Longlegs, The Substance e Terrifier 3 dominano in Italia: ecco perché il nostro cinema dovrebbe osare di più
Il genere horror dimostra ancora una volta la sua potenza al botteghino italiano. Perché il nostro cinema non coglie questa opportunità di rilancio?
Premessa
Tre film horror stanno dicendo la loro con forza nel box office italico. Si intitolano Longlegs, The Substance (usciti entrambi il 31 ottobre) e Terrifier 3 (arrivato in sala il 7 novembre con anteprime il 31 ottobre). L'horror è sempre andato benissimo da noi e, post chiusura sale per COVID19, è il genere che ha resistito meglio al botteghino. Anche più, in proporzione rispetto ai budget, dei salvifici cinecomic o exploit singoli come Barbie o Oppenheimer. Non possiamo scordare gli incassi strepitosi di The Nun II, uscito nei nostri cinema il 6 settembre 2023 a ridosso del biennio COVID-19 2020-2022. Realizzò la cifra oggi pazzesca di oltre 6 milioni e mezzo di euro con oltre 960 mila spettatori. Oggi è il 2024 e Longlegs, The Substance e Terrifier 3 stanno contemporaneamente ottenendo ottimi risultati nei loro giorni di programmazione. Ma dire “horror” non vuol dire che siano tre film fotocopia. Sono uno più diverso dell'altro. Cioè?
Longlegs di Osgood Perkins
C'è un grande schema nella Chiesa di Satana dell'Oregon? Può essere perché sono 30 anni che un incantatore demoniaco costruisce da quelle parti bambole assatanate da regalare a famigliole americane. Ma non pensate al bambolotto dinamico Chucky. Tali pupazzi non si muovono ma istigano il pater familias a massacrare i parenti. Questo come piano generale malefico che va in scena dal 1966. Nel particolare seguiremo un'agente Fbi che entrerà in questi sordidi complotti satanici partendo dal 1994, di cui lei stessa fa parte partendo da un ricordo del 1974. Il film è dunque un horror religioso, con citazioni bibliche (Libro della Rivelazione anche chiamato Apocalisse di Giovanni) che disegna una rete di adoratori del Diavolo di cui vediamo in azione soprattutto quel costruttore di bambole magiche auto soprannominatosi Longlegs. Costui firma delle missive in codice stile Zodiac che l'Fbi cerca di tradurre da anni. Ci sono alcune fragilità di sceneggiatura. Esattamente Longlegs che ci faceva in quel 1974 da una madre single + figlia? Qual era il suo scopo? Da quanti anni vive nel sottoscala di mamma? Come mai un tipo così eccentrico non è stato ancora indagato in Oregon? Comunque il film diviso in tre atti di Osgood Perkins ha una bella atmosfera gelida e ottime interpretazioni di attori ispirati. Tra loro spiccano Nicolas Cage alterato nel make-up come stregone innamorato del glam rock di Marc Bolan e Lou Reed, Alicia Witt come madre ambigua e Maika Monroe come eroina investigatrice sulle tracce del perfido e piagnucoloso Longlegs.
The Substance di Coralie Fargeat
Trattasi di horror morale nell'accezione di racconto su scelte sbagliate da parte del protagonista che la porteranno a una brutta fine. Forte è la componente sociale e politica in relazione alla lettura del corpo della donna dentro la società dello spettacolo. Non vi è una connotazione storica come Longlegs bensì un'ambientazione quasi favolistica che negli ultimi 30 minuti diventa sempre più inverosimile (come fa la protagonista ad arrivare sul palco nello showdown finale?). C'è magia anche qui ma di quella moderna e medica che porta il film, anche, nella fantascienza. Qualche “mad doctor” ha creato un siero che se te lo inietti, ti fa uscire dalla schiena un tuo doppio più giovane. Poi lo devi gestire. Il film ha scioccato e colpito il Festival di Cannes 2024 dove ha vinto Miglior Sceneggiatura. È quindi un horror chic che partecipa in Concorso a uno dei Festival più importanti del mondo. Si intitola The Substance, è ambientato in una Los Angeles ricostruita integralmente in Costa Azzurra e la sua incosciente protagonista si chiama Elisabeth Sparkle. La interpreta Demi Moore. Elisabeth è una “vecchia” diva vincitrice di un Oscar (“Sì ma quando è stato? Negli anni '30 per King Kong?” ironizzerà qualcuno) finita a zompettare in programmi tv di aerobica peggio della Jane Fonda degli anni '80. Ma, compiuti i 50 anni, qualcuno la vuole licenziare. Mille citazioni visive (da Society di Yuzna a Carrie di De Palma) ma ci sembra che Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde la faccia da padrone come base narrativa sul concetto fantastico di un nostro doppio pischello e pimpante (nel film Margaret Qualley) la cui esistenza crea parecchi problemi al protagonista. Da classica parabola morale, il film si chiude con catastrofiche conseguenze.
Cast con geniale scelta strategica di divismo: Demi Moore, che porta in viso, come Nicole Kidman, interventi chirurgici per blandire Hollywood, è l'attrice simbolo perfetta perché ex sex symbol caduta in disgrazia da anni. Ma il film appartiene anche un'altra tradizione ovvero quella degli horror dove poi ti devi segnare il nome del make-up artist come per Rick Baker con Un lupo mannaro a Londra (1981), Rob Bottin con La cosa (1982) di Carpenter, Carlo Rambaldi con il pupazzo posseduto (c'è Longlegs in azione?) di Profondo rosso (1975) o ancora Screaming Mad George per Society (1989) di Yuzna. L'effettista speciale e responsabile make-up di cui dobbiamo ricordarci il nome è Pierre-Olivier Persin. Lo vogliamo vincere l'Oscar 2025 come artista in grado di affiancare Fargeat nella visualizzazione dei vari stadi di mostruosità di Elisabeth Sparkle. Questo è un vero fuoriclasse. Dal dito incarnito al “mostro” finale.
Terrifier 3 di Damien Leone
Longlegs chiama chiaramente saga nel suo finale. The Substance no. Terrifier 3, si capisce già dal titolo, arriva nei nostri cinema come terzo atto di un franchise. Appartiene a un altro genere di horror rispetto ai primi due ovvero il supernatural slasher movie dove a dominare c'è una creatura mascherata o comunque appariscente che va in giro a massacrare la gente di solito poi fissandosi su una signora specifica. Il mostro è Art The Clown (muto e iconograficamente tra Marcel Marceau e Marilyn Manson) e la final girl, nata in Terrifier 2, è Sienna Shaw. I due saranno in antagonismo anche in questo terzo capitolo dove il regista Damien Leone inserisce tanta commedia anti-natalizia. C'è una tale insistenza nell'effetto truculento splatter da ricordare il Sam Raimi de La casa (1981) o il Peter Jackson di Splatters – Gli Schizzacervelli (1992) come esempi di esagerazione tale nella repulsione da sconfinare nella risata liberatoria.
Conclusioni
Longlegs appartiene al filone “c'è Satana in famiglia?” di Rosemary's Baby (1968) e recentemente l'ottimo Hereditary (2018) di Ari Aster. The Substance è l'esperimento finito male stile La mosca (1986) di Cronenberg più la satira sui ricchi e depravati losangelini di Society di Yuzna. Terrifier 3 ci riporta ai mostri garruli e sardonici come Freddy Krueger che mentre smembrano le loro vittime, le prendono anche un po' in giro.