LOL 2 compie la stessa rivoluzione della nuova serialità italiana ma con i comici

Nel programma i concorrenti combattono tutti contro tutti ma, come in Gomorra, in realtà c’è un chiaro scontro tra generazioni di padri e figli

Critico e giornalista cinematografico


Condividi

LOL 2 fa con i comici la stessa rivoluzione della nuova serialità italiana. LOL 2 è disponibile su Prime Video.

In una televisione che cerca di confezionare programmi buoni per tutti era inevitabile che LOL si facesse notare per non essere buono per tutti. È questa la vera grande particolarità di un format che nella sua incarnazione italiana ribadisce moltissime dinamiche della nostra serialità e soprattutto si contrappone alla programmazione della tv generalista per come sceglie di inimicarsi una parte del pubblico.

La prima cosa che colpisce di LOL, se messo a paragone con qualsiasi altro programma fondato sui comici della tv italiana, è che non appiattisce le gag su un livello buono per tutti, né cerca l’innocuo posizionamento blando che aumenti l’audience potenziale, ma anzi taglia via tutto un tipo di umorismo (che non funziona all’interno delle regole, dei tempi e della durata del programma) e ne privilegia un altro, inevitabilmente alienandosi alcuni spettatori ed esaltandone altri. Lo si era notato nella prima edizione, con uno stand up comedian come Luca Ravenna, di indubbie capacità, che faticava a lavorare sul suo umorismo in quel contesto, mentre avevano gioco più facile i comici che da sempre si misurano sulle gag di pancia. Esattamente la stessa dinamica delle serie tv moderne da piattaforma o pay tv, che non vogliono essere buone per tutti ma anzi lavorano sul genere con grande precisione, inimicandosi una parte del pubblico.

La seconda edizione di LOL ha confermato e rilanciato tutto questo, aggiustando moltissimi tiri e perfezionando il format. È una dinamica che abbiamo visto spesso negli adattamenti italiani, sempre pieni di personalità e capaci per molti versi di migliorare gli originali. LOL funziona sull’umorismo demenziale, sulla cretineria, la ridarella e le gag più sciocche (che non vuole dire mai reale scemenza ma anzi sono dinamiche eterne su cui si basava anche il cinema muto). Per certi versi LOL è anche più universale di molta comicità raffinata e non è un caso che vi trovino posto e funzionino gag fisiche (quelle che nella prima edizione erano fornite dallo show e presenti in tutte le edizioni, come il mago degli oggetti semplici e quotidiani) o anche citazioni da Hellzapoppin (il Mago Forest ne fa una in questa edizione con la palma della sig.ra Johnson), un film degli anni ‘40, pietra miliare dell’umorismo demenziale al cinema il cui linguaggio funziona benissimo in un programma del 2022.

LOL 2 Chi ride è fuori - Foto episodiIn LOL 2 l'assenza del pubblico si sente

Questa non è comicità per tutti inevitabilmente, lascia scontenti tanti e ha il problema dell’assenza di pubblico, cioè dell’assenza del companatico delle risate, le gag cadono necessariamente nel vuoto e, se non c’è la risata di chi guarda a riempire, l’effetto imbarazzo è forte. Anche per questo ad una spenta Mara Maionchi quest’anno è stato preferito Frank Matano, la cui risata è contagiosissima e che ha tempi e ritmi perfetti, sempre al massimo, sempre ad alta tenitura, cosa che agevola anche Fedez (non proprio il più abile dei conduttori). Il montaggio stacca tantissimo su di lui valorizzare le gag con la risata del “pubblico”. Insomma quello che in Italia è stato un format vincente inventato dalla Gialappa’s, cioè l’audiocommento delle performance comiche (come degli amici aggiunti a chi guarda, il surrogato professionale delle voci dal posto accanto sul divano) qui è rifiutato e le gag sono lasciate sole. Difficilissimo.

Sulla carta LOL sarebbe un programma destinato a fallire, perché non rispetta nessuna regola stratificata nel tempo. Non accompagna l’umorismo, non valorizza i singoli comici (che possono prepararsi fino ad un certo punto, poi vanno a braccio) e spesso ha tempi morti che nemmeno il grande lavoro di montaggio sa colmare. Eppure funziona per vie misteriose, per impennate e fiammate di creatività o imbarazzo. E soprattutto funziona per una scrittura che come mai qui è evidente. Sappiamo infatti da tempo che nei reality, come nei talent (e LOL alla fine è un reality con celebrities, un Grande Fratello VIP fatto di comici), la scrittura c’è ed è nel casting. Qui la scrittura ha i medesimi tratti della serialità italiana di nuova generazione.

LOL 2 Foto: Federico Guberti

Generazioni con forme di umorismo diverse

Se infatti già la prima edizione aveva proposto un’ovvia mescolanza di comici buoni per pubblici diversi, la seconda ha aggiustato tiro e target, puntando con molta più forza sui 30-40enni con un’infornata di nomi che vengono dagli anni ‘90 e 2000 (Corrado Guzzanti, Mago Forest, Virginia Raffaele, Maccio Capatonda e Maria Di Biase, a cui si potrebbe aggiungere la carta matta Lillo) e una più blanda componente giovanile (Masazza e Angioni). E in questo sta la seconda caratteristica dell’edizione italiana di LOL, quella cioè di raccontare tramite la scrittura (che, lo ribadiamo, sta tutta nel casting) la stessa storia che racconta la nuova serialità italiana (sempre diretta ad un pubblico di 30-40enni), cioè il conflitto generazionale. Gomorra, Romulus, Suburra e molte altre serie raccontano di generazioni giovani che si battono contro quelle dei padri, che vogliono cambiare il mondo e sovvertire l’equilibrio. LOL alla stessa maniera mette apertamente in conflitto due macrogenerazioni con forme di umorismo diverse.

Se è vero che il programma funziona come un tutti contro tutti, è anche obiettivo che il casting della seconda edizione divida i concorrenti nettamente tra un gruppo più affiatato per età, influenze, conoscenza e rispetto (quello per l’appunto di chi è emerso o ha lavorato tra gli anni ‘90 e 2000) e quello invece più giovane, che dovrebbe uccidere i propri padri ma, magie del casting, ne finisce umiliato. Non era andata così nella prima edizione, in cui non solo il vincitore appartiene alla categoria dei comici vicini al pubblico più giovane, ma anche le dinamiche interne sembravano favorire quella generazione, con alcune delle nuove leve che pungolavano, tenevano in scacco e combattevano ad armi pari con i più navigati e altri, come Caterina Guzzanti, che sembravano a disagio.
Sarà quindi interessante capire dal casting della futura terza edizione cosa avrà funzionato di più di questa seconda.

Continua a leggere su BadTaste