il far convogliare le influenze nerd in Scott Pilgrim, qual è il vero bisogno che avevi, qual è la battaglia che stavi combattendo all'epoca?

Non saprei, la vita è sempre una battaglia... Quando ho iniziato Scott Pilgrim avevo 25 anni e la mia vita assomigliava a quella di Scott: ero in una band, vivevo assieme a coinquilini con cui giocavo ai videogiochi e volevo rendere la mia vita più divertente ed emozionante. In realtà volevo far divertire i miei amici e credo che abbia funzionato.

Incontra spesso ragazze vestite da Ramona ed è percepibile quanto il pubblico adori Scott Pilgrim al punto da elevarlo a cult generazionale. Hai sentito la pressione di non riuscire ad eguagliare un successo simile? 

Sì, molta pressione. Come ho detto, sono usciti il film e il videogioco, improvvisamente il mio lavoro è diventato qualcosa di molto più grande, pubblicato in 25 lingue in giro per il mondo, vedo ovunque ragazze vestite da Ramona Flowers. Mi piacerebbe riuscire a creare altri personaggi che vogliano essere emulati nella stessa maniera. Ma volevo anche fare quello che volevo, pur se diverso da Scott Pilgrim; il risultato è Seconds, una vecchia idea che volevo realizzare.
Volevo farlo per me, ma anche per voi. Ora che è finito sento meno pressione e mi sento più libero, so di poter fare quello che voglio, ed è molto divertente.

Scott Pilgrim è diventato un film e un videogioco, c'è la possibilità che Seconds venga adattato in qualche altro media? C'è qualcosa che ci puoi dire?

Ehm, no. Lo spero. Ne abbiamo parlato quando vivevo in California e Los Angeles, perciò avevo un accesso diretto a quel tipo di mondo. Per me però è sempre difficile immaginare come i miei lavori in altri media, anche se sarebbe fighissimo.

Hai detto che nei tuoi prossimi fumetti ci sarà la musica, ci puoi accennare a cosa stai lavorando?

Non sarà una risposta lunga: ho pensato molto a cosa farò dopo, ma sono troppo impegnato nella promozione del volume.
Ho mandato una proposta al mio publisher per una nuova serie, che vedrete tra qualche anno, credo nel 2017, ci vorranno almeno 3 anni.
Mi piace lavorare su nuove idee, lo trovo molto gratificante. Posso dire che sto iniziando a scrivere anche un fumetto seriale che disegnerà un mio mio amico, ma siamo ancora in una fase preliminare, ma nei prossimi anni ci lavorerò ed è un progetto eccitante.

Continua a leggere su BadTaste