L'inizio della storia d'amore tra Dickens e il cinema

Quella tra Dickens e il cinema è una storia lunga e proficua. Realizzata in una quantità infinita di adattamenti. Ma come è iniziata?

Condividi

Charles Dickens è uno degli autori più adattati al cinema di sempre. Solamente nel periodo del muto si contano oltre 100 film tratti dalle sue opere, molti dei quali andati perduti. Le pellicole non erano prodotte solo in Gran Bretagna, ma anche negli USA e per tutta l’Europa, con un grande successo popolare.

Le trame di Dickens inoltre, con il loro contenuto morale, leggermente inquietante, e spesso spirituale, sono una perfetta rappresentazione del Natale. Non è raro quindi, nel periodo di festività incontrare in televisione o nelle piattaforme streaming, opere tratte dalle sue pagine (anche recentissime come La vita straordinaria di David Copperfield o Dickens - L'uomo che inventò il Natale).

Ma a cosa si deve questa sinergia tra Dickens e il cinema?

Sappiamo, dalle corrispondenze di Dickens, che la fascinazione dell’autore verso i trucchi visivi ha radici profonde. L’età vittoriana era caratterizzata da una forte cultura delle immagini. L’aspetto visivo aveva preso piede nella comunicazione e nell’intrattenimento. Vi erano numerose sperimentazioni con gli effetti di luce e le prime forme di impressione delle ombre. Uno degli strumenti di maggiore successo fu la lanterna magica: uno strumento che proiettava immagini dipinte su lastre di vetro su uno schermo. L’oggetto fu uno dei ritrovati tecnologici che permisero, anni dopo, la nascita del proiettore cinematografico.

Dickens vide la lanterna magica da giovane e ne rimase affascinato. Era per lui uno strumento di immaginazione e suggestione. Gli spettacoli di questa forma di pre-cinema si basavano spesso su opere letterarie. Essendo ben conosciute dal pubblico potevano essere ridotte facilmente in poche diapositive narrate da un imbonitore. 

Nel 1863 al Royal Polytechnic si presentò per la prima volta l’illusione ottica nota come il Fantasma di Pepper. Era una tecnica utilizzata a teatro per fare apparire visioni o fantasmi in scena. Il meccanismo è semplice e geniale: un attore è sotto il palco non visto dal pubblico, su di lui viene puntata una luce che si rifletteva su una lastra di vetro posta sul palcoscenico creando così un ologramma volante. L’effetto colpì molto gli spettatori, tra cui il principe Albert, figlio della Regina Vittoria. Lo spettacolo con cui venne inaugurata la tecnica non fu altro che la rappresentazione de Il patto col fantasma, tratto dall’opera di Charles Dickens. 

Lo scrittore amava molto gli elementi soprannaturali, che incidentalmente funzionavano molto bene per creare stupore nelle proiezioni con la lanterna magica.

Dickens fu adattato da sempre, anche all’inizio della sua carriera. I suoi romanzi a puntate venivano spesso “piratati” e messi in scena a teatro,  spesso anche prima della fine della loro pubblicazione. Ma lo scrittore era il primo a mettersi in gioco in lunghi tour di letture delle sue storie. In quelle occasioni non era raro che Dickens stesso semplificasse le trame, rendendole così traducibili in proiezioni con lanterne magiche.

Opere come il Canto di Natale hanno pochi set, molto riconoscibili, che permettevano un grande risparmio scenografico. Quando arrivò il cinema, i primi film presero ispirazione dalle illustrazioni dei suoi libri, così dettagliate da essere dei primitivi “storyboard”.

Nei primi anni del cinema la produzione si divideva in attualità (con vedute della realtà) e film di narrazione. Queste ultime erano molto amate dal pubblico, soprattutto dai bambini, perché erano luogo di sperimentazioni visive. Tramite il montaggio si sperimentavano i primi effetti speciali come jump cut che facevano sparire oggetti o personaggi. La doppia esposizione inoltre era perfetta per imprimere su pellicola i fantasmi.

Il Canto di Natale venne quindi adattato prestissimo, nel 1901 con Scrooge or, Marley's Ghost diretto da Walter R. Booth e prodotto da Robert W. Paul. La messa in scena è ovviamente semplice, non ci sono movimenti di macchina. Tutto ruota intorno alle visioni (che stupore che avranno generato all’epoca!), condensate in 5 minuti di durata. C’è tutto Dickens, e un bel po’ di gusto cinematografico dell’intrattenimento. Era impossibile ricreare tutto ciò a teatro. 

Nel 1903 Nicholas Nickleby ricevette un adattamento di tre minuti dal regista Alf Collins. Molta azione, camera fissa e nessun taglio. 

Nel 1909 la penna di Dickens finisce sui fotogrammi di Griffith per l’adattamento di The Cricket on the Hearth (Il grillo del focolare). Il film dura una bobina (10 minuti circa) ma lo stile è ben più elaborato dei precedenti. Le inquadrature sono piene, il montaggio crea una sequenzialità tra gli eventi. Griffith in questo film si libera della venerazione verso il libro e inizia a sperimentare il suo stile e le innovazioni di regia.

Nel 1910 arrivò sugli schermi una nuova versione del Canto di natale, diretta da J. Searle Dawley e commissionata da Edison.

Nel 1913 gli spettatori assistettero aDavid Copperfield, diretto da Thomas Bentley. Il film fu uno dei primi lungometraggi prodotti in Inghilterra da Cecil Hepworth. Bentley era un attore e regista dickensiano che adattò altre sei volte lo scrittore. Barnaby Rudge, del 1915 era uno dei film dal budget più elevato in quegli anni, oggi andato perduto. Quello che si può vedere dai documenti di lavorazione sono importanti set della Londra del diciottesimo secolo ricostruiti nella cittadina di Walton-on-Thames.

Bentley realizzò anche il primo film inglese sonoro: The Old Curiosity Shop (La bottega dell’antiquario) nel 1934. In quegli anni la figura di Dickens si stava rivalutando grazie alla critica letteraria, che rigettava le accuse che lo facevano eccessivamente popolare e melodrammatico. Anche Eisenstein e Orwell amarono molto Dickens e ne supportarono la sua visione.

L’origine del cinema è strettamente intrecciata con i racconti popolari e le brevi storie morali. Ma quella che spesso sembra come una relazione a senso unico, di uno scrittore che ha dato tanto al cinema, forse aveva anche una direzione inversa. Dickens non rimase indifferente alla forza delle immagini della lanterna magica, ai primi esperimenti di illusioni ottiche, e tutto questo entrò nella sua fantasia, segnando con forza la sua prosa. Egli morì troppo presto, nel 1870, prima di vedere il cinema nella sua forma più completa. Ma è come se quel sottile legame, fatto di trame appassionanti per tutti e immagini chiare e d’effetto, fosse già presente e abbia aiutato la nascita della narrativa popolare per immagini in movimento.

Fonte: BFI, Youtube

Continua a leggere su BadTaste