Luca cattura l'atmosfera estiva e le sensazioni meglio di qualsiasi altro film Pixar

Prima i personaggi, dicono oltre oceano. Luca dimostra invece che un film si fa anche sulle sensazioni che essi provano e sulle atmosfere

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Luca di Enrico Casarosa è un film Pixar atipico. Più vicino all’estetica della Aardman e dello studio Ghibli che a quella della realtà che ha guidato l’animazione americana negli ultimi 20 anni, ha il coraggio di allontanarsi dalla rigida successione di eventi per concentrarsi sulle atmosfere. Spesso paragonato a Chiamami col tuo nome, in realtà Luca condivide con il film di Guadagnino solo il modo con cui racconta l’estate nella provincia italiana. L'immersione con cui la rende parte della storia. È quella sensazione di essere giovani nelle strade di una città di pescatori, vivere ai confini tra un'età e l'altra in Italia.  

Prima la cittadina di Crema, ora Portorosso, che nasce da una crasi tra Portovenere e Monterosso, nelle Cinque Terre. Questi due luoghi sembrano isolati dal resto del mondo: una sorta di arcadia dei miti antichi, dove si svolgono amori carichi di eros (nel primo) o tornei, amicizie, iniziazioni (in Luca). In questi scenari i due film riescono a catturare l’estate, con il suo sapore distintivo.

In Luca l’estate è il calore che si appiccica addosso, la tentazione a trovare sollievo nell’acqua fresca della fontana attorno a cui si articola il centro storico del paese. Per i due protagonisti bagnarsi significherebbe svelare il proprio segreto. In genere però, sia per i bambini-mostri marini che per gli altri abitanti di Portorosso, il passaggio dalla terra al mare - e viceversa - è naturale come lo è per chi è cresciuto sulle spiagge.

Enrico Casarosa, che ha attinto ai propri ricordi d’infanzia, riempie di dettagli vivissimi gli sfondi. Ci sono le vecchiette sedute e sonnecchianti all’ombra, i gatti che camminano sui cigli dei muretti, i giornali seccati al sole e le locandine del cinema all’aperto ingiallite dalla sabbia. Si possono vedere, certo, ma sono disegni che hanno anche sapore, emanano un profumo distintivo d'infanzia. È subliminale: non ci soffermiamo particolarmente. Eppure è proprio questa abbondanza di personaggi - che fanno parte della scenografia stessa - a raccontare un’atmosfera unica.

Luca usa gli stereotipi con cui gli americani vedono gli italiani per ribaltarli in una caratterizzazione complessa. Casarosa non scrive solo della “pizza e del mandolino”, ma ne trova la valenza culturale e gli dà un’importanza nella crescita della storia. Spezza il luogo comune facendolo diventare un luogo particolare, un tratto distintivo.

Nei suoi precedenti film la Pixar ha catturato l’atmosfera del passaggio dalla giovinezza al mondo adulto in Toy Story 3. Soul respira le strade autunnali della Grande Mela. Up vive del brivido di un viaggio che inizia e la malinconia di quando finisce. Ma lo studio di animazione non si è mai concentrato così tanto sulle sensazioni veicolate da un particolare momento nell’anno se non con Coco, ambientato nel giorno dei morti.

Luca - Immagini

In Luca invece l’atmosfera estiva è ovunque ed è importantissima. Gli animatori la inseriscono anche nella color palette luminosa e pressoché priva di ombre. I mesi caldi hanno una particolare valenza culturale in Italia e per questo sono nel film una bandiera dello Stivale ancora più forte dell’onnipresente pasta o dei film di Fellini. Non esiste da nessun’altra parte un clima simile, e Casarosa lo dimostra nel film, fatto dalle vampate che arrivano dalle pietre, dal frinire delle cicale, e dal vento fresco notturno che può portare improvvisi temporali. 

Nel momento di sospensione delle scuole si apre la parentesi di libertà, in cui gli italiani passano dalla città (il mare in questo caso) alla costa o alla montagna. Ed è qui, sotto il sole cocente, che le vite hanno il tempo e la serenità di sviluppare rapporti e amicizie. Nel film si aggiunge una variabile nel rapporto tra Alberto e Luca, ovvero Giulia. Non un interesse amoroso, ma semplicemente un’abitante della città che dimostra la possibilità di essere accolti oltre alla propria dimensione mostruosa. 

I tre sono nuove generazioni che vivono oltre le tradizioni. Cercano di superarle quando implicano chiusura, ovvero la caccia ai mostri. Invece vi partecipano con entusiasmo quando sono sfide che uniscono, come la gara in bicicletta. 

A consolidare l’amicizia c’è la Vespa, un mezzo inscindibile dalla bella stagione. Mitizzata nel cinema classico, adottata a basso costo dai giovani dell’epoca, la motocicletta è autonomia e autodeterminazione. È la bicicletta degli adulti ed è il sogno di superare i confini. È un mezzo fa da ponte tra paesi distanti grazie alla sua agilità. Nel film incarna il sogno che il mondo subacqueo possa convivere con quello di superficie. 

Quando il caldo finisce è tempo di tirare le somme. Non si esce indenni da quei tre mesi, si cambia conoscendo se stessi e quindi diventando un po’ più adulti. Nel finale di Luca si cattura la malinconia del ritorno al dovere. Le differenze si appianano quando i mostri vengono accettati, ma subito dopo ritornano sotto un’altro aspetto. Luca, Alberto e Giulia scoprono che il trio è pronto a prendere altre strade. Ognuno seguirà le proprie inclinazioni, anche se significa allontanarsi e prendere distanza proprio da quell’estate che ha fatto da laboratorio creativo per la scoperta della vita.

Luca non è solo un film ambientato in Italia, ma è un grande tentativo di portare un cinema diverso, europeo, nella grande animazione statunitense. Character first, dicono oltre oceano, prima i personaggi. Casarosa dimostra che non deve essere per forza così: perché un film si fa anche sulle sensazioni che essi provano mentre superano gli ostacoli. E l’emozione può anche essere un ricordo dei giochi d’infanzia nelle strade delle località di vacanze in cui, lontani dai genitori, si impara ad essere persone.

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