L'incredibile storia dell'Isola delle Rose: cosa c’è di vero e cosa è inventato?
L'incredibile storia dell'Isola delle Rose è tratto dalla storia vera di Giorgio Rosa. Ma cosa è veramente accaduto e cosa è romanzato?
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La storia vera
Tutto inizia nel 1958, quando Giorgio Rosa, ingegnere residente a Bologna, inizia a sviluppare l’idea di creare una struttura in mezzo all’acqua. Era un giovane da poco laureato (nel 1950) che aveva dato il via a un'innovativa società per l'iniezione del cemento. Stava perfezionando delle tecniche innovative di sviluppo edilizio in mare e aveva in mente l'ambizioso progetto di una struttura costruita al largo.
La sua mente brillante lo portò a fare di necessità virtù. Alcuni macchinari per la lavorazione furono creati riciclando altri componenti, come un motore di una Fiat 500. Il nuovo progetto procedeva spedito e in poco tempo però l’Isola delle Rose venne notata dalle autorità. Nel 1966 iniziarono i primi problemi: la capitaneria di porto di Rimini iniziò a porre i primi dubbi. Sosteneva infatti che la zona fosse stata concessa all’ENI per trivellazioni e, siccome le nuove autorizzazioni non erano state accettate, il tutto andava rimosso.
Mentre si dipanava la controversia, Rosa andò avanti con i lavori e completò la base in cemento nel 1967, rendendo vivibile il luogo. Gradualmente la piattaforma, chiamata dalla stampa con disprezzo “isola d’acciaio”, iniziò a ospitare i primi abitanti.
Il naufrago e l'organizzatore
W.R Newmann, visto nel film, era in realtà un organizzatore di gare di sci nautico e ricoprì il ruolo di ambasciatore dell’isola accogliendo la stampa straniera e occupandosi delle successive richieste di cittadinanza.
La storia è così assurda da sembrare un’esagerazione cinematografica. Invece Pietro Bernardini fu veramente un naufrago salvatosi raggiungendo l’Isola delle Rose, non che il primo vero abitante. Egli prese in affitto la piattaforma per un anno e, quando le autorità si opposero chiudendo gli accessi, rimase “prigioniero” a bordo di essa.
Torniamo però indietro di qualche anno.
I piani di Giorgio Rosa erano inizialmente ambiziosi: aveva collocato quello che sarebbe diventato il "suo stato" a 11 km dalla costa e 500 metri fuori dal confine delle acque nazionali al largo di Rimini. La struttura si basava su 9 piloni conficcati a 12 metri di profondità nell’acqua. La parte abitabile aveva una superficie di 400 metri quadrati. Nel progetto iniziale l’isola sarebbe dovuta crescere di 4 piani (la versione che vediamo nel film è simile a quella nella realtà: se vi ha dato l’impressione di un edificio non finito è corretta). Si era inoltre appropriato di 64 chilometri quadrati di mare come acque territoriali di confine.
Indipendenza dell'Isola delle Rose
Il primo maggio del 1968 dichiarò l’indipendenza dell’Isola delle Rose, che già accoglieva gente, ma la stampa non diede grande risalto alla notizia se non due mesi dopo.
In quegli anni la costa riminese viveva un boom di turismo. La bizzarra trovata contribuiva in piccola parte ad attirare turismo che diventava fonte di reddito. Non era per tanto vista con disprezzo. L'unica preoccupazione per gli abitanti del posto era di una possibile concorrenza nelle attività balneari senza il pagamento delle tasse.
Nel film vediamo che gli agenti offrono al protagonista la possibilità di gestire due bagni a suo piacimento. Non è dato sapere se abbiano effettivamente fatto la proposta. Sappiamo invece che Rosa ricevette numerose proposte di acquisto del luogo, tutte rifiutate.
Dalla dichiarazione di indipendenza in poi l’Isola ebbe chiara la propria identità. Come visto nel film gli abitanti crearono una propria costituzione, con un governo interno e una bandiera. Ci fu anche il progetto di stampare moneta (il Milo), mai realizzato in concreto. La lingua ufficiale era l’esperanto, e l’inno nazionale era L'olandese volante di Wagner. Si produssero anche dei francobolli, dal momento che la corrispondenza con “l’estero” aveva un grande valore negli equilibri della micro società.
La guerra con lo stato
Sebbene i giornali esteri osservarono con attenzione gli avvenimenti (grazie a Newmann), lo scontro diretto fu tra Rosa e lo stato italiano. Non ci sono testimonianze di un viaggio di Rosa a Strasburgo, nonostante sia testimoniato l'interesse dello stesso a presentare un ricorso al Consiglio d’Europa.
Nel film vediamo politici veri. Il presidente del Consiglio Giovanni Leone interpretato da Luca Zingaretti e Franco Restivo (Fabrizio Bentivoglio) ministro dell’interno. Nella vicenda entrò anche l’allora Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. Il 26 giugno del 1968 le forze dell’ordine occuparono l’isola dopo che, nell’agosto di quell’anno, il Ministero della Marina aveva comunicato l’ordine di smantellamento.
Stava infatti sorgendo del malumore nel governo. L’isola indipendente era vista come una minaccia per svariate ragioni. Si temeva che, dietro alla costruzione, ci fosse la mano di una minaccia straniera. L’indipendenza permetteva inoltre di ospitare attività turistiche senza pagare le tasse del litorale. La sua natura di night club, con bar, musica e negozi di souvenir spaventò realmente le forze dell’ordine. Il sospetto di bisca clandestina, mostrato nel film, ci fu anche nella realtà.
L'Isola delle Rose e il Presidente della Repubblica
Rosa reagì alle pressioni della capitaneria inviando un telegramma al Presidente Saragat, chiedendogli un colloquio. Il 26 giugno le forze dell’ordine occupano l’isola (senza esplodere colpi di cannone. A differenza di come raccontato nel film questo processo richiese giorni). Il corriere della sera dell’11 luglio 1968 riporta la diffida dell’ingegnere contro l’autorità portuale di Rimini che aveva occupato il luogo. La contromossa di Rosa fu quella di porre l’accento sulle questioni di sicurezza che proprio la capitaneria aveva sollevato in passato. L’isola era pericolosa per la navigazione, fu per questo messa in sicurezza durante i primi lavori.
A seguito dell' invasione e conseguente occupazione del libero territorio di Insulo de la rozoj da parte delle forze armate italiane, essendo a me progettista e direttore dei lavori di detta opera impedito di accedere e di fare eseguire la manutenzione ordinaria, a tutela del mio buon nome a far tempo dal 25 giugno 1968, declino ogni e qualsiasi responsabilità in merito: a) alla conservazione e sicurezza delle strutture la cui protezione catodica è stata messa fuori uso e la cui riverniciatura era indilazionabile. B) all'efficienza dei macchinari che vengono sfruttati da incompetenti e danneggiati quando non sono addirittura resi inservibili. C) al funzionamento dei segnali per la navigazione che non vengono mantenuti in essere.
Insomma, dopo avere affrontato la questione dell’esistenza giuridica, ed aver visto respinta la richiesta, Rosa rispose agli attacchi per riprendersi l’isola, adducendo motivazioni di manutenzione e di sicurezza.
La regata verso l’Isola delle Rose
Il tentativo non andò a buon fine. Il 29 giugno tentarono di forzare il blocco sfruttando la regata internazionale che si svolgeva in quelle acque. In quei giorni l’unico che era restato sull’Isola delle Rose era proprio il "primo" cittadino Pietro Bernardini. Gli i amici e i giornalisti gli portavano cibo, ma non poteva allontanarsi dal luogo sotto sequestro.
I giornali raccontano che, proprio come nel film, l’ingegnere Rosa arrivò in motoscafo da cui si staccò una seconda imbarcazione che cercò di raggiungere la piattaforma. Il tentativo fallì a 50 metri dall’isola, contrariamente a quanto mostrato.
Pietro Bernardini si buttò in acqua cercando di raggiungere i compagni. Rosa quel giorno era appena tornato da Roma dove però non era riuscito a incontrare le autorità politiche se non un funzionario che non gli aveva fornito “spiegazioni soddisfacenti”.
La demolizione dell' Isola delle Rose fu graduale. Ci fu una resistenza anche da parte dei cittadini che raccolsero 184 firme contro la demolizione. I lavori di smantellamento iniziarono a novembre e finirono il 26 febbraio 1969. Gli esplosivi furono utilizzati solo per i pilastri di cemento e acciaio, mentre il resto venne trasportato via. In una giornata di mare mosso anche gli ultimi resti si inabissarono nell’acqua, dove restano tutt’ora.
Rosa morì nel 2017. Ha dichiarato alla stampa che, in tutto, l’Isola delle Rose gli costò 30 milioni di lire e che riuscì a guadagnarci.
Sydney Sibilia presenta il protagonista Giorgio come geniale e animato dal desiderio di fare colpo su Gabriella. In realtà i due erano già sposati da tempo al momento della costruzione e avevano già un figlio nato nel ’61.
Rosa non costruì l’Isola per lei. Ma la costruì con lei, sempre al suo fianco. Era l’unico modo possibile per stare con lui durante le fasi più intense dei lavori, dirà successivamente Gabriella raccontando di quegli anni pieni di speranza e voglia di libertà.
Fonti: Archivio Corriere della Sera, Paesifantasma, Il Post, L'Isola delle Rose - Documentario