Lo vedremo mai?


E' stato il film che ha ottenuto i maggiori profitti del 2007 e una delle pellicole più acclamate dalla stampa americana, ma in Italia potrebbe non uscire mai. Si tratta di...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

Once. Pensate di investire 150.000 dollari in un affare, che poi porta 15 milioni di fatturato. Non male un rapporto tra investimento e ricavi di 1 a 100, no? E' esattamente quello che è capitato a questo piccolo film irlandese, che sbucato dal nulla (non era neanche andato benissimo al Sundance) si è poi costruito un piccolo seguito di culto, arrivando anche ad essere considerato il sesto miglior film dell'anno da parte della critica americana.

Tutti discorsi che non sembrano convincere molto i distributori italiani, perché, a quanto ne so, non c'è ancora nessuno che si è deciso a portare la pellicola nel nostro Paese. Sarà che si preferisce cercare di prendere soldi pubblici piuttosto che puntare su prodotti accattivanti, comunque sia, le probabilità di doverselo cercare in home video sono parecchie.

Detto questo, vedere Once fa una strana impressione. A tratti, ci si chiede se un certo hype eccessivo non abbia nuociuto a questo piccolo film. La storia è infatti scarnissima: boy meets girl. E poi suonano insieme. Perfetta per un cortometraggio, un po' meno per un lungo, anche se di soli 80 minuti. Ci sono momenti che sembrano delle prove o delle scene non tagliate al montaggio. Per esempio, la prima canzone insieme dei due protagonisti, tra il tempo per sistemarsi e quello della performance vera e propria, dura quasi 10 minuti.

Insomma, è chiaro che l'esigenza di allungare il brodo è notevole, ma forse in alcuni momenti si esagera. Cosa tutt'altro che sconvolgente per un prodotto del genere e infatti il problema non è il film, ma chi ne parla come di un capolavoro assoluto. La pellicola è in certi momenti gradevolissima, con idee di regia e montaggio non banali e con spunti poetici (l'aspirapolvere) veramente carini.

Certo, ogni tanto si ha l'impressione che tutto sia troppo solare e gioioso (penso al prestito che ottiene il protagonista). Ma un finale molto intelligente appiana alcune perplessità riscontrate. E magari fa anche rimpiangere che in Italia le sale vengono riempite da Scusa ma ti chiamo amore e non da titoli del genere...

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