L'indie è morto, viva l'indie!
Riflessioni varie ed eventuali sul concetto di indie
Mai come ora, in realtà, e proprio perché ora quei confini sono diventati nebulosi, si avverte l'esigenza di problematizzare la definizione di indie, di catturarne l'evoluzione e la complessità. Nel sentire comune, l'indie risponde ad alcune caratteristiche specifiche: piccoli team, libertà creativa, sperimentazione, investimenti contenuti. C'è una bella differenza, tuttavia, tra sentire comune e realtà dei fatti. Non perché non ci sia del vero in quelle caratteristiche, ma perché la realtà è un concetto fluido e mutevole. L'indie di oggi non è l'indie di ieri.
Nella tesi di Nosenzo la scena indipendente viene analizzata dal punto di vista produttivo, tematico ed estetico, a partire anche da un confronto con l'industria del cinema e della musica. Ne emerge un percorso in cui indie e mainstream finiscono per incontrarsi, in cui l'indie diviene il nuovo mainstream, in cui l'assimilazione è infine compiuta. Journey è un gioco indie ma è stato finanziato da Sony. Minecraft nasce come indie ma poi Mojang viene acquisita da Microsoft. In quest'ultimo caso, basta fare una ricerca in rete per trovare da più parti critici e giocatori che si chiedono se il gioca possa ancora definirsi indipendente.
"ormai la nozione di indipendente viene intesa dal pubblico di massa solamente per quanto riguarda l'aspetto visivo"[caption id="attachment_150480" align="aligncenter" width="600"] Child of Light è solo estetica indie?[/caption]
In questo scenario ingarbugliato il lavoro di Nosenzo acquista particolare rilevanza. Attraverso un vasto corpus di testi analizzati, Nosenzo identifica uno stile indipendente – lo stesso di cui parla Jesper Juul – e ne definisce correnti estetiche: ricorso alla pixel art, rivisitazione del passato, astrazione, minimalismo. L'indie game si fa anche portavoce di nuove forme di storytelling e narrazione. La tesi ha il pregio non indifferente di inquadrare il fenomeno in maniera puntuale, di fornire una panoramica ricca ed esaustiva sul tema, pur nella consapevolezza che si tratta di un ambito in costante mutazione e ontologicamente sfuggente. Non ha senso cercare di definire e catalogare la produzione indipendente, afferma Simon Bart, ma tentare di farlo può fornire utili basi per la ricerca in questo campo, dimostra Nosenzo. Di indie, in ambito videoludico, si parla quotidianamente. Tanto vale rimboccarsi le maniche e cercare di fare più chiarezza possibile.