Lo spirito di Ghostbusters è legato agli anni ’80. Per questo non è semplice catturarlo

Ghostbusters è tra le cose più anni '80 che gli anni '80 abbiano prodotto. Forse è per questo che si fa così fatica a riproporlo oggi

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Forse soffiando le candeline dei 40 anni di Ghostbusters è arrivato anche il momento di rassegnarsi: lo spirito degli acchiappafantasmi è legato alla sua epoca. Più nello specifico al suo, straordinario, anno: il 1984. Fu un’estate turbolenta per il cinema, in cui Steven Spielberg, abile osservatore delle tendenze, si rese conto che i film in arrivo avrebbero avuto bisogno di un nuovo rating a metà tra il per tutti e il divieto. Nacque il PG-13 grazie a Indiana Jones e il tempio maledetto e i Gremlins (entrambi con lo zampino del regista, ve ne abbiamo parlato qui) e, indirettamente, anche Ghostbusters.

Sta qui il primo elemento di una formula che si sta rivelando difficilissima da replicare: l’umorismo allusivo, la commedia che sì fa ridere ma fa anche un po’ paura. La libertà dei suoi protagonisti di essere pessime persone. Questo vale in particolare per Peter Venkman, un Bill Murray assoluto mattatore, veramente fuori dalla sensibilità "family".

Intendiamoci: Ghostbusters non è un franchise su cui è impossibile costruire nuove storie. Legacy lo faceva in maniera decente. Solo che, come scriveva Gabriele Niola nella recensione di Minaccia Glaciale, nelle trasposizioni moderne lo spirito iniziale, quello degli anni ’80, si è gradualmente affievolito. Oggi per Ghostbusters le strade sono due: o richiamare quell’epoca in versione nostalgica, o andare avanti trovando una nuova modernità al franchise che, se ottenuta, sarà per forza di cose derivativa. Insomma: gli acchiappafantasmi sono così legati allo spirito della loro epoca che non è facile replicare il fenomeno che sono stati, a meno di riportarci nel 1984.

Un cast dalla chimica perfetta

Le condizioni giuste per far nascere Ghostbusters. Fu la passione per il soprannaturale di Dan Aykroyd a iniziare tutto. Un film pensato con John Belushi in testa, bloccato dopo la sua morte. A realizzarlo sono stati gli amici del Saturday Night Live e quelli dei National Lampoon. C’era stato nel ’78 il fenomeno di Animal House con Harold Ramis al soggetto e Ivan Reitman alla produzione. Il regista conosceva bene le qualità di Bill Murray avendolo diretto in Polpette (Meatballs) e Stripes - Un plotone di svitati. Murray era sodale di Ramis avendo recitato per lui in Palla da golf e con lui in Stripes e così via…

Un gruppo di amici con un’idea, con una nuova compagnia di effetti speciali, la Boss Film Studios, nata per fare fronte all’agenda piena della ILM, e soprattutto con lo slancio del genere della commedia, diventata popolarissima dopo quella serie di successi. Successi nati quasi sempre grazie allo zampino di almeno uno dei creativi coinvolti nel film degli acchiappafantasmi. La chimica tra di loro ha permesso di dare spazio all’improvvisazione. Questo ha significato trovare momenti e battute memorabili sul set, rafforzando la sceneggiatura con la creatività divertita e senza freni che si è creata tra brillanti autori. Tutto questo non si può ricreare per volontà di uno studio.

Una promozione irripetibile

I film non devono solo essere belli per avere successo. Bisogna anche venderli bene. Ghostbusters fu uno dei primi film ad applicare un pensiero trasversale rispetto alla creazione di hype. Columbia uscì con un primo teaser incentrato tutto sul logo con il fantasma, senza alcuna trama o star. Nelle pubblicità appariva un numero di telefono da chiamare in caso di avvistamenti di fantasmi. Il numero era attivo e si poteva ascoltare la voce degli acchiappafantasmi. Il tema principale di Ray Parker Jr. anticipò di 40 anni l’era del "cinema-Tik Tok", quella attuale in cui i film cercano un balletto o un brano che diventi hit sui social. Il singolo scalò le classifiche e restò in vetta per tre settimane spingendo il lungometraggio. 

Le emozioni di Ghostbusters sono legate anche al suo merchandise. I bambini potevano mangiare da McDonald, trovare un giocattolo del film, e andare a vederlo subito dopo. Il film ha un’incredibile capacità di creare personaggi e oggetti che possono essere trasposti in altri formati. Ogni acchiappafantasmi è un carattere netto, rappresenta un’intera categoria di personaggi (lo spaccone, l’intelligente timido ecc…). Gli ectoplasmi sono perfetti per diventare action figure o simboli della saga (Slimer, ma anche Stay Puft Marshmallow Man). Le storie potevano continuare in serie TV e videogiochi senza avere troppi rivali.

Oggi tutto questo è molto più difficile. C’è una saturazione di franchise. Lo spazio preso dai Ghostbusters nella cultura popolare, con la diffusione del suffisso -busters un po’ ovunque e con citazioni crossmediali ed emulazioni, non è più disponibile nel già saturo panorama “meta”. Il gruppo di ricercatori quarant’anni fa era percepito come un qualcosa di nuovo, oggi sono vecchie glorie. Ma sono ancora così presenti nell’immaginario che non si riesce a superarle. O forse, non si deve.

Ghostbusters fiorisce nel clima culturale giusto

Il punto è questo: Ghostbusters può esistere oggi. Ma quel Ghostbusters che molti amano è figlio di un’epoca con uno spirito completamente diverso. Retiman non è in ansia per la presentabilità dei suoi personaggi. Al contempo può giovarsi di un clima di eccitazione per le scoperte scientifiche (a cui lega i fantasmi che non pongono mai dilemmi esistenziali, ma sempre molto pratici) e una rinnovata attenzione alle tematiche New Age. 

Come nota Collider l’estate dell’84 era caratterizzata dalla campagna elettorale di Ronald Reagan, da Prince e Springsteen nelle classifiche musicali, e dal cinema che cercava la leggerezza dopo i cupi (per tematiche) anni ’70. Ghostbusters è stato determinante per traghettare il cinema su questi nuovi toni. Insieme a The Karate Kid e agli altri film di quell’annata rappresenta un collettore del nuovo clima culturale. Il massimo rappresentante degli '80. Ghostbusters è stato il film giusto al momento giusto, dando forma a un nuovo tono con cui raccontare le storie per giovani e adulti. 

Oggi la maggior parte dei franchise iniziata negli anni ’80 si confronta con l’annoso tema di passare il testimone alla nuova generazione. È difficilissimo riuscirci e molti di coloro che ci tentano sembrano non capire perché falliscono. La risposta può essere questa. La torcia non è fatta per essere passata. È fatta per continuare e bruciare rappresentando un’epoca, un decennio, che non tornerà, ma che questi film contribuiscono a tenere vivo. Dentro una commedia sui fantasmi c’è tanto di tutto questo: c’è l’anima, traslucida ma ben visibile, delle fantasie delle persone che hanno vissuto in quegli anni. Proprio perché così autentica e sentita, non è riproducibile a tavolino, non è ereditabile e non si può imprigionare.

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