LOL 2 compie la stessa rivoluzione della nuova serialità italiana ma con i comici
Nel programma i concorrenti combattono tutti contro tutti ma, come in Gomorra, in realtà c’è un chiaro scontro tra generazioni di padri e figli
In una televisione che cerca di confezionare programmi buoni per tutti era inevitabile che LOL si facesse notare per non essere buono per tutti. È questa la vera grande particolarità di un format che nella sua incarnazione italiana ribadisce moltissime dinamiche della nostra serialità e soprattutto si contrappone alla programmazione della tv generalista per come sceglie di inimicarsi una parte del pubblico.
In LOL 2 l'assenza del pubblico si sente
Questa non è comicità per tutti inevitabilmente, lascia scontenti tanti e ha il problema dell’assenza di pubblico, cioè dell’assenza del companatico delle risate, le gag cadono necessariamente nel vuoto e, se non c’è la risata di chi guarda a riempire, l’effetto imbarazzo è forte. Anche per questo ad una spenta Mara Maionchi quest’anno è stato preferito Frank Matano, la cui risata è contagiosissima e che ha tempi e ritmi perfetti, sempre al massimo, sempre ad alta tenitura, cosa che agevola anche Fedez (non proprio il più abile dei conduttori). Il montaggio stacca tantissimo su di lui valorizzare le gag con la risata del “pubblico”. Insomma quello che in Italia è stato un format vincente inventato dalla Gialappa’s, cioè l’audiocommento delle performance comiche (come degli amici aggiunti a chi guarda, il surrogato professionale delle voci dal posto accanto sul divano) qui è rifiutato e le gag sono lasciate sole. Difficilissimo.
Sulla carta LOL sarebbe un programma destinato a fallire, perché non rispetta nessuna regola stratificata nel tempo. Non accompagna l’umorismo, non valorizza i singoli comici (che possono prepararsi fino ad un certo punto, poi vanno a braccio) e spesso ha tempi morti che nemmeno il grande lavoro di montaggio sa colmare. Eppure funziona per vie misteriose, per impennate e fiammate di creatività o imbarazzo. E soprattutto funziona per una scrittura che come mai qui è evidente. Sappiamo infatti da tempo che nei reality, come nei talent (e LOL alla fine è un reality con celebrities, un Grande Fratello VIP fatto di comici), la scrittura c’è ed è nel casting. Qui la scrittura ha i medesimi tratti della serialità italiana di nuova generazione.
Generazioni con forme di umorismo diverse
Se infatti già la prima edizione aveva proposto un’ovvia mescolanza di comici buoni per pubblici diversi, la seconda ha aggiustato tiro e target, puntando con molta più forza sui 30-40enni con un’infornata di nomi che vengono dagli anni ‘90 e 2000 (Corrado Guzzanti, Mago Forest, Virginia Raffaele, Maccio Capatonda e Maria Di Biase, a cui si potrebbe aggiungere la carta matta Lillo) e una più blanda componente giovanile (Masazza e Angioni). E in questo sta la seconda caratteristica dell’edizione italiana di LOL, quella cioè di raccontare tramite la scrittura (che, lo ribadiamo, sta tutta nel casting) la stessa storia che racconta la nuova serialità italiana (sempre diretta ad un pubblico di 30-40enni), cioè il conflitto generazionale. Gomorra, Romulus, Suburra e molte altre serie raccontano di generazioni giovani che si battono contro quelle dei padri, che vogliono cambiare il mondo e sovvertire l’equilibrio. LOL alla stessa maniera mette apertamente in conflitto due macrogenerazioni con forme di umorismo diverse.
Se è vero che il programma funziona come un tutti contro tutti, è anche obiettivo che il casting della seconda edizione divida i concorrenti nettamente tra un gruppo più affiatato per età, influenze, conoscenza e rispetto (quello per l’appunto di chi è emerso o ha lavorato tra gli anni ‘90 e 2000) e quello invece più giovane, che dovrebbe uccidere i propri padri ma, magie del casting, ne finisce umiliato. Non era andata così nella prima edizione, in cui non solo il vincitore appartiene alla categoria dei comici vicini al pubblico più giovane, ma anche le dinamiche interne sembravano favorire quella generazione, con alcune delle nuove leve che pungolavano, tenevano in scacco e combattevano ad armi pari con i più navigati e altri, come Caterina Guzzanti, che sembravano a disagio.
Sarà quindi interessante capire dal casting della futura terza edizione cosa avrà funzionato di più di questa seconda.