L'open world sta uccidendo i videogiochi
Sembra che nei videogiochi non si possa più fare a meno dell'open world, anche a costo di trascurare altri elementi, persino più importanti
Addirittura anche Mario pare aver ceduto e Super Mario Odyssey - per quanto probabilmente bellissimo - sembra proporre un modello ludico in cui la progressione lineare classica viene sostituita da un caotico girovagare per pianeti, mondi e dimensioni. Il problema è che mentre la potenza di calcolo è aumentata tanto da permettere la creazione di mondi sempre più grandi, più dettagliati e più vivi, il gameplay è rimasto praticamente fermo: Horizon Zero Dawn riprende pedissequamente gli stilemi ludici del primissimo Assassin's Creed, con le torri (i collolungo) da scalare per svelare un’area, gli incontri casuali con i nemici e l’alternanza fra città e natura selvaggia. Persino l’ultimo The Legend of Zelda, per quanto splendido, non sfugge alla codifica del genere imposta ormai dieci anni fa da Ubisoft.
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Lo ammetto, da giocatore faccio davvero fatica: riesco a intravedere la bellezza, pure lo sforzo, dietro alle avventure di Aloy, il genio nelle meccaniche di Breath of the Wild, addirittura la sana ignoranza di Just Cause 3 ma, sempre più spesso, ne finisco soverchiato. Cavalcare ore e ore nei boschi dell’Abbraccio o sulle spiagge di Hyrule mi tedia disperatamente, soprattutto quando avrei voglia solo di avanzare con la trama, senza distrarmi con missioni secondarie e collezionabili. Invece ogni singolo minuto di gioco ci bombarda con notifiche, possibili deviazioni e strade alternative. Pochissimi titoli riescono nella magia di mantenere intatto l’equilibrio ludico fra progressione principale ed elementi di contorno: Rockstar è geniale in questo (forse perchè il genere l’hanno praticamente inventato loro) e pure i ragazzi di CD Projekt RED sono riusciti nell’impresa con The Witcher 3: Wild Hunt. Un bel pezzo degli altri sviluppatori, invece, non ce la fanno proprio: Assassin's Creed mi è ormai indigeribile da qualche anno mentre il già citato Horizon Zero Dawn, per quanto con valori produttivi altissimi, non riesce a convincermi a finirlo. Non cito, per rispetto alla sua storia, Mass Effect: Andromeda, un titolo che riesce a tirare a fondo una delle migliori serie della scorsa generazione proprio a causa della sua ostinata svolta open world.
[caption id="attachment_178396" align="aligncenter" width="1280"] Sali in alto, svela la zona: ripeti per decine di altri videogiochi[/caption]
Non è un caso che, mentre le megaproduzioni si incastrano nella chimera del free roaming, stiano emergendo, con successo, esperienze molto più contenute, che fanno bene una cosa soltanto e riescono comunque a gratificare i giocatori. Penso a Mario + Rabbids: Kingdom Battle o a produzioni piccole sul modello di Stardew Valley. Questi giochi, seppur diversissimi, dimostrano che si possono costruire progetti profondi e coinvolgenti anche senza cercare di scimmiottare l’approccio di Rockstar. I progetti tripla A rischiano di trasformarsi in dinosauri fuori dal tempo: enormi ma sostanzialmente inutili.
Per un parere completamente opposto: L'open world, il grande balzo in avanti dei videogiochi moderni